Chiese Cristiane di Dio

[001]

 

 

Gli Eletti come Elohim [001]

Le Dottrine Originali della Chiesa e l’Avvento della Trinità

 

(Edizione 1.3 19940311- 19990322)

Questo documento analizza la molteplicità di elohim nella Natura Divina e la questione degli eletti che sono destinati a diventare elohim. La possibilità di diventare elohim o theoi era contemplata dalla chiesa antica. Questo documento è legato a testi, come La Divinità di Cristo, Il Dio che Adoriamo ed altri ancora, che fanno parte della serie sullo Spirito Santo.

 

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Gli Eletti come Elohim [001]

Nel terzo e nel quarto secolo, la Chiesa adottò un cambiamento nelle dottrine, dalla posizione secondo cui l’eletto sarebbe esistito come elohim o theoi, che rappresentava la posizione sostenuta da Giovanni 10:34-35 da Salmi 82:6, ed era l’interpretazione originale della Chiesa. La posizione originale è spiegata in modo dettagliato nel lavoro Il Dio Rivelato. Questo documento esprime la preoccupazione per i contenuti della Bibbia e per il piano evidenziato da questo testo. Avendo stabilito lo schema biblico, verrà confrontato, per accuratezza, con quello impostato dagli scrittori della Chiesa antica. I problemi e l’assunzione di alcune parole, sono sottolineati in Il Dio Rivelato. La maggior parte dei Dizionari Ebreo-Inglese riportano un molteplice utilizzo delle parole. Infatti, i nomi attribuiti alla Natura Divina derivano da questi dizionari e sono spiegati da un sistema trinitario. Un simile modello richiede una spiegazione dei testi in un contesto che non renda assurda la dottrina della Trinità. Perciò, alcuni come i Francesi Driver e Briggs o il più conosciuto Gesenius (l’aggiornamento di Robinson, tr. Brown, Driver e Briggs) vengono interpretati per spiegare i vasti significati dei termini utilizzati per la divinità e per l’Esercito in un modello di sviluppo religioso. Gli Studi Religiosi tentano anche di spiegare il contesto dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento in modo simile. Tale accordo si adatta sia ai Trinitari che agli agnostici. Si adatta ai primi, poiché la premessa che adottarono sosteneva che la forma finale della struttura non veniva sviluppata fino al Consiglio di Calcedonia (451 d.C.) ed era usata la metafisica Greca; si adatta ai secondi poiché il concetto di un Dio vivente che scrive una Bibbia per ispirazione è in disaccordo con la natura sincretica dei loro studi. La nostra preoccupazione è rivolta verso le reali parole dei testi.

Le parole che sono normalmente utilizzate per la natura divina, nelle società Israelite e non, vengono anche usate per gli uomini. Ciò deriva da una concezione del mondo mediorientale, che dava la possibilità all’esercito celeste di interagire con gli uomini. L’utilizzo delle parole Eloha, elohim, el, elim (eliym) etc., e quelle equivalenti in Ebreo, Caldeo ed Aramaico, è esaminato in Il Dio Rivelato. Gli esempi in cui la parola Eloah (o Elahh) è usata al singolare per far riferimento al concetto di un dio differente dall’Eloah, viene esaminato in 2Cronache 32:15; Daniele 11:37-39; Abacuc 1:11. L’Eloah non ha mai l’articolo benchè Abacuc 1:11 lo definisce utilizzando un suffisso ed è così anche in Salmi 114:7 (vedi Theological Wordbook of the Old Testament, ed. Harris, Moody, Chicago, 1980, p.93). Anche in questo documento emergono le stesse preoccupazioni. Per esempio i testi che parlano dell’El (SHD 410), in Brown-Driver-Briggs-Gesenius, mostrano che la parola significa dio, ma è applicata anche a livelli inferiori per esprimere l’idea di potere e viene utilizzata per uomini potenti o per l’alta società.

Allo stesso modo, si spiega che l’elohim (SHD 430), pagina 43, rappresenta sia molti esseri facendo riferimento ai governatori o ai giudici, sia un rappresentante divino in luogo sacro o riflesso della maestà e della potenza divina. Così il termine viene usato per indicare sia gli uomini che l’Esecito degli angeli. I testi biblici mostrano che la spiegazione secondo cui l’elohim riflette la maestà divina, rappresenta una giusta interpretazione della terminologia Biblica. Dunque questo nome ha l’autorità che venne conferita da Dio. I Trinitari si opposero a questa spiegazione.

Ci sono molti lavori dei trinitari che tentano di ampliare i concetti della Bibbia, sviluppandoli come una struttura nata dalla Trinità. Acuni buoni esempi ci sono dati da Karen Armstrong A History of God, Heinemann, Londra, 1993, e C. M. LaCugna DIO PER NOI: La Trinità e la vita Cristiana, Queriniana, Brescia, 1997. LaCugna ammette (Enc. Of Religion, art. Trinity) che l’Antico Testamento ed il Nuovo Testamento non hanno le basi per sostenere la Trinità. Un classico lavoro a cui ci riferiamo in questo caso è Yahweh and the Gods of Canaan, di F. Albright, Londra, 1968. G.R. Driver sviluppa il concetto di mito nel suo Canaanite Myths and Legends, Edimburgo, 1956. R.L. Fox và anche oltre in questo argomento nel The Unauthorised Version: Truthand Fiction in The Bible, Londra, 1991. L’approccio trinitario fondamentalista ha alterato le traduzioni dei testi biblici per mascherare i concetti e negare la pluralità della parola elohim. Joshua 22:22 ne è un esempio. Il testo in RSV è il seguente:

Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore!

Mark S. Smith nel The Early History of God, Harper, San Francisco, 1990, a pagina 8 considera il testo in Ebreo come: ‘el’ elohim yhwh ‘el’elohim yhwh o Il Dio degli dei è yhwh, Il Dio degli dei è yhwh. Dunque El di Elohim significa capo di una moltitudine. Smith difende il testo per mostrare l’assimilazione nell’Ebraico della parola el e lo sviluppo in un nome comune che significa dio. Smith discute dello sviluppo dei concetti in Ebraico, dal tempo dei Cananei, forse dalla Prima Età del Ferro, come mostrato dal corpus Ugaritico, imponendosi il culto di Yahweh (Intr., p. XXVII). Egli afferma che verso la fine della Monarchia, lo Yawehismo monolatra era normale in Israele e stimolò un graduale sviluppo del Monoteismo (ibid.). Smith ammette che alcune pratiche sono state importate nella religione d’Israele. Egli afferma che alcune pratiche considerate sincretiche, sono l’eredità dell’antica religione in Israele (ibid., p. XXXI), forse anche della base linguistica dei Cananei che fondamentalmente è uguale a quella Ebraica. Smith cerca di stabilire delle affermazioni bibliche e di esaminarle in una struttura più ampia. Anche in questo lavoro si tenta di stabilire una struttura biblica per esaminarla più approfonditamente ma arrivando a delle conclusioni differenti da quelle di Smith. Anche nei documenti sul Misticismo si tenterà di condurre un’analisi su quest’argomento. Questa struttura non deve essere creata secondo pregiudizi sociologici. Deve essere ristrutturata fedelmente considerando che i testi biblici intendono ciò che dicono. I pregiudizi dei Trinitari interferiscono in questo processo. I Manoscritti del Mar Morto, gli Ugarit ed i testi del Nag Hammadi hanno dato una luce importante alla comprensione del significato dei testi biblici al tempo di Cristo. Ci si riferisce a questi testi poiché necessari.

Ciò che è importante è che nessuno studioso con una certa serietà negherebbe che la Bibbia al tempo di Cristo, sia stata interpretata per far riferimento ad un Concilio di Elohim o Elim, o al fatto che il termine va ben al di là del concetto di dualità o Trinità. Un’opera significativa su questo argomento è The Psalms: Their Origin and Meaning di Leopold Sabourin S. J., Alba House, NY, Versione rivisitata ed aggiornata (post 1974). Nel suo lavoro egli dimostra il concetto di Concilio di Elohim. A pagina 398 f, Sabourin elenca i modi in cui viene utilizzata la parola Elohim, ma evita di darne il significato. Dalle pagine 72-74, egli si rivolge a Salmi 86:8-10; 95:3; 96:4; 135:5. I Bene Elim sono identificati come i Figli di Dio come i Bene Elyon (Figli dell’Altissimo). Alle pagine 102-104, egli nomina i santi o Coloro che sono Santi (qedosim) da Salmi 89:6-8, angeli di Dio; il termine è usato anche dai fedeli. Questi esseri non terreni sono il Bene Elim o il Bene HaElohim. I Bene HaElohim sono i figli del Dio (dei). Dai commenti di Sabourin e Coppens (ETL,1963, pp.485-500) il nome qedosim indica, nel testo Masoretico, la Corte non terrena dello YHVH, che rappresenta l’elohim (pp.102-103):

Il concetto di consiglio celeste non è puramente letterario, ma è un elemento dell’ordine di vita della fede Israelita (p.75).

I modelli utilizzati per definire Dio sono molti. Sicuramente il significato veniva compreso quando era scritto in Ebraico, Aramaico o Caldeo. Erano molti in numero e comprendevano gli uomini ed il Consiglio che Cristo aveva stabilito sul Sinai. In Esodo 21:6 c’è un riferimento a questi elohim e la parola viene tradotta con giudici.

In Esodo 22:8-9, la parola elohim è tradotta con giudici, dunque con un termine plurale. Tuttavia nel testo Ebraico ci sono due parole, che suonano perfettamente e sono di uso comune, per giudice (i). Esse sono SHD 6414 paliyl ( Es. 21:22; Dt. 32:31) e SHD 8199 shaphat (Nm. 25:5; Dt. 1:16 et seq.). Queste parole venivano usate nello stesso periodo in cui si usava elohim. La differenza tra le due parole doveva portare ad un concetto diverso da giudice. Il concetto, il termine che doveva esprimere, era quello dell’autorità di Dio ed era esteso alla congregazione d’Israele. Il Consiglio di Governo d’Israele era dunque parte dell’Elohim. L’estensione di questa parola a molti esseri era un riflesso del sistema celeste, come si vede in Ebrei 8:5. Il modello fu compreso in modo coerente attraverso l’Antico Testamento e fu applicato altrettanto coerentemente al Nuovo Testamento. Era intenzione di Dio stipulare quest’alleanza; egli avrebbe impresso la legge nel cuore e nella mente dell’uomo che non avrebbe avuto bisogno d’insegnanti (Eb. 8:10).

L’Antico Testamento dimostra i rapporti secondari dell’Elohim e ne indica la portata. Identifica anche l’Angelo di YHVH (il termine si legge Yahovah dall’antica traduzione di Yaho del testo Elefantino; cfr. Pritchard The Ancient Near East: An Antology of Texts and Pictures, 1958, pp. 278-282) ed il suo rapporto con la legge che è fondamentale nel problema della posizione e dell’autorità di Cristo. In Genesi 16:7 avviene la progressiva identificazione dell’Angelo di YHVH ( vedi la nota nella NIV). Egli viene anche identificato dagli esperti come l’Angelo della Presenza (Is. 63:9). Ci sono anche casi di entità multiple che appaiono e a cui ci si riferisce come YHVH. Nell’appendice 32 della Companion Bible (vedi anche App. 31 in cui ci sono quindici punti veramente straordinari ed App. 33 per le revisioni e per l’Introduction to the Hebrew Bible di Ginsburg, pp.318-334 per dettagli) ci sono 134 esempi in cui si cambia la parola YHVH in Adonai (dai Soferim).

L’Angelo appare ad Abramo ed alla sua famiglia. Agar vide l’Angelo (Gn. 16:7); a lui ci si riferiva come: Tu Sei il Dio Che Vede. Egli era un El. L’entità veniva chiamata sia Angelo di Yahovah che Yahovah, Colui che Le Parla – ciò implica la molteplicità. Questo Angelo, che era lo Yahovah appare ad Abramo in Genesi 17; 8:3 (la prima delle 134 modifiche fatte dai Soferim; vedi la Massora ss. 107-115) e Ginsburg, ibid.). I cambiamenti riguardanti questo concetto li ritroviamo in Genesi 18:3 ,27, 30, 32; 19:18; 20:4; Esodo 4:10, 13; 5:22; 15:17; 34:9; Numeri 14:17. L’Elohim fu considerato allo stesso modo e dunque la lista richiede un ampliamento. Ci si riferisce alle tre entità apparse ad Abramo come YHVH, che non distinse ed ai due Angeli che distrussero Sodoma in Genesi 19, chiamati YHVH, anch’essi senza essere distinti. Questo è probabilmente il motivo del cambiamento fatto dai Soferim. La distruzione di Sodoma avvenne tramite l’elohim (Gn. 19:29). Quindi il titolo di Yahovah o YHVH è impiegato in una struttura gerarchica, dallo YHVH degli Eserciti, Dio Altissimo o Eloah, per l’Elohim d’Israele che è un Dio subordinato ai due Angeli che sono a loro volta subordinati all’Elohim. Questo termine rappresenta quindi un’autorità delegata dall’Eloah. L’elohim che era l’Angelo di YHVH apparve anche ad Abimelech in Genesi 20:4 et seq. In Genesi 21:17-30, l’elohim è chiamato Angelo dell’elohim.

In Genesi 23:6, Abramo parla all’elohim. Le parole sono tradotte con principe di Dio ma in realtà sono SHD 5387 nâsîy’ che significa re o sceicco e SHD 430 elohim, quindi re o principe elohim.

Genesi 23:6 "Ascolta noi, piuttosto, signore: tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire la tua defunta nel suo sepolcro". (KJV)

Le parole tradotte con principe di Dio sono in realtà principe degli elohim. Questa traduzione era un po’ scomoda per i Trinitari ed il moderno Giudaismo, quindi vennero tradotte con principe di Dio. Nella Bibbia, Abramo e Mosè furono quindi chiamati elohim.

L’Angelo di YHVH fu chiamato elohim, Yahovah, e Angelo di Yahova nel sacrificio di Isacco in Genesi 22:11-12 (vedi L’interlinear Bible). Questo essere subordinato non era onniscente. Egli apparve in Genesi 24:7, 30-44, 48 e non era l’Eloah.

L’Angelo di YHVH si rivelò a Giacobbe come l’El BethEl o il Dio (El) della casa di Dio, e come il sommo sacerdote della Casa di Dio (Gn. 28:21-22). Questo YHVH, Elohim dei Patriarchi ed El della Casa di Dio, più avanti identifica se stesso come l’Angelo di haElohim o Il Dio (dei) (Gn. 31:11-13). Questo diede ordini a Giacobbe (Gn. 35:1-13). Genesi 35:11e seguenti, usa AbiEl o Dio è Mio padre. Il termine Elohim Abi El Shaddai ha anche il significato di Dio che Adora il Dio Onnipotente (vedi il Dio Rivelato).

Questo Angelo era Penuel o la Faccia di Dio (Gn. 32:24-30). Osea identifica questo Angelo con l’elohim (Os. 12:2-9). Questo Angelo, uno degli elohim, era l’Elohim (o Capitano) delle Schiere (Elohi ha Tseba’avch) chiamato erroneamente Dio degli Eserciti (eliminando l’articolo). Egli era un ‘ach elohim o il Fratello Elohim; questo indica che l’elohim aveva molti legami familiari. Riscontriamo lo stesso significato anche in Amos 9:5 che concorda con Giosuè 5:15. Questo Angelo era il Comandante dell’Esercito o Capitano delle Schiere di Dio. Lo Yahovah è per Sempre è un altro modo con cui veniva chiamato l’Angelo. Il concetto di sigillo o titolo è espresso in Esodo 3:15 (Questo è il Mio Nome per Sempre). Giacobbe vide questo elohim come un Angelo della Redenzione (Gn. 48:15-16).

Questo Angelo di YHVH indirizzò Mosè sulle montagne del Dio (dei) (HaElohim) e si identificò come Elohi di Abramo, Isacco e Giacobbe (Es. 3:1-6, 10-12). Egli è un messaggero e si distingue dall’Eloah, il Dio degli Eserciti o Dio Altissimo. Questo essere era l’Angelo nella Nube in Esodo (Es.13:21; 14:19 (notare i termini equvalenti)) che era lo YHVH che divise le acque (Es. 14:21), lo YHVH nella Colonna di Fuoco e Nuvole (Es. 14:24). Egli viene dunque definito con dei titoli equivalenti. Era lui che diede la legge a Mosè e nominò i settanta anziani di Israele. (es. 24:9-18). Deuteronomio 5:30-33 definisce questa identità YHVH ed egli è il messaggero dello YHVH dell’Esercito. Cristo afferma che nessun uomo lo ha mai visto o ha mai sentito la sua voce (Gv. 5:37; 6:46). Questo Angelo era considerato come la Presenza di Dio dunque come l’Angelo della Presenza. E’ un Dio subordinato, nominato come Elohi di Israele dal suo Dio sopra il suo regno (Sal. 45:6-7; vedi anche Eb. 1:5-13; Rm. 15:16; Ef. 1 – 3). Lo YHVH inviò questo Angelo per portare Israele fuori dall’Egitto (Nm. 20:16) e per guidare fuori gli abitanti di Canaan (Es. 33:2-3). Questo angelo era lo YHVH che parlò faccia a faccia con Mosè (Es. 33:11); egli non li distinse in modo significativo (Es. 33:12-17). Dunque, si sosteneva che la presenza di Dio fosse nell’Angelo, la sua faccia o persona, che è la parola latina per faccia o maschera da cui deriva persona e che limita il significato ed è applicata nella Trinità.

Questo Angelo di YHVH rimase con Israele nel periodo dei Giudici e viene chiamato YHVH (vedi Giudici 6:11 ff). L’Angelo è chiamato Adoni (v.13) e YHVH (v.15) (cambiato dai Soferim), e l’Angelo degli Elohim (v.20). Ci si riferisce a quest’Angelo anche come YHVH Shalowm o Egli Ragione di Pace, quindi egli è il Principe della Pace, il Messia. Gedeone pregò e si sacrificò al Dio e non a questo elohim (Giudici 6:36), tuttavia questo elohim diede la possibilità allo Spirito del Signore di entrare in Gedeone (giudici 6:34).

L’Angelo apparve ai genitori di Sansone e fu chiamato elohim (Giudici 13:19-20). L’Angelo disse di chiamarsi pel’iy (Giudici 2:18), che significa più o meno magnifico, il titolo del Messia (da Is. 9:6). L’Angelo appare nel giorno del Re (2Sm.24:16; 1Cr. 21:12-30). Questo Angelo è il mediatore fra il cielo e la terra, da 1Cronache 21:16. L’Angelo di YHVH era YHVH che parlò attraverso il profeta Gad (v. 18). La versione di Samuele mostra che i due YHVH sono ambedue coinvolti: l’Angelo di YHVH e lo YHVH per cui viene fatto il sacrificio. Lo YHVH diede quindi gli ordini agli Angeli (1 Cr. 21:27). Davide era motivato dalla paura per l’Angelo di YHVH e trasferì il Tempio o la Casa di Dio (1Cr. 22:3).

L’Angelo di YHVH apparve ad Elia e venne chiamato YHVH (1Re 19:5-12). In 2Re 1:3 egli parlò condannando il re, parlò per lo YHVH in 2Re 1:15 che è identificato come YHVH degli Eserciti in 2Re 19:31-32; 2Cronache 32:31. Isaia 37:36 identifica l’Angelo come Elohi di Israele. Questo Angelo di YHVH, Dio intermediario di Israele, la protegge (Sal.34:37).

Il modo rispettoso di riferirsi allo Yahovah ed al suo Superiore, lo Yahovah degli Eserciti, lo ritroviamo in Ezechiele (vedi anche SHD 3068, 3069). Lo Yahova si riferisce alloYahovah degli Eserciti come Yahovih (e.g. Ez. 16:36; 31:10, 15; 36;5; 38:10,14; 39:8 etc.). Il dabar Yahovah o parola di Yahovah è tradotta normalmente in Ezechiekle. Ezechiele 31:1 e seguenti si riferisce al Giardino di Dio (dei) (HaElohim). Adoni Yahovih è usato per questa profezia in Ezechiele 29:8, quindi c’è una distinzione tra la Parola di Dio e l’utilizzo di Adoni Yahovih. Il concetto in ebraico si evolve dalla parola Membra, che fu tradotta con logos nel Nuovo Testamento in Greco.

L’Angelo o la Parola di Dio come il Membra è il Messia. Zaccaria 3:1-9 mostra l’Angelo come Giudice ed è identificato come YHVH e come Angelo di YHVH. Satana rappresenta l’accusatore. L’Angelo ha il potere di giudizio, rappresenta un giudice giusto dei Testamenti ed è l’Elohim di Salmi 82:1 che risiede nella Congregazione dell’El e giudica tra gli elohim. Sono compresi anche i servi dello YHVH. Salmi 110:4 estende il sacerdozio da Aronne a Melchisedek attraverso quest’entità. I MMM mostrano che il Giudaismo attendeva due avventi del Messia (vedi G. Vermes I Manoscritti del Mar Morto, esp. L’Antologia Messianica e la traduzione dei tredici brani dalla sezione XI). Il Messia discendeva da Natan e da Levi (vedi Zc. 12:10; quindi Lc. 3). L’Antologia Messiniaca rivolge la sua attenzione sulle promesse di Levi in Deuteronomio 33:8-11 e 5:28:29. Il testo identifica il profeta di Deuteronomio 18:18-19 come il Messia, così come avviene in Numeri 24:15.17. Il Messia di Aronne ed il Messia di Israele erano la stessa persona secondo Damascus Rule (VII) e secondo il brano non publicato nella sezione IV (Vermes, p. 49). Le Traduzioni del Qumran si riferiscono a Melchisedek come Elohim ed El. Questo nasce dal senso del giudizio finale trasmesso dal dai preti Messiniaci e dal sacerdozio. Isaia 52:7 usa l’elohim nel contesto dell’avvento Messiniaco a Sion (vedi Eb.12:22-23). Egli era identico all’arcangelo Michele ed era il capo dei Figli dei Cieli o I Figli della Giustizia. Dunque alcune sette giudaiche identificano Michele come il Messia (da Dn. 12:1). Questa fu la vecchia dottrina Avventista fino al 1931.

Si suppone anche che il Messia fosse Melchisedek. Tutte e due le ipotesi sono sbagliate. Melchisedek significa Il Mio Re è onesto o Il Mio re è Giusto (giustizia ed onestà sono sinonimi, vedi i Manoscritti del Mar Morto di Vermes). Dove Melchisedek viene considerato come il Messia, c’è un grave problema con l’incarnazione ed il sacrificio. Le teorie Cristiane secondo cui Melchisedek è il Messia, si fondano su una erronea interpretazione dei testi, vedi Ebrei 7:3. I termini senza padre, senza madre e senza genealogia (apator etc.) si riferiscono all’esigenza di trascrivere il registro genealogico di Aronne (Ne. 7:64) per il sacerdozio Levitico. La frase l’inizio dei giorni e la fine della vita si riferisce alla necessità di prestare servizi dall’età di trent’anni all’età di cinquant’anni (Nm. 4:47). Il sommo sacerdote subentra nel giorno della morte del suo predecessore. Per Melchisedek non fu così. Ebrei afferma che egli era un uomo (Eb. 7:4). Egli era fatto come il figlio di Dio (Eb. 7:3) ma non era il figlio di Dio che era un altro sacerdote (Eb. 7:11). Quindi tutti gli eletti possono partecipare al sacerdozio, essendo fatti come il figlio di Dio, eccetto che per il registro genealogico e per l’età, continuando in perpetuo. Possiamo soltanto fare delle ipotesi sull’identità di Melchisedek (vedi il documento Melchisedek [128]). L’Esseno equivocò i testi Messianicamente, come hanno fatto alcuni fondamentalisti moderni. Ebrei sembra essere stato scritto per correggere quest’errore, ma è stato interpretato erroneamente. Il Midrash sostiene che egli era Shem (Rashi) essendo re (melek) di un luogo giusto (tsedek) (Abramo ibn Esdra & Nahmanide). Questo era il luogo in cui sarebbe stato costruito il Tempio per la Presenza Divina, ed il Midrash si riferisce a Gerusalemme in generale, dalle parole la giustizia vi dimorava (Isa 1:21) (ibn Esdra & Nahmanide, vedi Soncino fn. Gn. 14:18).

Ancora più importante, il concetto di un Concilio degli Elohim era assoluto ed innegabile, essendo il giusto significato interpretato dai testi dell’Antico Testamento in riferimento agli elohim. La struttura subordinata degli Elohim è compresa da una parte, ma fraintesa se messa in rapporto a Michele e Melchisedek.

YHVH Sabaoth o YHVH degli Eserciti è il nome di Dio (da Is. 51:15; 54:5; Ger. 10:16; 32:35 e seq.; Amos 4:13; 5:27) che è l’Eloah. Questo essere ha un Figlio, forse dalla lettura dei testi in 1Cronache 22:11 (piuttosto che hayah SHD 1691), come il Figlio di Yehi Yahovah. Da Proverbi 30:4-5 emerge che sicuramente l’Eloah ha un figlio. Quindi, il Figlio dell’Eloah sembra essere l’Elohi di Israele ma non è l’oggetto di preghiera e sacrificio.

Questo Elohim, consacrato dal suo Dio, avendo un trono come elohim (Sal. 45:6-7) risiede nell’Assemblea dell’El e giudica in mezzo agli Elohim (Sal. 82:1). Quindi:

Sorgi, Dio, a giudicare la terra (Sal. 82:8).

Il risultato finale di quest’attività dell’Angelo di YHVH come Elohim raggiunge la famiglia di Davide, poiché il Re d’Israele stava per diventare elohim come l’Angelo di YHVH al comando.

Zaccaria 12:8 8 In quel giorno il SIGNORE farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l'angelo del SIGNORE davanti a loro. (KJV)

Farà da scudo in altri testi è tradotto come al loro comando. Quindi l’Angelo di YHVH era l’elohim a capo della famiglia di Israele. Egli può solo essere il Messia.

Il Nuovo Testamento (Atti 7:38) afferma che era un Angelo apparso sul Sinai, che parlò con Mosè dandogli le leggi (Atti 7:35) ed identifica Cristo come l’Angelo dell’Antico Testamento. Inoltre, il Nuovo Testamento (Eb. 1:8-9 citando Sal. 45:6-7) dimostra la sottomissione e l’obbedienza di Cristo.

Abbiamo osservato che la parola al sigolare utilizzata per Dio Altissimo è la parola Eloah. E’ la parola per definire Dio il Padre e non viene mai utilizzata in riferimento a Cristo. Elohim è la parola generica utilizzata per riferirsi all’Esercito che opera sotto l’autorità di Dio.

L’Elohim agisce da Concilio nell’Esercito e nel genere umano. La posizione presa dai Trinitari, secondo cui il Concilio è quello dei magistrati in Gerusalemme, rappresenta una supposizione proveniente dai commenti in Esodo. Nel primo secolo, con il termine Elohim o Theoi si faceva riferimento al genere umano ed a Mosè, come confermano Philo e Flavio Giuseppe. La posizione Cristiana era spiegata da Ireneo e fu compresa a fondo dagli studiosi moderni. Per esempio, Gregg e Groh si riferiscono ad Ireneo che disse:

Nelle scritture, nessuno è chiamato Dio, ad eccezione del Padre di tutto e del Figlio, e di coloro che possiedono l’adozione (Early Arianism – A view of Salvation,, Fortress Press, Philadelphia, 1981, p. 68).

Ireneo utilizzò il termine Greco Theoi che in Ebraico corrispondeva a elohim. Recenti supposizioni dicono che secondo questa affermazione, l’Esercito degli angeli non era compreso in questo termine.

In pratica, si sostiene che fosse inferiore al genere umano (da un’erronea interpretazione di 1Cor. 6.3 che si riferisce unicamente all’Esercito caduto) o che non possedesse l’adozione, che non era necessaria. L’Esercito caduto aveva la possibilità di pentirsi secondo gli antichi teologi (quest’argomento viene sviluppato più a fondo nell’opera il Dio Rivelato).

Alcune ricerche recenti dimostrano che il Giudaismo riconosce una dualità nella Natura Divina – un Dio supremo ed un altro Dio subordinato – fino al Medioevo (vedi Peter Hayman Monotheism: A Misused Word In Jewish Studies? JJS 42 (1991), 1-15; Margaret Barker The Great Angel: A Study of Israel’s Second God, SPCK, Londra, 1992; ed anche Hurtado con One God, One Lord: Early Christian Devotion and Ancient Jewish Monotheism, Fortress/SCM; il suo articolo nel Dictinary of Jesus and the Gospels (eds. Green McKnight e Marshall Inter-Varsity Press, 1992); ed il suo non publicato What do we mean by "First-Century Monotheism"? (documenti di ricerca dell’Università di Manitoba). Il Theological Wordbook dell’Antico Testamento (93c) rifiuta le origini dell’Elah, il nome biblico in aramaico di Dio, poiché è derivato da due Dei, El e Ah (abbreviato Ahyeh o "Io saro" come suggerito da Feigin (JNES 3:259)). C’è il lieve dubbio che l’entità Eloah sia il Dio Altissimo e che le due entità Israelite coinvolgano forme superiori e subordinate.

Quando ci si riferisce al Dio Altissimo con Egli, si fa una distinzione con il subordinato YHVH con l’epiteto YHVH degli Eserciti, o l’Elyon, la nomina Altissima. Smith (loc. cit.) sviluppa il concetto di Dio. Egli contestò il fatto che il vero Dio di Israele fosse l’El, poiché El non era un nome Yahwistico. Quindi El era il capo originario e Dio del popolo chiamato Israele. Smith trova sostegno in Genesi 49:24-25 che separa i nomi El e YHVH nel verso 18. Anche Deuteronomio 32:8-9 descrive lo YHVH nel ruolo di uno dei figli di El, qui chiamato Elion.

Quando l’Altissimo (elyon) diede alle nazioni la loro eredità, quando [E]gli separò gli uomini, fissò i confini dei popoli secondo il numero degli esseri divini. Poiché la parte di Yahweh è il suo popolo, Giacobbe la sua eredità assegnata (Smith, p.7).

Socino traduce i Testi Masoretici ™ in base al numero dei figli di Israele. Dunque il legame è ristretto alle dodici tribù ed ai territori Cananei, ma solo secondo il rabbino Rashbam.

I TM citano bene yisrael dove la versione del vecchio Testamento dei settanta (LXX) cita aggelon theou ed il Qumran bny ‘ilhym [o bene eliym] (cfr. Smith, n. 37 anche Meyer, e Skehan BASOR 136 (1954): 12-15 (cfr. la prima epistola di Clemente, usando aggelon theou), ed il testo di Ben Sira 17:17, che riflette la successiva esagesi in Dt. 32:8, implicano un governatore divino per ogni nazione). Dunque i testi antichi che sostengono queste teorie e quelle masoretiche, sembra che siano stati alterati in tempi più antichi. La RSV utilizza questo punto di vista e traduce il testo con Figli di Dio.

L’assegnazione delle nazioni in base al numero dei Figli di Dio o Elohim/eliym dimostra ulteriormente il loro grande numero. Invece di sostenere il dissenso per una struttura che si sviluppa, sostiene un’ampia struttura camuffata dal Giudaismo farisaico, senza contestazioni da parte dei Trinitari.

Smith stesso dice:

Cosi come ci sono scarse prove che l’El sia un Dio israelita diviso dagli altri nell’era dei Giudici, così Asera è indicata semplicemente come una dea israelita divisa dalle altre, in questo periodo. Questi argomenti…riposano in Giudici 6, dove lei viene chiamata Baal.

Gli studiosi non apprezzano pienamente la comprensione locale dell’estensione dell’elim. La teoria d’integrazione sincretica viene utilizzata per spiegare i titoli e le gerarchie. Tuttavia non ci fu una gran confusione tra le nazioni come alcuni studiosi potevano pensare. L’affermazione secondo cui l’eletto era l’elohim viene considerata come un fatto nell’Epic of Gilgameshi dove Noè (Uta-Napishtim) è nominato come uno degli elim o elohim (vedi New larousse Encyclopedia of Mithology, cap. Assyro-Babilonian Mythology, Hamlyn, 1984, p.63).

Il cosiddetto Yahweh (o più correttamente Yahovah) a cui ci si riferisce sopra, da Deuteronomio 32:8-9, è lo Yahovah subordinato d’Israele posto, in Israele, nazione chiave della restaurazione. Le assegnazioni delle nazioni in base al numero di esseri divini erano più di trenta, poiché c’erano circa settanta nazioni o lingue. Dunque, si poteva dedurre che in tutto il Consiglio dell’Elohim ci fossero settanta elohim divini.

Il Sinedrio o il Consiglio degli Anziani stabilito sul Sinai era un esempio di quest’ordine esteso. In Daniele 10:13 (cfr. Dt.32:18) si può notare che i sorveglianti della nazione o elim resistettero a Dio ed allo YHVH di Israele. Quindi, il Concilio esteso, deve aver avuto un gran numero di Elohim che si ribellarono. Queste entità devono essere rimpiazzate dal grado di eletti, ad iniziare dalla prima resurrezione.

Harvey (in Jesus and the Constraints of History, nel Cap. The Constraint of Monotheism, Westminster Press, Philadelphia, 1982) osserva che il titolo onorifico è utilizzato per descrivere delle figure differenti da Dio. Ci sono dei riferimenti a Mosè come "divino", oppure come Theios in Flavio Giuseppe (Dell’antichità dei Giudei 3:180; 8:34,187; 10:35) ed anche in Philo (e. g. Vita Moses 1:158). Harvey considera la parola divino riferita a Mosè, come un fenomeno linguistico che non identifica l’unica divinità che è Dio.

Tuttavia, nessun commentatore considera che fu Dio, a nominare Mosè come Elohim ed a metterlo in Egitto come Elohim con Aronne come suo profeta. Questi termini sono utilizzati solamente dall’azione divina, ma è dimostrato che la delega avviene dal Dio Altissimo all’angelo della Presenza ed anche a Mosè, che rappresentava la prima prova biblica specifica sul nostro grado di Elohim esteso all’uomo da un diretto ordine di Dio. (vedi Es. 4:16; 7:1). Dove il grado di Elohim non poteva essere delegato per ordine dell’Eloah, allora Dio Stesso avrebbe costretto il Faraone a violare il primo comandamento, facendo di Mosè l’Elohim del Faraone. Dunque il Faraone avrebbe avuto un altro Elohim prima di Dio, anche se i comandamenti non intendono proprio questo. Per quanto riguarda la nomina, Dio voleva dimostrare che il termine avanti o accanto significano al posto di o senza la delega e l’autorità di. Dio poteva quindi nominare l’Elohim subordinato di Israele in Salmi 45:7 senza influenzare il senso e l’autorità del primo comandamento. Si sostiene che l’utilizzo della parola Elohim per i magistrati, come giudici in Gerusalemme, implichi che il termine come Dio si riferisca, per questo motivo, alle tre ipostasi reali. Un’ipotesi così assurda sembra rovesciare il pensiero contenuto nell’Antico Testamento.

Il Termine Elohim era utilizzato sia per l’Esercito degli angeli che per coloro che avevano autorità nel sacerdozio, come Mosè, per dimostrare che il Grado di Elohim e l’unicità di Dio e della sua natura, si sarebbero ampliati per abbracciare il genere umano. Se fosse il contrario, allora tutto il sacerdozio sarebbe stato coinvolto nella blasfemia, in base alle vicende.

Il termine elohim è una parola plurale che è utilizzata per far riferimento all’Esercito degli angeli, o a Dio che agisce attraverso l’Esercito degli angeli. Proprio questo dimostra che il termine elohim è plurale poiché estende il concetto e l’autorità di Dio ad una struttura subordinata. In Genesi 35:7 il termine elohim ha il verbo al plurale, ma è tradotto Dio fu rivelato invece di Gli Dei furono rivelati. Socino nota che:

L’Elohim che descrive Dio sotto l’aspetto di Signoria, può essere utilizzato al plurale; ma nessun’altra parola che significa Dio è usata così.

Socino fa notare che l’autorità rabbinica, Abraham ibn Esdra, pensava che questo testo si riferisse agli angeli. Questo testo può essere sviluppato per dimostrare il suo riferimento all’Angelo della Presenza o Messia. L’aspetto significativo è che la logica di utilizzo di elohim, qui sembra estendersi all’Esercito degli angeli. Quindi, l’estensione della possibilità di diventare elohim per l’Esercito, era sostenuta nel Giudaismo. L’estensione agli eletti, iniziò biblicamente almeno dal tempo di Mosè.

Il riferimento, fatto dai Trinitari, ad Isaia 44:8 per dimostrare che YHVH è un Elohim, è semplicemente falso. Isaia 44:6-8 afferma:

Così dice lo Jehovah, il re d’Israele, il suo redentore, lo Jehovah degli eserciti: "Io sono il primo e io l'ultimo; fuori di me non vi sono dei…C'è forse un Dio fuori di me o una roccia che io non conosca?". (Interlinear)

Si afferma che Yahovah (o non correttamente Jehovah) sia uno, ma il testo parla di due entità: lo Yahovah Re d’Israele e lo Yahovah degli Eserciti. Lo Yahovah Re d’Israele parla allo Yahovah degli Eserciti. Green ha tradotto il testo inserendo e al posto di suo redentore per farli sembrare tutti e due lo stesso essere. Alla stessa maniera ha tradotto la parola biladay (SHD 1107) con fuori di me in Isaia 44:6 e Isaia 44:8. Tuttavia il significato della parola beside è quello raggiunto in questo testo.

Isaia 44:8 riconosce in modo chiaro quella entità che parla, specialmente lo YHVH degli Eserciti, come l’Eloah. Eloah è una parola singolare che si riferisce unicamente a Dio il Padre o Dio degli Eserciti. Da Proverbi 30:4-5, sappiamo che questo Eloah è Dio il Padre ed Egli ha un Figlio di cui si predica nel rapporto del Suo Antico Testamento con Israele. Il Giudaismo, l’Islam e la Cristianità biblica adorano questa entità come Unico Dio Supremo. Lo Yahovah d’Israele viene descritto, dall’alto, come l’Angelo della Presenza che è il Messia. Il testo dimostra che qui ci sono due YHVH, lo YHVH subordinato d’Israele che proclama la supremazia dello YHVH degli Eserciti. Questo YHVH degli Eserciti è l’Eloah, al di la del quale e senza il quale non c’è l’Elohim. Questo concetto getta le basi per il primo comandamento. Lo YHVH d’Israele è quindi distinto e subordinato.

Il Dio subordinato d’Israele, l’Angelo di YHVH che è il Messia, è il sommo sacerdote della casa o del tempio di Dio. Egli è l’El BethEl. Gli Ebrei considerano la sua nomina direttamente da Salmi 45:6-7. Non c’è dubbio che questo elohim sia stato consacrato e nominato al di sopra dei suoi compagni (metoxous) o amici (Eb. 1:9) nel Concilio. Il Concilio degli Elohim di cui egli è a capo come sommo sacerdote, viene rispecchiato nell’organizzazione del Tempio, poiché il Tempio di Sion è esempio ed ombra della struttura celeste (Eb. 8:5). Il sommo sacerdozio del Tempio è costituito da ventiquattro sommi sacerdoti divisionali ed un sommo sacerdote centrale. In apocalisse 4 e 5, l’organizzazione si riflette nel Concilio degli Anziani. In tutta la cosmologia del Medio Oriente ci si riferisce a questo Concilio di elohim Anziani, dal paese di Sumer all’Egitto, mostrando che la struttura biblica era ampiamente conosciuta (vedi anche Eliade Gods, Goddesses and Myths of Creation, Harper and Row, New York, 1974, pp. 21-25).

Salmi 9:5-8 si riferisce allo YHVH, che è fedele nell’assamblea dei santi (la moltitudine). Egli è il sommo dei figli del potente (o l’Eliym come plurale di El, i.e. gli Dei). L’El è enormemente temuto nella congregazione (l’assemblea interna o il concilio) dei santi (qadoshim o i santi). Lo Yahovah, Dio dell’Esercito, è un’entità circondata dalla fedeltà. Apocalisse 4 e 5 mostrano che questo gruppo era composto da trenta entità, compresi i quattro cherubini o creature viventi. Dunque, le trenta monete d’argento (che era anche il prezzo di uno schiavo) erano richieste per il tradimento di Cristo (Mt. 27:3, 9 cfr. Zc. 11:12-13) poiché era un’offesa nei confronti di tutta la Natura Divina. Gli anziani sono incaricati di controllare le preghiere dei santi (Ap. 5:8) e Cristo è il loro sommo sacerdote, colui che fu considerato meritevole di aprire la pergamena del piano di Dio, avendo riscattato l’uomo ed avendoli costituiti come un regno di sacerdoti per il nostro Dio, i. e. il Dio del Concilio e di Cristo (Ap.5:9-10).

Il riscatto dell’uomo fa parte del tempo finale della restaurazione che ha luogo nella seconda venuta del Messia come Re d’Israele; la sua prima venuta era stata interpretata come la venuta del Messia di Aronne. Questo primo avvento del Messia era per la redenzione dei peccati e per la fondazione del sacerdozio di Melchisedek. Nella parte finale della restaurazione si pensava ci fosse un’estensione dell’elohim come è rappresentato in Zaccaria 12:8. Nella restaurazione degli ultimi giorni, quando il Messia sarebbe venuto a Sion, come si evinceva da Ebrei 12:22-23, la sequenza dell’avvento coinvolse la difesa di Gerusalemme ed il sostegno fisico degli abitanti della città per il regno millenario. Ma come abbiamo visto sopra, Zaccaria afferma:

In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio (elohim), come l'Angelo di YHVH davanti a loro. (enfasi aggiunta)

Qui Zaccaria lasciava intendere che l’Angelo di YHVH era un elohim e che la famiglia di Davide (estinta da tempo) era composta da coloro che volevano essere elohim, come parte della famiglia dello stesso Davide. Il libro di Zaccaria è uno degli ultimi libri scritti al tempo della Bibbia (presumibilmente nel c. 413-410 BCE, App. 77 dei riferimenti alla Companion Bible). La comprensione degli eventi non è stata dunque alterata nel corso della compilazione del testo. Da DSS/Ugarit/Nag Hammadi, sappiamo che quest’interpretazione non fu alterata al tempo di Cristo.

La chiesa adottò una forma di Trinitarismo che inizialmente cercò di negare quello che abbiamo precedentemente detto, in modo veramente incoerente ed anti-biblico. In breve, la prima forma di Trinitarismo fu sviluppata da Origene in Alessandria per combattere il cosiddetto punto di vista Gnostico di un concilio di elohim al quale si faceva riferimento nella chiesa antica. Cristo era un Dio subordinato nominato dal suo Dio (Sal. 45:7 (usando Eloheik) & Eb. 1:9) che era Eloah o Theon o ho Theos (come il Dio) in Greco (Gv. 1:1,18). Origene utilizzò il concetto Stoico di hypostases che è un sinonimo (come lo è il Platonico ousia) e significa esistenza reale o essenza, di una cosa. Ma Origene l’interpreta come sussistenza individuale e quindi di esistenza individuale. Egli sviluppò dunque una gerarchia più stretta, costituita di soli tre elementi di Natura Divina. Il padre era il Dio supremo. Gli altri due elementi costituiti dal Figlio e dallo Spirito Santo erano creazioni del Padre come Ktsima. Lo schema di Origene è anticipatore del Trinitarismo, il cui unico intento era di limitare la possibilità di essere elohim a tre esseri e di negare questa possibilità agli eletti ed all’Esercito degli angeli. I Greci considerarono lo schema di Origene nella seconda metà del terzo secolo. Alcuni, come Theognostus, della scuola catechetica d‘Alessandria, enfatizzò la parentela del Figlio con il Padre anche se il figlio era una creatura la cui attività era ristretta agli esseri razionali. Egli affermò che la sua sostanza o ousia (usando il termine Platonico al posto di hypostases) derivò dalla sostanza del Padre (vedi Kelly Early Church Doctrines, p. 133). Altri enfatizzavano la sua subordinazione. Dal documento Le Origini Del Natale e della Pasqua [235], sappiamo che il dio Attis recava con se sia l’aspetto di padre che quello di figlio. Questa è una struttura Modalista. Questi due elementi fecero sorgere il Trinitarismo. Il Trinitarismo è il desiderio di adattare la struttura di adorazione del dio Attis ed il suo Modalismo alla Cristianità, per soddisfare le contestazioni filosofiche dei loro seguaci.

Dionisio, discepolo di Origene, Papa di Alessandria, per la diffusione del Sabellianismo nella Pentapoili Libica, nella seconda meta del terzo secolo, scrisse per controbattere il Modalismo. Egli mette al centro dell’attenzione la fiducia nella distinzione fisica tra Padre e Figlio. I Sabelliani avevano una di queste lettere indirizzate al vescovo Ammonio ed a Eufranore, che sottolineavano il fatto che le affermazioni di Kelly (p. 134) erano imprudenti. I Sabelliani contestavano il fatto che Origene stesse creando una quantità di sottili divisioni tra il Padre ed il Figlio. Queste furono contestate e limitate dai Novazianisti a Roma, che influenzarono il Vescovo Dionisio, il Papa. Un secolo più tardi, Atanasio tentò (De sent Dion. 4) occultare la figura di Dionisio d’Alessandria, ma Basilio (Ep.9.2) sostenne che egli era passato all’estremo opposto, in un’esaltazione anti-Sabelliana.

Il termine Hypostases venne infine incorporato nella dottrina Cattolica, risultando un anatema dei Concili di Calcedonia e di Costantinopoli II. La struttura si rivelò essere una dichiarazione della Monarchia e della Circuminsessione. Secondo la Monarchia e la Circuminsessione la Natura Divina è distinta ma non separata. E’ filosoficamente assurdo, viste le funzioni dell’Inglese. L’uso dei termini hypostases e ousia sembra cercare di coprire l’incoerenza. I Trinitari sostengono che la Natura Divina è costituita da tre hyposteses in una sola ousia, ed utilizzano le definizioni Stoiche e Platoniche per giungere ad una distinzione.

Negare che il termine Essere appartenga a Dio ed a Cristo nega, in effetti, la loro esistenza, il che è assurdo. Dire che Dio è una Mente Universale (o un’Anima Universale) spersonalizza completamente Dio e nega la realtà del figlio di Dio, a meno che l’esistenza del Figlio sia dichiarata immaginariamente come hypostases. E’ un gioco di parole che non rende reale il Salvatore. Dall’altra parte, dove si sostiene l’esistenza reale del Figlio, la dottrina è essenzialmente una stolta violazione del primo comandamento.

Non avrai altro Dio all’infuori di me.

L’entità di cui si parla qui è lo YHVH Eloheik (YHVH Vostro Elohim) che è identificato come Elohim che consacrò l’Elohi d’Israele.

Elevando uno degli elohim intermediari, uno di quelli del Consiglio (Sal. 89:7), al livello di Eloah, Dio il Padre, violiamo il primo comandamento. Questo è il peccato di Satana che sostenne di essere l’El del Concilio degli Elohim (Ez. 28:2).

Le dottrine sulla Trinità si basano su una serie di false premesse, studiate per operare uno spostamento di significato (cfr. il documento Binitarismo e Trinitarismo [076]). Esse sono:

a) L’elohim come la Natura Divina si riferisce solamente a due entità e non fa distinzione tra Eloah ed entità multiple compresi il Cocilio e l’Esercito (Dn. 7:9 e seguenti)

b) Queste due entità (e lo Spirito) non possono separarsi nell’azione o nel pensiero e non sono proprio descrivibili come Esseri.

c) L’esistenza pre-incarnata di Cristo non era l’Angelo di YHVH

d) Cristo era l’unico Figlio di Dio prima della creazione del mondo (vedi Gb. 1:6; 38:7).

e) Cristo e Satana erano le uniche due Stelle Mattutine (vedi Gb. 37:8; Is. 14:12; Ap. 2:28, 22:16).

f) Cristo è Dio così come Dio è Dio (vedi sopra) e non come un Dio subordinato (Eb. 1:9) mandato dal Dio degli Eserciti (Zc. 2:10-11). Quindi egli è fatto oggetto di adorazione e preghiera, contrariamente a quanto afferma Es. 34:14; Mt. 4:10; etc.

g) Cristo era l’unico figlio generato e non il Dio ed il Figlio Unigenito (monogenes theos & uion) (Gv. 1:18; 3:16; 1Gv. 4:9; vedi anche Lc. 7:12; 8:42; 9:38; Eb. 11:17 per confronti). Egli era l’unico generato (prototokos) di tutta la creazione (Col. 1:15) dunque l’inizio della creazione di Dio (Ap. 3:14, non come per la NIV).

h) Cristo ebbe un’esistenza diversa dalla sua incarnazione quindi egli poteva aver pregato se stesso come Dio. Una simile affermazione effettivamente nega la differenza tra Padre e Figlio e le resurrezioni. E’ un anticristo (1Gv. 2:22; 4:3; 2Gv. 7).

i) Cristo e Dio appartenevano alla stessa volontà e Cristo non era posseduto da una volontà diversa che egli subordinava a Dio attraverso un’obbedienza volontaria, al contrario di quanto afferma Matteo 21:31; 26:39; Marco 14:36; Giovanni 3:16; 4:34.

j) La natura divina non ammette guadagni o perdite in Cristo. Logicamente questo negherebbe la resurrezione dei santi com’è spiegato in 1Corinzi 15, e nelle promesse bibliche agli eletti. La Trinità cerca di affermare che la natura divina data agli eletti è differente dal modo in cui viene condivisa da Cristo.

k) Lo Spirito Santo è stabilito da misure fisse contrariamente a quanto afferma Giovanni 3:34 (RSV); Romani 12:6.

l) Cristo non poteva aver peccato (dalla falsa premessa secondo cui la natura divina non ammette guadagni o perdite, all’Onniscienza di Dio, che sapeva che Cristo non avrebbe peccato).

m) Cristo era consustanziale con Dio a tal punto che era uguale ed eterno con Dio al contrario di quanto affermano Filippesi 2:6 e 1Timoteo 6:16 che dimostrano che solo Dio è immortale. L’eternità di Cristo o Aioonion vita (1Gv.1:2) e quella di tutti gli esseri, compreso Cristo, deriva da quell’entità. Sia Cristo che gli eletti hanno la stessa origine, (Eb. 2:11 RSV) la loro vita ed eternità deriva dall’obbedienza al Padre (Gv. 5:19-30) che creò tutti noi (Ml. 2:10-15). Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso (Gv. 5:26), e noi siamo coeredi poiché abbiamo avuto l’ordine di vivere in noi stessi tramite l’autorità di Dio (vedi il documento Consustanziale con il Padre [081]).

n) Gli eletti non sono Figli di Dio così come Cristo è Figlio di Dio, quindi non sono coeredi, al contrario di quanto affermano Romani 8:7; Galati 3:29; Tito 3.7; Ebrei 1:14; 6:17; 11:9; Giacomo 2:5; 1Pietro 3:7.

o) Il Dio Supremo scese sulla terra in carne e dimorò Tra gli uomini (quest’affermazione deriva dalle false inserzioni in 1Timoteo 3:16 nel Codice A. Le false inserzioni furono conservate nella KJV e manipolate nel preambolo della NIV). L’affermazione secondo cui il Dio Supremo venne sulla terra in carne è contraria a Giovanni 1:18 (e Gv. 1:14 dove era il logos (o Membra) che divenne carne) ed a numerosi testi che allontanano Cristo dall’Unico Vero Dio (Eloah o Theon o ho Theos come il Dio, che è Dio il Padre), il Dio di Gesù Cristo (Gv. 17:3, 20:17; 1Cor. 8:6; 2Cor. 1:3) che risiede nel suo nome (Mic. 5:5).

Il concetto dell’unicità di Dio è frainteso dai Trinitari. Lo Shema (Dt. 6:4) si riferisce allo Yahovah Elohenu o Yahovah come unico Dio. L’entità in Deuteronomio 6:5 è identificabile con Dio l’Altissimo, Il Dio che consacrò Cristo come Elohi di Israele in Salmi 45:7.

L’unità di Dio, necessaria per il Monoteismo, è di un ordine esteso e risiede unita sotto una volontà centrale accordata, che interagisce spiritualmente attraverso lo spirito ed il potere di Dio (1Cor. 2:4-14) e che per mezzo di Cristo è davanti a Dio (2Cor. 3:3-4). La trinità nega l’unificazione necessaria al Monoteismo ed è ovviamente politeista. Ciò avviene poiché i governanti non capiscono, non essendo spirituali (1Cor. 2:8, 14).

In Proverbi 30:4, Dio osserva di avere un Figlio, e da Proverbi 30:5 che questo figlio è l’Eloah. I Figli di Dio ed in particolare il Messia, sono conosciuti dall’Antico Testamento. La comprensione del Padre tramite Cristo deriva dalla rivelazione volontaria del Padre (vedi Ap. 1:1, 6). Cristo non è onnisciente, e non ha mai affermato di esserlo.

La Bibbia sostiene che Dio è il Dio ed il Padre di Cristo (da Rm. 15:6; 2Cor. 1:3; 11:31; Ef. 1:3, 17; Col. 1:3; Eb. 1:1 e seguenti; 1Pt. 1:3; 2Gv. 3; Ap. 1:1,6; 15:3). Cristo subordinò il suo volere a quello di Dio, che è il Padre (Mt. 21:31; 26:39; Mc. 14:36; Gv. 3:16; 4:34). Dio diede Cristo agli eletti e Dio è più grande di Cristo (Gv. 14:28) e più grande di tutti (Gv. 10:29). Quindi Dio inviò il suo Figlio unigenito (monogene) perché noi avessimo la vita tramite lui (1Gv. 4:9). E’ Dio che glorifica Cristo essendo più grande (Gv. 8:54).

Dio è la Cava o la Montagna da cui tutti gli altri sono stati cavati, la pietra di Giosuè 5:2, la causa principale ed effettiva (Dt. 32:4, vedi Maimonide con Guide of the Perplexed, University of Chicago Press, 1965, Cap. 16, pp. 42 e seguenti). Dio è la Roccia d’Israele, la Roccia della loro salvezza (Dt. 32:18, 30-31). 1Samuele 2:2 mostra che il Nostro Dio è la nostra Roccia, una Roccia eterna (Is. 26:4). E’ da questa roccia che tutti gli altri sono scolpiti poiché sono tutti discendenti di Abramo nella fede (Is. 51:1-2). Il Messia è scolpito da questa Roccia (Dn. 2:34, 45) per soggiogare gli imperi del mondo. Dio, non Pietro, ne Cristo, ne nessun altro, è la Roccia o il fondamento su cui Cristo costruirà la sua Chiesa (Mt. 16:18) e su cui egli stesso riposa.

Il Messia è la prima pietra angolare del Tempio di Dio, di cui gli eletti sono i Naos o i Santi dei Santi, i custodi dello Spirito Santo. Le pietre del Tempio sono tutte tagliate dalla Roccia che è Dio, come era Cristo, e date a Cristo, la Roccia spirituale (1Cor. 10:4), la pietra di scandalo e il sasso d'inciampo (Rm. 9:33) per formare il Tempio. Cristo costruirà il Tempio in modo che Dio possa essere tutto in tutti (Ef. 4:6). Dio ha reso Cristo tutto in tutti (panta kai en pasin Col. 3.11) ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi (1Cor. 15:27) dandogli il modo di essere il capo di tutte le cose per la Chiesa, che è il suo Corpo, la sua pienezza che riempie tutto in tutti (Ef. 1:22-23). Quando Dio mette tutte le cose sotto Cristo, è evidente che Dio è accettato come unico essere che mette le cose sotto i piedi di Cristo (1Cor. 15:27). Quando Dio sottomette tutte le cose, allora Cristo stesso è sottomesso a Dio che ha posto tutte le cose sotto a Cristo; che Dio possa essere tutto in tutti ( panta en pasin 1Cor. 15:28 non come per RSV). Quindi, le dottrine Platoniste che cercano di unire Dio e Cristo nella Trinità rappresentano un nonsenso metafisico che contraddice le Scritture. Cristo sarà seduto alla destra di Dio, nella direzione di Dio (Eb. 1:3, 13; 8;1; 10:12; 12:2; 1Pt. 3:22) e dividerà il trono di Dio come gli eletti divideranno il trono dato a Cristo Ap. 3:21) che è un trono di Dio (Sal. 45:6-7; Eb. 1:8 ) o Dio è il tuo trono tradotto Il tuo Trono o Dio, vedi le note in RSV).

Dio, che manda, è più grande di colui che è mandato (Gv. 13:16), poiché il servo non è più grande del suo Signore (Gv. 15:20). E’ una grandissima assurdità affermare che un essere si può sacrificare a se stesso. Una simile azione, per logica, è suicidio, o nel Trinitarismo una parziale mutilazione. Quindi la dottrina nega la resurrezione, specialmente secondo 1Corizi 15.

Quindi la differenza tra crocifissione e resurrezione è obbligatoria e completa. La resurrezione doveva avvenire nella carne con il passaggio all’Offerta dei Covoni, altrimenti non ci sarebbe stata la salvezza ed il raccolto. La preparazione di Cristo per l’ascesa al suo Dio ed il nostro Dio, che è nostro Padre (Gv. 20:17), era reale e distintiva. Cristo raggiunse la possibilità di diventare Dio e la pienezza della sua Natura Divina del corpo tramite lo Spirito Santo. Quindi dal battesimo, la dottrina del Figlio è vera e completa.

Avendo stabilito la posizione biblica al tempo di Cristo, siamo in grado di vedere come questa posizione era presentata nel primo e nel secondo secolo. Dai testi che sono disponibili di Giustino Martire ed Ireneo, sappiamo che la comprensione raggiunge la Chiesa antica.

Giustino Martire afferma che Dio insegnò le stesse cose tramite i profeti e Mosè, secondo quanto detto sopra (vedi Dialogue with Trypho, Cap. XXVII, ANF, Vol. I.pp. 207 f). Secondo l’insegnamento di Giustino, all’inizio Dio generò un certo potere razionale da Se stesso, chiamato dallo Spirito Santo: la Gloria del Signore, il Figlio, la Saggezza, l’Angelo, quindi Dio (Theos), il Signore ed il logos. Giustino lo identifica come il Capitano delle Schiere del Signore che apparve a Giosuè (ibid. LXI). Questa sezione fu redatta come spiegazione a Proverbi 8: 21 e seguenti, dove la saggezza era identificata nel Messia, che fu creato da Dio. La volontà di Dio fu eseguita dal Messia. Giustino afferma (ibid., LXII) che, nella creazione, Dio parlò con delle entità numericamente differenti da Lui. Quindi, Mosè disse che la creazione coinvolse almeno due esseri differenti tra di loro. I Diteisti cercano di isolare questi due esseri, e i Trinitari li raggruppano in tre differenti hypostases. Gli elohim erano infatti più numerosi, secondo gli altri testi a cui ci si riferisce sopra spec. Salmi 45:6-7, attribuito ai compagni di Cristo.

Ireneo (c.125-203) scrisse a riguardo del problema dell’estensione del termine elohim (o theoi in Greco) al genere umano. Ireneo era importante poiché, secondo Policarpo, egli era il discepolo di Giovanni (vedi Butler Lives of the Saints, Burns & Oates, UK, 1991, p.56). Quindi, possiamo essere abbastanza certi che l’interpretazione d’Ireneo (priva di falsificazioni) sia prossima a quella della Chiesa antica. Egli sicuramente sostenne i Quartodecimani e fu mediatore nella controversia sulla Pasqua ebraica (Butler, ibid., p. 197), tuttavia egli fu isolato dall’Asia Minore, essendo a Lione. Nella sua opera Against Eresies commenta il concetto secondo cui gli eletti esistono come elohim.

Ireneo sostenne che gli angeli ed il creatore del mondo non ignoravano la presenza del Dio supremo, poiché erano una Sua proprietà, Sue creature ed erano contenuti in Lui (Libro II, Cap. VI, ANF, p.365). Ireneo non si riferiva al creatore del mondo, che era il Messia, Dio Altissimo o Onnipotente (ibid., Cap. VI:2). In questo lavoro si afferma che i concetti di Demiurgo e di Pleorema, dal Greco, invasero i concetti degli Eoni e cercarono di influenzare i concetti biblici con la metafisica greca, distruggendoli. Gli Gnostici furono costretti a nascondersi facendo parte dei Misteri e svilupparono infine il loro pensiero nella Trinità. Quest’argomento viene trattato altrove.

Ireneo (come Giustino) pensava che la resurrezione era fisica e che Dio gli avrebbe quindi restituito i corpi incorruttibili ed immortali (ANF, Vol. I, p. 403). Si sostiene che Dio sia il creatore (ibid., p. 404), opposto a Cristo che creò il mondo sotto questo Dio (ibid., p.405). Ireneo sostenne che lo Spirito Santo aveva designato sia il Padre che il Figlio (da Sal. 45:6-7) come Elohim o Theoi – il Padre nomina il Figlio.

Ireneo affermò che Salmi 82:1 si riferiva al Padre, al Figlio ed agli eletti (quelli dell’adozione come i membri della Chiesa) quando disse:

Dio stava nella Congregazione degli dei (theoi), egli giudica tra gli dei (Adv. Her., Libro. III, Cap. VI, ANF, p. 419)

Egli non comprese a fondo la portata della fratellanza degli eletti, che si estende e tutti i membri dell’Esercito, fratelli nel Regno. A Giovanni, in esilio a Patmos, fu data l’Apocalisse dopo aver educato Policarpo. Apocalisse 12:10 afferma che gli angeli sono i fratelli degli eletti. Apocalisse 4 e 5 mostrano che gli eletti sono stati riscattati dal Concilio degli Anziani per diventare re e sacerdoti nell’Esercito. Cristo afferma che gli eletti diventeranno come gli angeli (isaggelos da Isos e aggleos (LK. 20:36) che significa essere parte di essi come ordine). Cristo si confessa a noi prima dei suoi fratelli nell’Esercito.

Ireneo affermò che la Chiesa era la sinagoga di Dio che il figlio ha raccolto per se stesso. Il Dio degli dei, in Salmi 50:1 si riferisce a Dio. Il nostro Messia era il theos o Dio che verrà apertamente e non starà in silenzio (Sal. 50:3) ed appariva chiaramente a coloro che non lo cercavano (Is. 65:1); il nome dei in Salmi 50:1 si riferisce agli eletti a cui Cristo si riferisce quando dice:

Voi siete dei e tutti figli del Dio Altissimo (Gv. 10:34-35 cfr. Sal. 82:6) (ibid.).

Dunque è alquanto sbagliato, per la Chiesa, affermare, dopo due millenni, che Cristo stava usando il testo per riferirsi ai magistrati in Gerusalemme, quando un discepolo di Policarpo sostenne che si stava riferendo agli eletti come elohim. Ireneo sostenne che coloro che credevano in Cristo erano Figli di Dio come coeredi con Cristo e con l’elohim.

Ireneo affermò anche che Cristo era il Figlio dell’Io Sono Ciò che Sono (YHVH) o, più correttamente, dell’Io Sarò Ciò che Sarò (cfr. Oxford Annotated RSV) (da Es. 3:14). Dunque il passaggio del titolo avvenne per delega. Ireneo cita Isaia:

Anch’io sono testimone (egli dichiara) disse il Signore Dio, ed il figlio che ho scelto, che potete conoscere, a cui potete credere, e capire che IO SONO (Is. 43:10) (ibid.)

Il testo di Socino si presenta così:

Voi siete i miei testimoni - oracolo del Signore - miei servi, che io mi sono scelto perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu formato alcun Dio (El) né dopo ce ne sarà.

La citazione di Ireneo, e quella di Socino che più o meno conferma Ireneo, mostra che IO SONO si riferisce a Dio che è il Padre. Il riferimento ai servi in Socino è visto da Ireneo come un riferimento al Messia. Socino cerca di mettere sullo stesso piano Miei Servi con Testimoni, come Israele, anche se nessuna autorità rabbinica viene citata. Ciò che è certo è che questo testo indicava solamente quel Dio, che era preesistente e non il Messia. Successivamente il Messia verrà distinto da Dio.

Ireneo mostra che la sua interpretazione di Isaia 44:9 e di Geremia 10:11 sulla questione degli idoli, era che gli idoli sono idoli dei demoni (Adv. Her.,Libro. III, Cap. VI, ANF, p.419). Questi demoni sono rimossi tra i theoi o elohim. Riferendosi a Geremia 10:11, Ireneo dice:

Gli dei che non hanno fatto il cielo e la terra scompariranno dalla terra e sotto il cielo. Oltre ad aver aggiunto la loro distruzione egli mostra che non ci sono dei (elohim o theoi).

Quindi gli idoli stessi venivano interpretati non come dei semplici idoli, ma come l’incarnazione dei demoni che rappresentavano (vedi anche Libro III, Cap. XII:6, ibid., p.432). Questa era la classica interpretazione del mondo antico. Dunque, il contenimento, la rimozione ed il successivo giudizio dei demoni, li toglieva dalla categoria di elohim. Ireneo mostra, facendo riferimento ad Esodo 7:1, che Mosè fu fatto elohim dal Faraone ma che non è proprio chiamato Signore o Dio dai profeti. In verità lo spirito parla di lui come Mosè l’uomo di fiducia e servo di Dio ( Eb. 3:5; Nm. 12:7) ed è chiamato in questo modo anche nei testi. Quindi ogni elohim è un servo dell’Eloah, l’Elyon.

Secondo Ireneo (ibid., p. 421) Cristo affermò: "rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio"; da Matteo 22:21. E disse anche: "non potete servire a Dio e a mammona"; da Matteo 6:24. Quindi Cristo si allontanò dall’affermazione secondo la quale egli era Dio (vedi anche ibid., p.422).

Citando Filippesi 2:8, Ireneo mostra che il rapporto che Cristo ebbe come Dio e Giudice derivava dal Dio di Tutte le cose poiché egli divenne obbediente alla morte (ibid., Cap. XII:8. P. 433). Ireneo cita l’LXX di Isaia 9:6 asserendo che il Messia era Emanuele il messaggero [o Angelo] del Grande Consiglio del Padre (ibid., Cap. XVI:3, p. 441). Egli mostrò così che l’Angelo del Grande Consiglio dell’Antico Testamento (LXX) era Cristo. Ireneo nega il concetto secondo il quale Gesù può essere separato dal Messia asserendo che Cristo rimase impassibile. In altre parole egli afferma che l’aspetto divino del Messia può essere separato da quello umano rappresentato da Gesù sulla terra. Questo divenne un insegnamento delle sette Gnostiche, che travisano il vangelo di Marco ed ignorano gli altri. Ireneo spiega anche quello che divenne il motivo principale dell’errore delle sette. Gli Ebioniti utilizzarono unicamente il vangelo di Matteo. Quindi essi arrivarono a delle conclusioni erronee sulla posizione di Cristo. Gli Atanasiani o Trinitari utilizzarono il termine Ebionita come tentativo di circoscrivere le dottrine di subordinazionismo e subordinazioniste, da ogni convincimento in una genealogia eretica, dagli Ebioniti alle persone coinvolte nelle dispute a Nicea, che furono chiamati Ariani. Simili affermazioni sono false, secondo l’esame degli scrittori della Chiesa moderna, che prima di Nicea, erano subordinazionalisti (cfr. il documento La recente Teologia sulla Natura Divina [127]).

Ireneo enfatizzava sul fatto che c’era solamente un Dio o Padre, Dio il Padre. Il Messia era Suo figlio. Egli diceva che anche Marcione mutilò il vangelo di Luca per stabilire i suoi insegnamenti. I discepoli di Valentino usarono Giovanni a scapito degli altri inserendo anche degli pseudovangeli. Il problema è che ieri, come oggi, le Scritture dovevano essere utilizzate tutte quante insieme, in modo scrupoloso e non selettivo. Ireneo mostra una recente interpretazione sulla qudrupla natura dei vangeli e sul loro significato in rapporto ai cherubini (ibid.., Libro III, Cap. XI:8, pp. 428-429).

Ireneo negò il fatto che Gesù possa aver sofferto ed essere resuscitato nuovamente, e che colui che cadde dall’alto fosse un altro, rimasto impassibile. Ireneo sostenne che il Cristo che Dio promise di mandare, Egli lo mandò in Gesù, che essi crocefissero e che Dio resuscitò (ibid., Cap. XII:2, 4, 5, pp. 430-431).

Non c’è confusione tra Dio e Cristo nella mente di questi teologi ed egli qui afferma chiaramente, che gli apostoli non cambiarono Dio, ma Cristo fu mandato da Dio. Ireneo dice:

Per mezzo di lui conoscete lo spirito di Dio: Ogni spirito che ammette Gesù Cristo venne nella carne di Dio; ogni essere che separò Gesù Cristo non è di Dio ma è dell’anticristo (Cap. XVI:8 citando 1Giovanni 4:1, 2.) Nota: La Vulgata ed Origene concordano con Ireneo. Tertulliano sembra riconoscere tutte e due le scritture. Socrate afferma (VII, 32. P. 381) che il passaggio era stato alterato da coloro che volevano separare la parte umana di Cristo da quella divina. Policarpo (Ep. , c, VII) ed Ignazio (Ep. Smyr., c, V) (vedi nota in ANF, ibid., p.443, citando anche Burton Ante-Nicene Testimonies to the Divinity of Christ) sembrano essere in accordo con Ireneo.

Dunque ogni dottrina che cerca di separare Cristo per mezzo di un trasferimento congiunto al regno terreno e celeste, era interpretata dalla chiesa moderna come la dottrina dell’Anticristo. L’alterazione di questi testi sembra essere avvenuta in oriente. Ancora oggi i testi della Bibbia sono incorretti.

Ireneo asserisce che lo Spirito di Dio discese su Cristo come un colombo che può riempire, vedi Isaia 11:2 (Su di lui si poserà lo spirito del Signore), e Isaia 61:1 (Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione). Quindi, non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. (Mt. 10.20) (ibid., Cap. XVII:1, p. 444). Perciò lo Spirito Santo è di Dio e non di Cristo, ma passa per Cristo come spiegato in precedenza.

Egli era:

il Figlio di Dio, fu fatto Figlio dell’uomo, ed abituato alla comunione dei sentimenti, per riposare tra la razza umana, con gli esseri umani e per risiedere nell’esecuzione di Dio, utilizzando, in loro, il potere del Padre, e rinnovando loro le antiche abitudini nella novità di Cristo (ibid.).

Ireneo pensava che gli eletti fossero resi Immortali per ricevere l’adozione come Figli (ibid., Cap. XIX:1).

Lo Spirito unì gli eletti a Dio, portando delle tribù distanti all’unione, e offrendo al Padre le primizie di tutte le nazioni (ibid., 2). Cristo era lo strumento di quest’azione, ma non era né oggetto di adorazione, né creatore di questa azione. Egli tuttavia era il Consigliere Ammirabile ed il Dio Potente, di cui si parla in Isa 9:6, il Giudice di Daniele 7:13 (ibid.).

Tuttavia, Cristo riconobbe il Padre come suo Dio come fece Davide citando Salmi 22:1, dove disse all’inizio:

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

E Cristo disse nuovamente questa frase sulla croce, secondo Matteo 27:46 e Marco 15:34. Ambedue i testi si riferiscono all’Eloah, il Dio Supremo, Dio il Padre di Cristo. Le parole usate da Cristo sono in Aramaico:

Eli, Eli, la’ma sabach-th’a’ni.

Le parole citate in salmi rappresentano la trascrizione italiana della trascrizione greca dall’Aramaico ‘eli, ‘eli lamah ‘azabthani. La parola per indicare Dio, in Aramaico è El, l’equivalente di Eloah, come Dio che esprime il Suo volere a Suo Figlio. Tuttavia Cristo e gli eletti erano chiamati con la parola Dio (elohim) per estensione.

Ireneo dice:

Nelle Scritture non c’è nessun altro che viene chiamato Dio, al di fuori del Padre, del Figlio e di coloro che hanno l’adozione. (Adv. Her.,Libro IV, Pref. 4, ANF, p. 463).

In oltre:

[Cap.] 1. Fino ad allora, con siurezza e decisione (sic), possiamo affermare che nessun altro Dio o Signore fu annunciato dallo Spirito, ad eccezione di Lui, come Dio, governatore su tutto, insieme alla Sua Parola, e di coloro che ricevono lo spirito di adozione [vedi III. 6,1]. Essi sono coloro che credono in un unico vero Dio, ed in Gesù Cristo il Figlio di Dio; gli apostoli non si facevano quindi chiamare con la parola Dio e non chiamarono [nessun altro] Signore; e, cosa ancor più importante, [poiché è vero (sic)] che il nostro Signore [agì allo stesso modo], chi ha comandato di non riconoscere nessuno come padre, all’infuori di Lui che è nei cieli? Chi è l’unico Dio e l’unico Padre?… (ibid., p. 463).

Sarebbe dunque assurdo affermare che, l’interpretazione secondo cui gli eletti sarebbero diventati elohim, non era accettata come posizione originale della Chiesa dei primi due secoli, sapendo che Ireneo rappresenta uno dei legami più vicini che abbiamo con le sue dottrine. Ireneo mantenne questa posizione in modo molto chiaro. In seguito, si dimostrò senza dubbio che quella posizione era il piano coerente delle Scritture e non solo delle Scritture classiche, che per definizione biblica erano rappresentate dall’Antico Testamento (Dn. 10:21; Mt. 21:42; 22:29; 26:54; Mc. 12:10, 24; 14:49; 15:28; Lc. 4:21; 24:27, 32, 45; Gv. 2:22; 5:39; 7:38; etc.), ma anche dei vangeli e delle scritture del Nuovo Testamento.

Nel passaggio in cui si parla degli eletti come elohim, in particolare Giovanni 10:35, Cristo introduce il concetto secondo il quale le Scritture non possono essere infrante. Aver selezionato questo passo come esempio non è un caso. Esso segna il nostro destino, verrà maggiormente attaccato dai nostri avversari e rappresenta il motivo per il quale fu creata la Trinità. I vangeli servivano in particolare per delineare la venuta del Regno di Dio. Le scritture degli apostoli servono per preparare gli eletti al funzionamento dell’esecuzione. Ma gli apostoli come dice Paolo, affermavano che:

Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio (o il Dio che respira) e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia (2Tim. 3:16).

Le Scritture sono portatrici della legge reale per amare il prossimo come noi stessi (Gc. 2:8). Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione (2Pt. 1:20). Dunque la dottrina sviluppata dai tre teologi della Cappadocia, nel quarto e nel quinto secolo, è in contraddizione con le Scritture e la moderna posizione della Chiesa e deve perciò essere respinta con tutta la forza. Infrange ovviamente il primo comandamento poiché rende Cristo uguale a Dio. Era questa la posizione nel passaggio di Filippesi 2:6, che però fu alterata nel KJV per creare l’illusione che Cristo fosse uguale a Dio. Ciò accusava Cristo d’idolatria, come nel peccato di Satana.

Nessun Cristiano può accettare la dottrina della Trinità poiché nega l’onnipotenza di Dio il Padre e rifiuta il nostro destino. Per questi motivi le Chiese di Dio sono state perseguitate per 1600 anni.

Gli eletti sono stati perseguitati per questa dottrina da coloro che si facevano chiamare ortodossi, o ai quali era stato conferito quel diritto, poiché la loro dottrina di governo si adattava meglio alla struttura civile dell’impero. Le Chiese di Dio hanno avuto, fino a poco tempo fa, una struttura organizzativa differente, che li ha aiutati a difendersi da queste persecuzioni.

Paolo riporta che nella Chiesa ci sono state molte dispute sulla dottrina, tuttavia essi non sono abituati ad avere il gusto della contestazione (1Cor. 11:16). Egli afferma che le dispute sulle divisioni sono nate all’interno delle Chiese di Dio.

E' necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. (Cor. 11:19).

Le dispute sulla natura di Dio e sulla subordinazione di Cristo erano nate prima, nei tempi della chiesa. Il risultato è stato la loro divisione. I gruppi che abbracciarono il Trinitarismo, o in modo simile i Modalisti ai tempi di Giovanni, in parte lasciarono la Chiesa quando furono indicati i loro errori, come con Giovanni (1Gv. 2:19), altri passarono all’antinomismo, diventando protestanti com’è successo tra i Valdesi. Cristo non intervenne nemmeno nell’ultima occasione. Ogni persona doveva operare la propria scelta, in base alla propria interpretazione dello Spirito Santo.

Il processo attraverso il quale i Trinitari hanno spiegato il loro pensiero è durato molto. Il primo passo era di esporre la teoria secondo cui Cristo era co-eterno con Dio dall’inizio, invece di essere sotto la sua direzione, come lo sono gli eletti e tutto l’Esercito. Da questo errore, la dottrina della co-eguaglianza continuò fino ad essere vista come un’eresia che affermava il suo subordinazionismo dipendente o di essere il prõtotokos, il primogenito di tutta la creazione, l’inizio della creazione di Dio. Prõtotokos non è un titolo come mostrano le recenti interpretazioni. Per questo motivo Cristo raggiunge delle conclusioni in Apocalisse 3:14, indirizzate alla Chiesa di Laodicea: egli era il Principio o arche della creazione di Dio. (cfr. il documento L’Arche della Creazione di Dio come Alfa e Omega [229 ]) . La Chiesa sembra insegnare il contrario. Era l’unica Chiesa a comportarsi in questo modo ed ogni insegnamento riguardante le epoche si concludeva con l’affermazione che, nell’ultimo periodo, la Chiesa si era comportata allo stesso modo. L’errore della co-eternità, ab orgine, cominciò ad essere esposto nelle Chiese di Dio, per la prima volta in cinquecento anni, alcuni anni dopo il 1940, probabilmente nel 1950. Questo errore deve essere compreso e corretto.

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