Chiese Cristiane di Dio

[024]

 

 

 

L’angelo di YHVH [024]

(Edizione 2.1 19940514-20010906)

 

Questo lavoro elabora il tema dell’identità dell’Angelo di YHVH o Geova nell’Antico Testamento. Il risultato ha delle implicazioni che possono turbare gli insegnamenti del cristianesimo moderno, compresi quelli di Herbert W. Armstrong e quelli dei testimoni di Geova.

 

 

 

Christian Churches of God

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(Diritti d’Autore  1994, 1998, 2001 Chiese Cristiane di Dio Wade Cox)

(Tr. 2002)

 

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L’Angelo di YHVH [024]

 


L’Angelodi YHVH……………….………..……………………..                2


1. INTRODUZIONE.......................    ……….……...          .2

1.1     Difficoltà di questi insegnamenti…………….   .3

1.2     Principi fondamentali per la comprensione 6

1.3     Definizione del termine Angelo …………          7

2. AGAR E L’ANGELO…………   …………..……          8

     2.1 Tu-sei-il-Dio-della-visione………………..…...   .8

     2.2 L’Angelo di Dio……………………………..…...9

3. ABRAMO E L’ANGELO……………………..…          9

     3.1YHVH come un titolo distribuito………………   9

     3.2 L’Angelo impedisce l’uccisione di Isacco…..11    

    3.3 L’Angelo e la moglie di Isacco…….……..……...12

4. GIACOBBE E L’ANGELO………………………12

     4.1 Il Dio della casa di Dio……………………….12

     4.2 Il Volto di Dio…………………...…………….14

     4.3 L’Angelo della Redenzione………………...14

5. MOSE’ E L’ANGELO……………………….…15

     5.1 Il discorso di Stefano…...………………….15

     5.2 L’Angelo nel roveto….………………………16

5.3    L’Angelo nella nube………………………...16

5.4    L’Angelo come colui che da la legge………..16

5.5     L’Angelo come presenza di Dio……………..17

6. L’ANGELO DELL’ALLEANZA……………...…18

7. BALAAM E L’ANGELO………………………...19

8. GIOSUE’ E L’ANGELO………………………….19

9. L’ANGELO E I GIUDICI………………………...19

     9.1 Gedeone e l’Angelo…………………………..20

     9.2 I genitori di Sansone e l’Angelo……………...20

10. L’ANGELO NEI GIORNI DEI RE……………  21

     10.1 Davide e l’Angelo…………………………..21

     10.2 Elia e l’Angelo……………………………...22

     10.3 Isaia e l’Angelo……………………23           

    10.4 L’Angelo protegge Israele…………………..24

11. ALTRI RIFERIMENTI ALL’ANGELO………24..

     11.1 L’Angelo come una parte della vita

             quotidiana in Israele…………………………24

     11.2 L’Angelo in Daniele………………………..24

     11.3 L’Angelo in Zaccaria……………………….25

12. SOMMARIO…………………………………….27

 

APPENDICE 1- CRISTO ERA IL FIGLIO DI

DIO PRIMA DELLA SUA NASCITA COME

UOMO?………………………………..……….….29

 

APPENDICE 2-CRISTO E MELCHISEDEK ….32

 

APPENDICE 3-L’ELEVAZIONE DEL

MESSIA E DEI SUOI TITOLI…………………..36

 

APPENDICE 4-COMMENTI

 SULL’ANGELO DI YHVH…..…………….38

 

APPENDICE 5-OPINIONI DELLA CHIESA ANTICA SUGLI ANGELI E CRISTO………….41

 

APPENDICE 6-ADORAZIONE NEL NUOVO

TESTAMENTO………………………………..…...44

 

APPENDICE7-LA RISPOSTA DI BELSHAM…..47

 

1. INTRODUZIONE

 


Questo lavoro era basato sui lavori La Creazione: dalla teologia antropomorfa all’antropologia teomorfa (B5) e i saggi Gli eletti come Elohim(N°1) e anche Il Dio che adoriamo(N°2). Questo saggio aiuta a spiegare la dichiarazione del credo della fede cristiana(A1) sul quale è anche basato.  Lo scopo di questo saggio è quello di spiegare il ruolo dell’Angelo Supremo dell’Antico Testamento, che apparve ai Patriarchi e che diede la legge a Mosè.

 

Nelle Chiese di Dio, nell’ultima decade del ventesimo secolo, c’è stato un errore che ha avuto delle serie implicazioni per la teologia delle Chiese di Dio e che è stato usato per scardinare la loro visione dottrinale della storia nei principali elementi delle Chiese.

 

Questo errore, che era in realtà molto grave, apparve in quella Chiesa che venne conosciuta come Chiesa di Dio Universale.

 

Ci furono una serie di insegnamenti che fecero  varie affermazioni sulla natura di Dio e di Cristo. Fra questi insegnamenti vi erano i seguenti punti:

  • Si, Gesù è anche “Geova” …oggi è comunemente ritenuto essere Yahveh, o Yhvh.  Il significato, in italiano, è “l’ETERNO”, o “l’IMMORTALE”,    “L’ESISTENTE IN SE’”.  Si suppone comunemente che Yahveh o com’è chiamato generalmente “Geova” o come nella versione autorizzata dell’Antico Testamento, “IL SIGNORE” era Dio il Padre di Gesù Cristo. Questo è un errore evidente! Yahveh era il Dio d’Israele l’unico dalla natura divina conosciuto nell’antica Israele.  (Herbert Armstrong, Is Jesus God?  Ristampa, Ambassador College, 1955).
  • Gesù venne per rivelare l’esistenza e il carattere del Padre.  L’esistenza del Padre non era comunemente conosciuta dall’umanità finché la parola non fu fatta uomo. (Paul Kroll, Who was Jesus? Chiesa di Dio Universale, 1988 p.18).
  • Il personaggio chiamato la parola fu colui che sostanzialmente –più di 1990 anni fa- nacque come Gesù Cristo. Il termine “parola” è tradotta dal testo originale greco e significa letteralmente “il portavoce”.  Ma “al principio” Egli non era il figlio di Dio.   Tuttavia le Scritture rivelano che Egli è sempre esistito e sempre esisterà – “dal l’eternità all’eternità”.  Egli era “senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio……” (Eb. 7:3) (Herbert Armstrong, The Incredibile Human Potential, Chiesa  di Dio Universale, 1988, p.36).
  • Dall’eternità il Padre e LA PAROLA che divenne Gesù Cristo sono coesistiti.  Loro hanno creato gli angeli…Prima di questo, ve ne erano più di DUE – Dio e il Verbo, nella FAMIGLIA di DIO? Dio non lo rivela.  Era “la Parola” il figlio di Dio, era Dio suo padre a quel tempo?  Non ci si riferisce da nessuna parte ad essi in questo modo.  Per far si che il Figlio di Dio sia esistito nell’era preistorica , è necessario che Dio sia esistito prima della nascita del Figlio.  Il Figlio, se questo è il caso, avrebbe avuto origine al momento di quella nascita.  Ma il “Logos” – la Parola – è, come Dio eternamente “esistita in sè”.  (Herbert Armstrong, The Inredible Human Potential, Chiesa di Dio Universale, 1988, p.65).

 

Dunque, erano insegnati diversi concetti.  Questi, dicevano che vi erano due esseri Divini che erano sempre esistiti; e che si chiamavano “Dio” e “la parola” che divennero conosciuti come “Il Padre” e “Il Figlio” dopo che Cristo apparve in terra (vedere la discussione nell’appendice 1 che testimonia che la paternità di Dio e il ruolo di figlio di Cristo erano conosciuti prima dell’incarnazione di Cristo); che Cristo era il Dio dell’antico Israele, essendo conosciuto come YHVH; che proprio nessuno sapeva che l’altro essere Divino, Dio il Padre (come fu chiamato “più tardi”), esistesse fino a  quando Cristo apparve in terra e rivelò la sua esistenza;  che Cristo era Melchisedek, e quindi viveva sulla terra al tempo di Abramo, ma era senza padre, madre, genealogia, e così via (vedere la discussione nell’appendice 2 e anche il saggio Melchisedek [128] per la dimostrazione che Cristo non era Melchisedek).

 

Naturalmente la Bibbia insegna che vi è un solo Dio.  Ora per dire che Gesù Cristo o il Logos era un essere Divino e che Dio il Padre era un secondo essere Divino significava che vi erano 1+1=2 esseri Divini o due Dei - - non un solo Dio.  Per spiegare questa apparente contraddizione fu detto che Elohim era   “un nome singolare e plurale” e che Dio e la Parola erano un Elohim o che essi erano “un Dio” nel senso che la parola Dio in questo contesto significava Dio Famiglia.  Inoltre, il termine Dio fu spiegato con diversi significati: si potrebbe riferire sia al membro della “Famiglia di un solo Dio” o a un personaggio distinto, o potrebbe essere riferito a tutti i membri della “Famiglia di Dio” come una struttura complessa, o potrebbe essere riferito a Dio Padre quando si parla di “Dio e la Parola”. 

 

Queste teorie erano più o meno accettate dalla maggioranza di coloro che entrarono nella Chiesa di Dio Universale.  A questi, in fin dei conti, venivano presentate una varietà di scritture di sostegno.  Si presume fossero prontamente insegnate da un ministro.  Comunque, le dottrine sulla natura di Dio erano di norma evitate.  Vi erano anche un numero di insegnamenti conflittuali,  inspiegabili in base alle precedenti affermazioni.  Il lungo corso per corrispondenza sulla Bibbia della Chiesa di Dio Universale fino all’ultima pubblicazione sotto Joseph W. Tkach Snr., dopo la morte di di Herbert Armstrong, ha affermato anche che il termine per Dio era Eloah al singolare e il termine plurale Elohim derivava da questa forma singolare.  Questa è un’affermazione vera.  Anche la Chiesa non ha mai pregato nessuno se non il Padre come Dio in nome del Figlio Gesù Cristo, e dunque nessun conflitto venne introdotto nel culto.  La dottrina della natura di Dio generalmente non veniva insegnata.

 

1.1 Difficoltà di questi insegnamenti

Tuttavia, queste spiegazioni pongono molti interrogativi.  Per iniziare, la spiegazione di come 2 Esseri Divini = 1 Dio era logicamente affidata all’estensione dello status del termine Dio. Era abbastanza ovvio da un numero di brani del Nuovo Testamento che quando si parlava dell’“unico Dio” della Bibbia, ci si riferiva al Dio il Padre:

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. (Gv. 17:1-3, RSV).

    

Per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui. (1Cor. 8:6, RSV).

 

Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. (Ef. 4:6, RSV).

 

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. (1Tm. 2:5, RSV).

 

La spiegazione di come Cristo rivelò il Padre ed il fatto che l’esistenza del Padre era più o meno sconosciuta fino all’incarnazione di Cristo, era totalmente falsa.  La spiegazione contraddice numerosi brani del Nuovo Testamento dove era dato per scontato che Dio il Padre era il Dio dell’Antico Testamento, il Dio di Israele, e che Lui ha mandato il suo servo, Gesù, a noi.  Per esempio:

Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete-, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.  (Atti. 2:22-24, RSV).

 

Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo. (Atti. 3:13, RSV).

 

 Se ora consideriamo che Dio il Padre era sconosciuto ad Israele prima della venuta di Cristo come uomo, allora queste affermazioni non avrebbero senso perché esse fanno appello al Dio d’Israele come colui che avvalorò il ministero di Cristo.  Ci si potrebbe invece aspettare Pietro dire una cosa come, “Gesù era il Dio dei nostri Padri s’incarnò e ci rivelò che esiste un Dio più alto in cielo, l’Altissimo.”   

 

In effetti, se ci pensate, tutto il Nuovo Testamento è costruito sulla convinzione che Dio il Padre era il Dio d’Israele e Gesù venne come suo Messia e Servo come fu profetizzato. Se fosse stato veramente corretto che Dio il Padre era sconosciuto prima della venuta di Cristo, questa sarebbe stata, per gli ebrei e gli antichi cristiani, una rivelazione sbalorditiva. Ci si potrebbe aspettare di trovare questo punto spiegato più e più volte nel Nuovo Testamento. Tuttavia, questo non è quello che troviamo. Piuttosto, l’esistenza di Dio il Padre è data per scontata.

 

Furono l’identità e il ruolo di Gesù Cristo a causare un tale trambusto tra gli ebrei e questi dovettero essere spiegati.  Gesù era il Figlio di Dio – il Figlio di Dio dell’Antico Testamento (Lc. 1:30-35).  Egli era l’eletto di Dio (Lc. 9:35; 23:35) – il servo di Dio (Mt. 12:18).  Dio che nei tempi precedenti parlava attraverso i Suoi profeti, in questi ultimi giorni parlava attraverso Suo Figlio (Eb. 1:1-2).  Senza dubbio, Dio il Padre era conosciuto nell’Antico Testamento.

 

Certamente Gesù disse questo:

E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto (Gv. 5:37 NKJV)

ma questo non è come dire che nessuno sapeva dell’esistenza del Padre nell’Antico Testamento.  Significa soltanto che nessuno, in nessun tempo, aveva mai sentito la sua voce o visto la sua forma.  Come questo sia possibile sarà spiegato più avanti.

 

Un altro problema abbastanza evidente nell’Antico Testamento è che qui il termine YHVH non era usato esclusivamente per Cristo.  Si, ci sono brani nei quali YHVH è usato in riferimento a colui che divenne Cristo, come vedremo.  Ma ci sono tanti altri brani dove YHVH è usato in modo tale che possa essere usato ovviamente solo in riferimento a Dio il Padre.  Per esempio:

Il Signore [YHVH] tuo Dio [Elohim] susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto (Dt. 18:15, RSV).

 

[Note: C’è un certo numero di termini in ebraico tradotti come Dio nella Bibbia.  I più significativi sono:

1) Eloah – questo è al singolare ed è usato per un vero Dio; in arabo è Allah ed è usato nell’Islam per un vero Dio;

2) Elohim – questa è una forma plurale di Eloah  usata per tutti gli esseri nel regno dei cieli, compreso l’unico vero Dio, Eloah, gli angeli buoni e cattivi;

3) Elohi – una forma singolare di Elohim ed usato   per uno specifico Elohim, specialmente il Mal’ak che rappresentava Eloah per Israele;

4) El – una parola singolare per Dio, e usata sia per Eloah che per il suo Mal’ak in contesti differenti.

Vedere la discussione nella sezione 12 per maggiori dettagli.]

 

Qui Mosè dichiara che YHVH eleverà per Israele un profeta a cui obbedire.  Quel profeta era Cristo, come gli Atti 7:37 mostrano chiaramente.  Ora, Cristo non elevò se stesso – i brani che si leggono negli Atti 2 e 3 mostrano chiaramente che Dio elevò Cristo.  Dunque YHVH è chiaramente usato in riferimento a Dio il Padre, e questa era una cosa proclamata da Mosè a tutta Israele.

Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia [YHVH] (Sal.2:2, RSV).

 

Annunzierò il decreto del Signore [YHVH].
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato"(Sal. 2:7, RSV).

 

Qui leggiamo di YHVH e dei suoi consacrati.  Al verso 7 leggiamo di YHVH e il suo figlio generato.  Ovviamente YHVH in questo salmo si deve riferire a Dio il Padre.  Una spiegazione simile concorda con il salmo 110:1 dove si legge:

Di Davide. Salmo. Oracolo del Signore[YHVH] al mio Signore[Adoni]: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi". (RSV).

Nelle numerose profezie “Servo” di Cristo in Isaia (iniziando del capitolo 42 e seguenti), YHVH manda il Suo servo.  Per esempio:                                                                                   

Il Signore Dio [Adonai YHVH] mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi. (Is. 50:5-6, RSV).

Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore [YHVH]? E' cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio [Elohim] e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore [YHVH] fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti. (Is. 53:1-6, RSV).

Lo spirito del Signore Dio [Adonai YHVH] è su di me perché il Signore [YHVH] mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri; (Is. 61:1, RSV).

Chiaramente, nei brani precedenti YHVH si deve riferire a Dio il Padre.  Un ultimo brano da notare è Zaccaria 13:7 dove si legge:

Insorgi, spada, contro il mio pastore,
contro colui che è mio compagno.
Oracolo del Signore degli eserciti [YHVH Sabaoth]. Percuoti il pastore e sia disperso il gregge, allora volgerò la mano sopra i deboli. (RSV).

Questa è la profezia “Percuoti il pastore e sia disperso il gregge” alla quale Cristo si riferisce e che applica a se stesso come il buon pastore (Mt. 26:31).  Tuttavia questa profezia è detta da YHVH degli eserciti circa il Suo pastore l’uomo che è il compagno di YHVH (KJV).  Ancora una volta YHVH deve essere Dio il Padre e non Cristo.

La Chiesa di Dio Universale ha insegnato questi ed altri errori.  A coloro che hanno messo in discussione gli errori della Chiesa  fu fatto credere che qualsiasi incoerenza nella spiegazione era colpa dell’individuo e le domande, se sorgevano, venivano soppresse.  Quest’atteggiamento ha portato una seria crisi teologica, non solo nella Chiesa di Dio Universale, ma anche in altre Chiese poiché gli errori erano usati per inserire la struttura Trinitaria sotto la maschera Binitaria e poi attaccare la teologia della Chiesa.  Questo inserimento dell’errore e la seguente teologia Trinitaria stavano per verificarsi nella Chiese di Dio Universale e dopo nella Chiesa di Dio (Settimo Giorno) e nelle sue diramazioni, poiché venne usata nella Chiesa Battista del Settimo Giorno degli Stati Uniti ed anche nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno.  In breve quest’incoerenza teologica e il fallimento nella comprensione della natura di Dio rappresentarono la rovina teologica delle Chiese di Dio alla fine del ventesimo secolo.

Nel primo e secondo secolo, le Chiese di Dio erano Unitarie come mostrano, senza dubbio, i nostri documenti.  Esse insegnavano che Cristo era il grande Essere che diede la legge a Mosè nel Sinai ed era con Israele nel deserto.  Questo fu proclamato da Giustino il Martire nella sua Prima Apologia ca. 154 CE ( LXIII, ANF, I, 184) che disse di essere l’Angelo di Dio e il Figlio di Dio e come un Dio.  Fu proclamato ancora nella grande difesa unitaria di Ireneo ca. 195 (Contro le Eresie), dove egli affermò che originariamente Dio non aveva niente di contemporaneo a se stesso.  Cristo e tutti gli altri esseri vennero ad esistere successivamente (vedere il saggio L’antica teologia della Natura Divina [127]).  Comunque, tutti i teologi della Chiesa di ogni credenza non dubitarono per un solo minuto che Cristo fosse preesistente come l’essere dell’Antico Testamento che era sia Angelo che Elohim ed essi proclamarono che era il destino dell’eletto diventare elohim, poiché Cristo era elohim come un figlio di Dio in potere dalla sua resurrezione dalla morte (Rm. 1:4) (cfr. saggio Gli Eletti come Elohim [001]).

 

1.2 Principi fondamentali per la

      comprensione

Per poter capire cosa la Bibbia ci insegna a proposito di Dio e come e attraverso chi egli decide di interagire con noi, dobbiamo fissare nella nostra testa alcuni punti fondamentali. 

 

Primo, c’è un solo vero Dio.  C’è un solo personaggio che, attraverso la virtù di ciò che è intrinsecamente, può essere chiamato a ragione l’unico vero Dio.  Gesù ha identificato questo personaggio come suo padre e ha detto che la vita eterna dipende dal comprendere questo e dall’essere capaci di distinguere tra questo essere e Gesù Cristo, colui che egli mandò (Gv. 17:3).  Lui solo ha l’immortalità intrinseca (1Tm. 6:16).  Lui solo è intrinsecamente Santo (Ap. 15:4).

[Note: Nel termine Dio, il Padre (o Dio il Padre), le parole il Padre sono grammaticalmente in apposizione con Dio. Una apposizione è il posizionamento di una parola o di una espressione accanto ad un’altra cosicchè la seconda spiega e ha la stessa costruzione grammaticale della prima.  E’ come dire Maria, mia cugina, venne a visitare.  Il termine il Padre è un’altra maniera di dire Dio.  Cioè, Dio è il Padre, e il Padre è Dio.  Non è come se Dio il Padre sia il titolo di una descrizione singola per  “una ipostasi di Dio”.  Piuttosto, il Padre è l’unico Dio, e l’unico Dio è il Padre.]

 

Un secondo punto fondamentale è  capire che nessun uomo in nessun tempo ha mai visto o sentito la voce dell’unico vero Dio:

il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Amen. (1Tm. 6:16, RSV).

 

Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato. (Gv. 1:18, RSV).

Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. (1Gv. 4:12, RSV).

E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto. (Gv. 5:37 NKJV).

Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. (Gv. 6:46, RSV).

Vedere il saggio La Preesitenza di Gesù Cristo [243] per un’analisi di questa materia.

 

Invece di trattare con l’umanità in prima persona, Dio interagii con gli umani attraverso uno o più mediatori o messaggeri.  E questo ci porta al terzo punto fondamentale che dobbiamo tenere presente.  Dio rivelò se stesso al popolo di ambiente e cultura semitica, non ambiente e cultura greca.  In occidente noi tendiamo a pensare in termini di idee e concetti greci.  I popoli semitici avevano un modo completamente differente di vedere le cose.  Se noi non impariamo ad apprezzare il   loro modo di pensare diventeremo terribilmente confusi nel leggere la Bibbia.  I concetti di Trinitarismo e Binitarismo sono sorti, in parte, a causa del fallimento delle mentalità greca e occidentale nel capire la mentalità giudaica e, quindi, il linguaggio della Bibbia. 

 

1.3 Definizione del termine Angelo

Quest’ultimo punto è particolarmente vero quando arriviamo ad osservare i concetti dei nomi e dei titoli applicati ai messaggeri nella cultura giudaica. Nell’Antico Testamento il termine giudaico per messaggero è il nome mal’ak.  Questo termine è presente complessivamente 213 volte nell’Antico Testamento.  Deriva da una radice etimoligica che significa inviare un delegato.  E’ questa parola mal’ak che è tradotta con angelo nella bibbie italiane.  A causa del nostro ambiente quando leggiamo la parola angelo nella Bibbia, una serie di idee preconcette ci viene alla mente.  La parola angelo è una “parola carica di significato” se volete, ma quello che significa in realtà è messaggero. 

 

Nel Nuovo Testamento greco, vi è una versione simile.  La parola per messaggero in greco è aggelos {ang’-el-os} dalla quale, in effetti, abbiamo la parola italiana angelo.  Ma ancora una volta, tutta quello che significa è messaggero.  (Aggelos deriva da angello che significa consegnare un messaggio.  E’ usato sia per gli umani che per gli angeli.  In Ap. 21:17, dopo il millennio, i termini uomo e angelo diventano sinonimi).

 

Nell’Antico Testamento, mal’ak indicava coloro che erano mandati a grande distanza da un individuo – per esempio in Genesi 32:3 dove Giacobbe inviò messaggeri a Esau. (Si noti che in Gn., 32:1-2 il mal’ak di Dio (Elohim) incontra Giacobbe.  Cosi’, nei versi 1-2 mal’ak è usato in riferimento ai messaggeri soprannaturali inviati da Dio e nel verso 3 è usato in riferimento ai messaggeri umani inviati da Giacobbe).

 

Uno o più mal’ak potrebbero essere inviati da una comunità (Nm. 21:21) per comunicare un messaggio.  Come rappresentante di un re, il mal’ak potrebbe aver rivestito il ruolo di un diplomatico (cfr. Re 1 20:1-2).  Il mal’ak o messaggero, occupava un posto importante nella cultura semitica.  Onorare il messaggero significava onorare colui che lo aveva inviato, ed era vero anche l’opposto (cfr. Gv. 5:23).

 

Dio mandò diversi tipi di messaggeri.  In primo luogo, vi erano messaggeri umani profetici (2Cronache 36:15-16). Secondariamente, vi erano anche messaggeri soprannaturali di Dio inviati con un particolare messaggio o funzione (Gn. 19:1; Sal. 91:11).  Nel caso di questi ultimi messaggeri il termine mal’ak è di solito tradotto angelo, per il beneficio dei lettori italiani cosi’ che questi possano capire che un messaggero soprannaturale dal Paradiso era inteso nell’originale giudaico.  Comunque, il punto che stiamo facendo è che angelo significa semplicemente messaggero e noi dovremmo provare ad evitare di caricare la parola angelo di inutili idee preconcette.

 

Ora, fra tutti i mal’ak inviati da Dio, quello di gran lunga più significativo e rilevante per questo saggio è quello che fu descritto dalle frasi Mal’ak YHVH, o “l’Angelo del SIGNORE” nelle bibbie italiane, e Mal’ak Elohim, cioè, “l’Angelo di Dio”.  [Questo è spesso più correttamente tradotto come “l’Angelo degli Dei” ma questo problema non è affrontato in questo saggio.] Queste frasi sono sempre usate al singolare.  Esse si riferiscono all’Angelo speciale [o messaggero] che testimoniò la presenza di Dio.  Poiché egli portava l’autorità di Dio e rappresentava Dio, egli fu frequentemente chiamato YHVH. Questo è un altro concetto accettabile per la mentalità semitica ma generalmente estraneo al nostro modo di pensare.  Un pensatore giudeo era capace di chiamare un messaggero che rappresentava Dio con il nome di Dio, mentre riconosceva anche che il messaggero era solo uno e non Dio in prima persona.

 

Ad esempio, in Israele chiamavano i loro giudici umani elohim perché essi rappresentavano L’Elohim o il Dio (cioè Dio il Padre), ma ciò non significava che i giudici fossero in realtà Dio in persona:

               

Se il ladro non si trova, il padrone della casa    sarà portato davanti a DIO [elohim] per giurare che non ha messo la sua mano sui beni del suo vicino. (Es. 22:8, KJV).

 

Non bestemmierai DIO [elohim] e non maledirai il principe del tuo popolo. (Es. 22:28, KJV).

 

Gli Dei menzionati qui sono i giudici di Israele.  Quando una persona appariva davanti ad un giudice in una corte giudaica, essi si rivolgevano letteralmente al giudice come un Dio, poiché il giudice rappresentava Dio e portava la sua autorità.  (Non è raro nelle nostre corti rivolgersi al giudice come vostra eccellenza.  Probabilmente questa consuetudine è legata all’antico equivalente semitico).   E cosi’ era che il Mal’ak di YHVH portava il nome di YHVH ed era veramente riportato come YHVH perché portava l’autorità di YHVH. [C’è anche il problema collegato che il termine YHVH significa colui che crea l’esistenza alla terza persona ed è usato dai subordinati di YHVH delle schiere poiché Egli letteralmente li ha fatti essere (cioè esistere).  Vedere le note in calce alla New Oxford Annotated Bible RSV, p.70]. Inoltre, il Mal’ak di YHVH era chiamato anche Elohim perché rappresentava l’unico vero Dio che era l’Elohim del paradiso.

 

Note: Qualcuno potrebbe obiettare a questa delegazione dei nomi di Dio sulla base di Isaia 44:5 e altri. Tuttavia questi brani trattano l’unico vero Dio che è unico e senza eguali.  Il concetto di esseri inferiori che portano l’autorità e , quindi, il nome di Dio, è chiaramente sostenuto nel Nuovo Testamento in Apocalisse 3:12.

Come sarà chiaro, la Bibbia indica l’angelo o Mal’ak di YHVH come la manifestazione di Cristo nella sua forma visibile.

 

Come vedremo si riflette su questo aspetto anche nel testo del Salmo 45:6-7 e Ebrei 1:8-9 che saranno esaminati sotto.

 

Angeli come Elohim

Il termine angelo è usato anche per tradurre la parola Elohim come Dio quando usata nell’Antico Testamento Ebraico.  Nel  Salmo 8 per esempio quando la Bibbia dei Settanta fu tradotta dall’ebraico al greco la parola elohim, riferita chiaramente al figlio di Dio e Messia, fu tradotta con “aggelos o messaggeri” nel testo greco dei LXX e questo uso fu trasferito nel testo del Nuovo Testamento nel Libro degli Ebrei.

 

Il testo dovrebbe essere Poiché tu hai (per un po’ di tempo) reso lui un po’ più basso dell’Elohim (Dei) e lo hai incoronato con gloria e onore.

 

Questo è il significato in ebraico ed è l’intenzione del Libro degli Ebrei nei capitoli 1 e 2 di trattare questo concetto.  E’ tradotto in italiano angelo semplicemente a causa della teologia Trinitaria.  I giudei compresero che gli elohim erano figli di Dio.  I messaggeri di Dio erano i figli di Dio e riportati nella traduzione greca come messaggeri per le esigenze teologiche del monoteismo.

 

Questo tema è esaminato nel saggio Salmo 8 [014].

 

La preesistenza di Cristo era data per scontata ed è proclamata ripetutamente nella teologia della Chiesa antica.  E spiegata nel saggio La Preesitenza di Gesù Cristo [243].

 

Esaminiamo adesso questo essere nell’Antico Testamento che era l’Angelo di Dio.

 

2. AGAR E L’ANGELO

2.1 Tu-sei-il-Dio-della-visione

L’Angelo di YHVH è citato per la prima volta nella storia della schiava Agar che si allontana dalla sua padrona Sarai, nella Genesi 16.  Mentre Agar vagava nel deserto, l’Angelo la incontrò. Significativamente, l’angelo le promette che benedirà e moltiplicherà i suoi discendenti.  Dunque all’Angelo sono dati potere e autorità da Dio per concedere benedizione all’umanità.  Alla fine di questo incontro, l’Angelo è chiamato “lo YHVH che ha parlato a lei” – [La Interlinear Bible traduce questa frase con “E lei chiamò il none di Geova, colui che le parla, Tu, un Dio di visioni!” La frase colui che le parla indica che c’e una moltitudine di esseri che portano il titolo di YHVH.

 

Fu quel particolare YHVH che parlò con lei, che la vide vagare per il deserto e andò in suo soccorso] – e lei chiama lui, “Tu-sei-il-Dio-della-visione” (v.13).  Comunque l’Angelo si riferisce anche a YHVH alla terza persona.  Quindi, in questo esempio noi cominciamo a vedere come l’Angelo di YHVH porta il titolo di YHVH ma parla anche per conto del suo YHVH che egli rappresenta.

 

La trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: "Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?". Rispose: "Vado lontano dalla mia padrona Sarai". Le disse l'angelo del Signore: "Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa". Le disse ancora l'angelo del Signore: "Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine". Soggiunse poi l'angelo del Signore: "Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione. Egli sarà come un ònagro; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli". Agar chiamò il Signore [YHVH], che le aveva parlato: "Tu sei il Dio della visione", perché diceva: "Qui dunque sono riuscita ancora a vedere [lett., ho visto veramente colui che vede me], dopo la mia visione?". (Gn. 16:7-13, RSV).

Significativamente, nel Nuovo Testamento, Cristo identifica se stesso con colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini.   Nell’Apocalisse 2:18,23 si legge:

All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. (RSV)

Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.  (RSV)

2.2 L’Angelo di Dio

Quando Agar si allontana per la seconda volta, l’Angelo le parla un’altra volta, e ripete la sua promessa di fare di suo figlio una grande nazione.  Qui leggiamo per la prima volta il secondo titolo dell’Angelo, l’Angelo di Dio.  E’ significativo il fatto che i termini Dio[Elohim] e Angelo di Dio[Elohim] siano usati in maniera intercambiabile proprio come YHVH e Angelo di YHVH.  Dio[Elohim] sente e l’Angelo parla.  L’Angelo dice che benedirà Ismaele, ma dice anche che sta parlando per conto di Dio[Elohim].  Questo mostra che vi è una gerarchia nell’Elohim. L’Angelo porta il titolo di Elohim e parla per conto dell’Elohim che rappresenta.

Ma Dio [Elohim] udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio [Elohim] chiamò Agar dal cielo e le disse: "Che hai, Agar? Non temere, perché Dio [Elohim] ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione". Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco.  (Gn. 21:17-20, RSV).

 

3. ABRAMO E L’ANGELO

3.1 YHVH come un titolo distribuito

Nell’esempio di Agar e l’Angelo abbiamo visto che l’Angelo di YHVH era chiamato YHVH perché portava l’autorità di YHVH e parlava in suo nome.  Questo concetto di YHVH come titolo assegnato (cioè un titolo applicato a molti esseri e non solo a YHVH delle schiere che è l’unico vero Dio) appare da molte parti.  (Per una analisi dei titolo nel Nuovo Testamento, vedere l’appendice 3).  Per esempio, YHVH appare direttamente ad Abramo.

Il Signore [YHVH] apparve ad Abram e gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese". Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso.  (Gn. 12:7, RSV).

Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore [YHVH] gli apparve e gli disse: "Io sono Dio onnipotente [El Shadday]: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto". Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio [Elohim]parlò con lui: (Gn. 17:1-3, RSV).

Questo YHVH non potrebbe essere l’unico vero Dio perché nessun uomo ha mai visto Dio o sentito la sua voce (cfr. brani del Nuovo Testamento menzionati prima).  Comunque lui parla come Dio onnipotente.  Il termine ebraico per onnipotente è Shadday e significa il più potente.  Ci può essere un solo essere più potente di tutti e questo è Dio, il Padre, che è più grande di tutti, compreso Cristo:

Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.  (Gv. 14:28, RSV).

Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.   (1Cor. 11:3, RSV).

Nel Nuovo Testamento il termine onnipotente è riservato esclusivamente a Dio il Padre.  Il Signore Dio Onnipotente è nostro Padre, e Gesù Cristo è nostro fratello:

e sarò per voi come un padre,
e voi mi sarete come figli e figlie,
dice il Signore onnipotente. (2Cor. 6:18, RSV).

Infatti, colui che santifica [Cristo] e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annunzierò il tuo nome [Il nome del Padre] ai miei fratelli, in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi.  (Eb. 2:11-12, RSV).

Nell’Apocalisse il Signore Dio Onnipotente, Dio il Padre, è separato dal suo Cristo; Egli è l’oggetto di un cantico di lode all’agnello; Cristo pigia il torchio della sua ira (cioè emette giudizi per suo padre); e sia l’onnipotente che l’agnello formano il tempio nel nuovo paradiso e nella nuova terra:

cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello: "Grandi e mirabili sono le tue opere,o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!  ( Ap. 15:3, RSV).

Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. (Ap. 19:15,RSV). [cfr. Gv. 5:27 -e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.]

Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. (Ap. 21:22, RSV).

Poiché nessun uomo ha mai visto l’unico vero Dio (cfr. versi citati nella sezione 1.2) [questo è ben conosciuto dai commentatori.  Vedere le citazioni dalla International Standard Bible Enciclopedia all’appendice 4], e Dio il Padre è Dio onnipotente e la scrittura non può essere annullata (Gv. 10:35), siamo costretti a concludere che il YHVH che ha parlato ad Abramo e ai Patriarchi era un altro YHVH separato da Dio Onnipotente (il Padre), ma uno che parlava per conto di Dio Onnipotente, o El Shadday. Cioè, Abramo trattò con un Elohim che parlava direttamente per conto di Dio, e poiché portava l’autorità di Dio portava anche il suo nome YHVH come un titolo.  Cristo ha spiegato che parlava solo per conto di Dio:

Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. (Gv. 8:28, RSV).

Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me". (Gv. 12:49-50, RSV).

Il concetto di YHVH come un titolo distribuito diventa ancora più apparente nella Genesi 18 quando tre esseri appaiono ad Abramo e tutti sono chiamati YHVH:

Egli  [Abramo]alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. (Gn. 18:2-3, RSV).

 Nel testo ebraico originale la parola qui tradotta come “Signore” era in realtà YHVH.  Abramo chiamava tutti e tre gli “uomini” YHVH.  Comunque mentre i Soferim, che erano i revisori ufficiali sotto Esdra e Neemia, stavano fissando il testo ebraico alterarono questa parola e altri 133 casi per sostituirla con Adonai o Signore. (Le loro alterazioni furono registrate ai margini del testo.)  Presumibilmente, la ragione di queste alterazioni stava nella riverenza per il nome divino YHVH, ma sembra più probabile che la vera ragione fosse che i  Soferim erano preoccupati che YHVH venisse applicato ad altre entità oltre che a YHVH l’Altissimo.  Alterazioni  simili si ritrovano ai versi 27,30,32.  (Una lista completa di queste alterazioni si può trovare all’appendice 32 della Companion Bible).

Nei versi 16-22, uno degli uomini, ora chiamati YHVH, decide di rimanere con Abramo, mentre gli altri due partono per Sodoma.  Comunque questo YHVH si riferisce a YHVH in terza persona come colui che benedice Abramo, quindi un’indicazione in più sulla molteplicità di YHVH:

Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sodoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: "Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso".  Disse allora il Signore: "Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!". Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sodoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. (Gn. 18:16-22, RSV).

 Questo YHVH, che rappresenta YHVH in cielo scese per vedere se il clamore contro Sodoma fosse vero.  Nel Capitolo 19 i due “uomini”, ora chiamati angeli (mal’ak), vanno a Sodoma.  Nel verso 18, Lot si rivolge a loro chiamandoli YHVH:

Ma Lot gli disse: "No, mio Signore! [un’altra delle 134 alterazioni dei Soferim, originariamente YHVH]; (Gn. 19:18,RSV).

Gli angeli dicono a Lot che YHVH li ha mandati per distruggere Sodoma:

Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore [YHVH] è grande e il Signore [YHVH] ci ha mandati a distruggerli".  (Gn. 19:13, RSV).

Nel verso 24 gli angeli, chiamati YHVH,  fanno piovere fuoco proveniente dal YHVH in cielo:

quand'ecco il Signore [YHVH] fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore [YHVH].  (Gn. 19:24, RSV).

Quindi, vediamo in questi racconti il termine YHVH applicato senza distinzione ad almeno quattro esseri: i tre “uomini” (evidentemente Cristo e due angeli che lo accompagnano)  e Dio in Paradiso.  Chiaramente, YHVH è un titolo distribuito applicato a coloro che rappresentano Dio il Padre per gli umani.  Geova in Paradiso è Geova delle schiere.

3.2 L’Angelo impedisce l’uccisione di Isacco

Il successivo riferimento all’Angelo è nell’episodio in cui ad Abramo viene chiesto di uccidere Isacco.  In questo caso l’Angelo interviene per evitare la morte di Isacco:

Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!". L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio [Elohim]e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio". Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo: "Il Signore provvede", perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore provvede". Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce". (Gn. 22:11-18,RSV).

Qui l’Angelo parla sia come entità autonoma (“Ora so che….”) sia per conto di YHVH Dio del cielo (“Giuro per me stesso, oracolo di YHVH….”).

E’ interessante notare che nell’elogiare Abramo l’Angelo disse: “:poiché io ora so che hai paura di Dio visto che non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico figlio da me”.  Da questo si capisce che l’Angelo era Elohim il quale ha chiesto ad Abramo di uccidere suo figlio nei versi 1-2, e che l’Angelo non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Abramo, ma l’avrebbe scoperta osservando le sue azioni.  Quindi, l’Angelo non ha una precisa previsione o preveggenza.  Questo è esattamente il caso di Cristo.  Ci sono alcune cose che Cristo non sa e che devono essergli rivelate dal suo Dio e Padre il quale ha preveggenza assoluta:

[Nota – Questa è un’ulteriore prova che Cristo non è l’unico vero Dio.  L’unico vero Dio, Dio il Padre, dal principio annuncia la fine (Is. 46:9-10, RSV).  E’ il suo mistero e la sua volontà che si stanno rivelando in terra (Ef. 1:9-10; 3:9).  Cristo conosce queste cose attraverso la rivelazione del Padre (Ap. 1:1).]

Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.  (Mc. 13:32, RSV).

Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni. (Ap. 1:1, RSV).

L’argomento del sacrificio di Isacco è esaminato in dettaglio con tutte le sue implicazioni per il Giudaismo,  per l’Islam ed il Corano, nei saggi L’Angelo e il sacrificio di Abramo [071], Genesi 22, Giudaismo, Islam e il sacrificio di Isacco [244].

3.3 L’Angelo e la moglie di Isacco

Più tardi, quando Abramo inviò il suo servo a prendere una moglie per Isacco,  egli promise che l’Angelo di YHVH sarebbe stato con il servo per benedire il suo viaggio.  Dalle sue parole, Abramo comprese la distinzione tra YHVH il Dio del cielo, e l’Angelo o Mal’ak che era il messaggero di YHVH e attraverso il quale aveva trattato con lui.  Il servo riconobbe la guida dell’Angelo come equivalente a quella di YHVH. Quindi, l’Angelo rappresentò veramente Dio:

Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio.

Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre.

Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone. (Gn. 24:7,40,48, RSV).

Nel Nuovo Testamento Cristo riveste un compito simile a quello di guida, protezione, benedizione e di rappresentante di Dio presso di noi:

E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". (Mt. 28:18-20, RSV).

 

4  GIACOBBE E L’ANGELO

In questa sezione, sono rivelate tre qualità profonde dell’Angelo di YHVH:

§         Come messaggero di Dio (l’Altissimo), la presenza dell’Angelo equivale alla presenza di Dio. Vedere l’Angelo è come vedere Dio (l’Altissimo).

§         L’Angelo è lo strumento di Dio per la redenzione.

§         L’Angelo è identificato con Dio [Elohim] che ha guidato, parlato, benedetto e sfamato Giacobbe, Isacco ed Abramo.

4.1 Il Dio della casa di Dio

Quando Giacobbe fuggì da Esaù per andare da suo zio Labano ad Paddan-Aram, fece un potente sogno vicino alla città di Luz. In questo sogno, egli vide YHVH in cima ad una scalinata che portava in cielo che lo benedice.  YHVH promise di stare con Giacobbe, di tenerlo con se, di non abbandonarlo, e di riportarlo al suo paese.  Giacobbe fece voto a YHVH accettandolo come suo Dio:

Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore [YHVH] gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto". Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel [casa di Dio], mentre prima di allora la città si chiamava Luz. Giacobbe fece questo voto: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.  (Gn. 28:11-21, RSV).

Avendo visto in un sogno un essere che chiamava se stesso YHVH, dopo alcuni anni Giacobbe fa un’ altro sogno in cui l’Angelo di Dio gli dice, “Io sono il Dio di Betel,” e “Tu hai fatto un voto a me”.  Quindi, l’Angelo è ancora legato al titolo YHVH.  Vale la pena di notare che il testo si riferisce all’Angelo come Mal’ak HaElohim.  La preposizione ha significa il.  Cioè l’Angelo è identificato come l’Angelo del Dio.  Quindi, benché chiamato Elohim, l’Angelo è il Mal’ak o il messaggero di un più alto Elohim, che è L’Elohim, cioè Il Dio.  E’ significativo anche che l’Angelo chiama se stesso L’El Betel o Dio della casa di Dio:

L'angelo di Dio [Mal’ak HaElohim] mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi. Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa. Io sono il Dio di Betel [El Betel], dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!". (Gn. 31:11-13, RSV).

Nel Nuovo Testamento, si parla di Cristo come Dio unto dal suo Dio(che è il Padre).  Egli è anche il Figlio ed il sommo sacerdote della casa del Padre:

hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni. (Eb. 1:9, RSV).

Cristo, invece, lo fu come figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo. (EB. 3:6, RSV).

avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio. (Eb. 10:21, RSV).

Nel passaggio seguente, il Dio [El] di Betel riappare per benedire ed istruire Giacobbe.  Dai passaggi precedenti e dai successivi commenti di Giacobbe nella Genesi 48:15-16, è evidente che il Dio di Betel deve esser stato l’Angelo di YHVH.  Le corrispondenze tra le sue attività qui e le suo precedenti apparizioni ad Agar e ad Abramo sono ovvie:

Dio disse[Elohim] a Giacobbe: "Alzati, và a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio [El] che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello". Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: "Eliminate gli dei stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti. Poi alziamoci e andiamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio [El] che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso". Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dei stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem. Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe. Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nel paese di Canaan. Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel" [Eb. Il Dio della casa di Dio], perché là Dio gli si era rivelato [Eb. Elohin (Dei) erano rivelati, - questo è al plurale ed è stato interpretato dai commentatori RABBINICI come riferimento all’Angelo di Elohim che parlò come YHVH e agli altri angeli visti salire e scendere la scalinata; Essi sono tutti elohim] quando sfuggiva al fratello. Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel, ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del Pianto. Dio [Elohim] apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse. Dio [Elohim] gli disse: "Il tuo nome è Giacobbe. Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele sarà il tuo nome". Così lo si chiamò Israele. Dio gli disse: "Io sono Dio onnipotente [El Shaddai]. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi. Il paese che ho concesso ad Abramo e a Isacco darò a te
e alla tua stirpe dopo di te darò il paese". Dio [Elohim]  scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato. (Gn. 35:1-13, NKJV).

Ancora, come con Abramo e Isacco (Gn. 28:3) l’Angelo parla come El Shadday, ciò indica che è il Mal’ak o messaggero di El Shadday che sta parlando.

4.2 Il Volto di Dio

Ritornando dall’incontro con Esaù, “un uomo”  incontra Giacobbe e lotta con lui fino all’aurora.  Giacobbe considera questa esperienza come il vedere Dio [Elohim] “faccia a faccia”, e chiama il posto, “Faccia di Dio”.  Chiaramente, questo “uomo” portava la presenza di Dio in se stesso.

Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: "Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora". Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!". Gli domandò: "Come ti chiami?". Rispose: "Giacobbe". Riprese: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!". Giacobbe allora gli chiese: "Dimmi il tuo nome". Gli rispose: "Perché mi chiedi il nome?". E qui lo benedisse.  Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel [Eb. Faccia di Dio] "Perché - disse - ho visto Dio [Elohim] faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva". (Gn. 32:24-31, NKJV).

Secoli più tardi, il profeta Osea fu ispirato a ricordare quest’episodio.  Si dice che Giacobbe abbia lottato con Dio [Elohim].  Nel verso seguente questo Dio o Elohim è identificato con l’Angelo.

Il Signore è in lite con Giuda
e tratterà Giacobbe secondo la sua condotta,
lo ripagherà secondo le sue azioni. Egli nel grembo materno soppiantò il fratello e da adulto lottò con Dio [Elohim], lottò con l'angelo e vinse, pianse e domandò grazia. Ritrovò Dio in Betel e là gli parlò
. "Signore, Dio degli eserciti, Signore" è il suo nome. (Os. 12 3-6, NKJV).

In Ose 12:6 il termine il Signore, Dio degli esrciti non è il solito YHVH Sabaoth.  Piuttosto, in ebraico si legge YHVH, Elohim HaSabaoth o YHVH, Dio degli eserciti.  Dunque l’Angelo è riferito a YHVH, [il] Dio degli eserciti.  Questo fa corrispondere Cristo con il capitano delle armate celesti in Giosuè 5:15 (vedere anche Mt. 24:30-31; 1Ts. 4:16; Gd. 14; Ap. 19:13-14.)

Prima di chiudere questa sezione si deve osservare che Cristo rappresenta per noi il “volto di Dio”:

Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? (Gv. 14:9, RSV).

E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. (2Cor. 4:6, RSV).

Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; (Col. 1:15, RSV).

4.3 L’Angelo della Redenzione

L’ultima volta che ci si riferisce all’Angelo nella Genesi è quando Giacobbe benedice i figli di Giuseppe, Efraim e Manasse.  Qui Giacobbe chiama esplicitamente il Dio [Elohim] dei suoi padri e il Dio [Elohim] che lo ha sfamato per tutta la vita fino a quel giorno, “l’Angelo che mi ha redento”.  Il legame con Cristo è ovvio (cfr. Gal. 3:13; 4:5).  Nell’uso più recente, “l’Angelo che redime”, è chiamato, “l’Angelo della Redenzione”.  E’ interessante anche che il termine sfamato (come in il Dio che ha sfamato) significa custodito.  Chiaramente, l’Angelo della Redenzione è anche il pastore d’ Israele.  Questo lo collega chiaramente con il Cristo Buon Pastore (Gv. 10:14).

E così benedisse Giuseppe: "Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi giovinetti! (Gn. 48:15-16).

 Precedentemente Abramo disse al suo servo che aveva camminato con YHVH, e nello stesso passaggio distinse YHVH dal suo Angelo (Gn. 24:40).  Nella Genesi 48:15-16 Giacobbe dice che suo nonno Abramo camminò con Elohim che era l’Angelo o Mal’ak.  Questa non è una contraddizione.  Il Mal’ak di YHVH era l’Elohim di Abramo, Isacco e Giacobbe (cioè, L’Elohim unto dal suo Elohim, che è Dio l’Altissimo, per essere il loro Signore, Protettore e Redentore), ma non era l’oggetto della loro adorazione.  Veneravano invece Dio Onnipotente o El Shadday. Essi si avvicinavano a lui attraverso il suo Mal’ak che aveva posto sopra di loro.  Questo mette in parallelo i concetti del Nuovo Testamento secondo i quali i Cristiani venerano sia Dio che Cristo e si avvicinano a Dio attraverso Cristo: 

Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi; (Ef. 5:1, KJV).

Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. (Gv. 12:26, KJV).

Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. (Gv. 14:13, KJV).

 

5. MOSE’ E L’ANGELO

5.1 Il discorso di Stefano

La Chiesa di Dio sin dal primo secolo ha accettato che Colui che parlò dal roveto in fiamme, Colui che diede i dieci comandamenti dal Monte Sinai, Colui che guidò Israele attraverso il deserto, Colui che parlò con Mosè in prima persona, era Cristo prima della sua incarnazione.  Ad esempio Paolo scrisse:

Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.              (1Cor. 10:1-4, RSV).

Comunque la Bibbia è chiara nel dire che fu l’Angelo YHVH a fare queste e molte altre cose.  La Chiesa antica credeva che Cristo fosse il Mal’ak o Angelo di Dio: (vedere la discussione nell’appendice 5 per maggiori informazioni).

e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. (Gal. 4:14, RSV).

Una chiara prova della concezione del ruolo di Cristo come Angelo di YHVH nella Chiesa antica è data dal discorso di Stefano negli Atti 7.  I versi 30-38 sono molto importanti.  Nel verso 30 Mosè vede l’Angelo e sente la voce del Signore.  Nel verso 35, Mosè è mandato per essere un salvatore con l’aiuto dell’Angelo.  Nel verso 38, si afferma in modo esplicito che fu l’Angelo di Dio a dare la legge ad Israele attraverso Mosè.  I commenti di Stefano gettano le fondamenta per ulteriori analisi delle testimonianze di Mosè che tratta con l’Angelo di YHVH nel Nuovo Testamento:

Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. (At. 7:30-38, NKJV).

Questo è il verso 38 da varie traduzioni moderne in italiano e una parafrasi.

Questo è colui che nell’assemblea nel deserto era l’intermediario tra l’Angelo che parlò a lui ed i nostri padri sul monte Sinai, e ricevette gli oracoli viventi (parole che ancora vivono) per consegnarli a noi. (The Amplified Bible)

Questo è l’uomo che nell’assemblea nel deserto intervenì tra l’Angelo che parlò a lui ed i nostri padri sul monte Sinai; egli ricevette le parole viventi per darle a noi. (Moffat)

In quella Chiesa nel deserto, questo è l’uomo che era il mediatore tra l’Angelo che era solito parlare con lui sul monte Sinai ed i nostri padri. Questo è l’uomo che ricevette le parole, le parole viventi, che stavano per essere date a te. (Phillip)

Poiché nel deserto Mosè era l’intermediario – il mediatore tra il popolo d’Israele e l’Angelo che diede loro la legge di Dio – il mondo vivente- sul monte Sinai. (La Bibbia Vivente)

 

   5.2 L’Angelo nel roveto

Mosè incontra l’Angelo per la prima volta quando appare nel roveto in fiamme.  Non appena Mosè si avvicina per vedere, ci viene detto che YHVH vede e parla.  Inoltre, il narratore identifica se stesso con il Dio [Elohi – una forma singolare di Elohim] di Abramo, Isacco e Giacobbe.  Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, come abbiamo visto nella Genesi 48:15-16, era l’Angelo della Redenzione.  Infine, l’Angelo fa ritornare Mosè in Egitto e gli promette di aiutare lui e i suoi sforzi.

Ricordandoci anche che Stefano disse che Dio mandò Mosè a salvare Israele con l’aiuto dell’Angelo che gli apparve, è evidente da questo racconto che i termini Angelo di YHVH, YHVH, e Elohim, sono usati in modo intercambiabile per descrivere l’unica e la stessa entità.

Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?". Il Signore [YHVH] vide che si era avvicinato per vedere e Dio [Elohim] lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio [Elohi] di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio [Elohim]. Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!". Mosè disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti?". Rispose: "Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte". (Es. 3:1-6, 10-12, NKJV).

Vale la pena menzionare che l’Angelo che parlò per il suo Elohim, vale a dire Dio il Padre, e che portava il titolo di Elohim in quanto gli era stata delegata l’autorità, poteva anche delegare altri – in questo caso Mosè -  ad essere Elohim e portare questo titolo in segno di autorità delegata.  Dunque, Mosè era un Mal’ak per l’Angelo ed un Elohim per suo fratello Aronne.  Mentre Aronne era un Mal’ak per il suo Elohim, Mosè:

Parlerà lui [Aronne] al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio [lett. un Elohim].(Es. 4:16, RSV).

 

5.3 L’Angelo nella nube

Nei passaggi seguenti ci viene detto che YHVH era presente nella nube mentre egli guidava Israele.  Ci viene detto anche che era un Angelo a guidare Israele e che i movimenti della nube dipendevano dai movimenti dell’Angelo.  Ancora una volta l’Angelo di YHVH è identificato con YHVH.

 

Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. (Es. 13:21, NKJV).

 

L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro.  

Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. (Es. 14:19,24, NKJV).

 

Paolo scrisse che fu Cristo a guidare Israele attraverso il mare (1Cor. 10:1-4 citato prima).  Quindi l’Angelo di YHVH è identificato inequivocabilmente con Cristo.

 

5.4 L’Angelo come colui che da la legge

Nella sezione 5.1, è stato citato At. 7:38, mostrando che Mosè era il mediatore tra l’Angelo e Israele, ricevendo la legge dall’Angelo.  Un confronto fra At. 7:38 con i seguenti passaggi mostra ancora una volta che l’Angelo è eguagliato a YHVH. Il concetto della legge di Dio ordinata e consegnata dagli Angeli di Dio – cioè, approvata come legge dal consiglio degli Dei e consegnata dal suo Mal’ak – non è trattato in questo saggio, ma è casualmente menzionato in un paio di passi del Nuovo Testamento:

 

voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata. (At. 7:53, RSV).

 

Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. (Gal. 3:19, RSV).

 

Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro il Dio [Elohim] d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio [Elohim] e tuttavia mangiarono e bevvero. Il Signore [YHVH] disse a Mosè: "Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli". Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: "Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro". Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La Gloria del Signore [YHVH] venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La Gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.  (Es. 24:9-18, NKJV).

 

[ E il Signore disse a Mosè] ‘e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso’. (Dt. 5:31, NKJV).

 

In questo passaggio notiamo anche che gli anziani d’Israele videro l’Elohim di Israele che fu identificato anticamente come Angelo della Redenzione.

 

5.5 L’Angelo come presenza di Dio

Prima abbiamo visto Giacobbe chiamare l’Angelo con il quale aveva lottato, la Faccia di Dio.  Con questo intendeva che Dio era “presente” o “reso visibile” nella persona dell’Angelo.  Con il tempo questo concetto fu sviluppato più a fondo e l’Angelo venne conosciuto come l’Angelo della sua (o della) presenza (cioè Il Messaggero della presenza di Dio).  L’Angelo, (che era Cristo dall’alto) in realtà fungeva da Emmanuel o Dio con Noi già da molto tempo prima della sua nascita come uomo.

 

In questi passaggi YHVH e l’Angelo della Sua presenza sono distinti l’uno dall’altro.  Questo può essere compreso se noi accettiamo che l’esistenza di Dio il Padre come El Shadday o YHVH degli eserciti, era conosciuta ad Israele.  Essi veneravano YHVH degli eserciti ma sapevano che trattò e fu presente con loro nella persona del suo Messaggero o Angelo, il quale con la virtù di rappresentare YHVH degli eserciti e  condividendo la sua natura divina,  veniva chiamato YHVH.

 

Disse: "Certo, essi sono il mio popolo,
figli che non deluderanno" e fu per loro un salvatore in tutte le angosce. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati;
con amore e compassione egli li ha riscattati; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato. (Is. 63:8-9, NKJV).


Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza. (Dt. 4:37, NKJV).

 

Noi gridammo al Signore [YHVH] ed egli udì la nostra voce e mandò un angelo e ci fece uscire dall'Egitto; eccoci ora in Kades, che è città ai tuoi estremi confini. (Nm. 20:16, NKJV).

 

 

Prima, abbiamo visto l’esempio di Mal’ak che appare e parla ad Abramo e Giacobbe come se fosse El Shadday o Dio Onnipotente in prima persona.  Nell’Esodo, un altro esempio della “trasparenza” con la quale l’Angelo di YHVH parla per conto del YHVH degli eserciti è dato dal fatto che l’Angelo tratta con Mosè e Israele.  In questo episodio la “trasparenza” è così “chiara” che la sua identità si perde e si crea l’illusione che sia YHVH degli eserciti in prima persona a parlare.

 

In Esodo 33 si legge che YHVH invierà l’Angelo davanti ad Israele ma lui (YHVH) non andrà in mezzo a loro.  YHVH degli eserciti (che rimase in cielo) non guidò in prima persona Israele fuori dall’Egitto e non accompagnò nemmeno Israele alla Terra Promessa.  Fu l’Angelo di YHVH a fare queste cose.  Ma in questo esempio, l’Angelo comunicava le parole di YHVH degli eserciti così trasparentemente che abbiamo l’impressione che è YHVH degli eserciti in prima persona a parlare con Mosè.

 

Questa situazione confonde apparentemente  Mosè (Bisogna ricordare che Angelo in ebraico è Mal’ak e significa semplicemente messaggero), che non riconosce che sta parlando con l’Angelo di YHVH che accompagnerà Israele.  Ad ogni modo, dopo la supplica, YHVH degli eserciti (parlando ancora attraverso l’Angelo) riassicura Mosè che sarà presente con Israele.  Questo sarà possibile solo se l’Angelo che andrà con Israele sarà l’Angelo della Presenza di Dio.

 

Manderò davanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo, l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. Và pure verso la terra dove scorre latte e miele... Ma io non verrò in mezzo a te, per non doverti sterminare lungo il cammino, perché tu sei un popolo di dura cervice".  Mosè disse al Signore: "Vedi, tu mi ordini: Fà salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo". Rispose: "Io camminerò  con voi e ti darò riposo". Riprese: "Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra". Disse il Signore a Mosè: "Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome". (Es. 33:2-3,12-17, NKJV).

I passi che seguono ripetono la promessa che l’Angelo di YHVH fa di andare avanti ad Israele.  E’ da notare che egli ha il potere di perdonare i peccati (ma non lo farà se irritato), e che il nome di Dio è in lui.  Questo significa che la natura, l’autorità ed il carattere di Dio sono nell’Angelo.  Ci sono molti parallelismi con Cristo in questo concetto.

“Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari. Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò,” (Es. 23:20-23, RSV).

“Ora và, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato". (Es. 32:34, RSV).

 

6. L’ANGELO DELL’ALLEANZA

l’Angelo di YHVH non era solo l’Angelo della Redenzione e l’Angelo della presenza, ma era conosciuto anche come colui che aveva fatto l’Alleanza con Israele nel Sinai.

In Malachia 3:1 è profetizzato che l’Angelo (o Messaggero) dell’Alleanza che Israele stava cercando verrà al suo Tempio.  Noi sappiamo che quel Messaggero era Cristo ( vedere Mt. 11:10, Mc. 1:2, Lc. 1:76; 7:27). Invece Malachia e i suoi ascoltatori chi pensavano  fosse l’Angelo dell’Alleanza? Lo conoscevano come l’Angelo che si rivolse ad Israele in Giudici 2:1-4 dicendo che avrebbe fatto l’Alleanza con Israele.  [Benché non se ne parli qui, sia la Vecchia che la Nuova Alleanza sono fatte tra YHVH degli eserciti o Dio il Padre e Israele (spirituale o fisico che sia).  Cristo in quanto Mal’ak di Dio è il Mediatore di queste Alleanze e dunque egli parlò ad Israele a Bochim per conto di Dio il Padre o YHVH degli eserciti.] Ancora una volta Cristo è indicato come l’Angelo di YHVH.

Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: "Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo". Appena l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli Israeliti, il popolo alzò la voce e pianse. (Gdc. 2:1-4, RSV).

Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. (Ml. 3:1, traduzione letterale).

 

7. BALAAM E L’ANGELO

In Numeri 22-23 si vede l’Angelo di YHVH che tratta con Balaam. Ancora una volta le azioni e le istruzioni dell’Angelo (“dì solo le parole che io dico a te”) sono identificate con quelle di YHVH. Qui Elohim è chiaramente l’Angelo di YHVH, che porta il nome e l’autorità di YHVH (vedere il saggio La Dottrina e la Profezia di Balaam [204]).

 

Ma l'ira di Dio [Elohim] si accese perché egli [Balaam] era andato; l'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé due servitori. L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano…. L'asina vide l'angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone. Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: "Che ti ho fatto perché tu mi percuota gia per la terza volta?"…..  Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. L'angelo del Signore gli disse: "Perché hai percosso la tua asina gia tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. ….. L'angelo del Signore disse a Balaam: "Và pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò". Balaam andò con i capi di Balak.

 Balaam disse a Balak: "Fermati presso il tuo olocausto e io andrò; forse il Signore mi verrà incontro; quel che mi mostrerà io te lo riferirò". . Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam e gli disse: "Torna da Balak e parla così"…. Balaam, gli mise le parole sulla bocca e gli disse: "Torna da Balak e parla così".  (Nm. 22:22 a 23:16, NKJV).

I problemi con l’Angelo e Balaam e le dottrine di Balaam sono stati esaminati nei saggi I Nicolaiti [202] La Dottrina e la Profezia di Balaam [204].

 

 

8. GIOSUE’ E L’ANGELO

L’Angelo appare a Giosuè anche in veste di comandante dell’esercito di YHVH, riferendoci a lui come YHVH.

Mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: "Tu sei per noi o per i nostri avversari?". Rispose: "No, io sono il capo dell'esercito del Signore [YHVH]. Giungo proprio ora". Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: "Che dice il mio signore al suo servo?". Rispose il capo dell'esercito del Signore [YHVH] a Giosuè: "Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo". Giosuè così fece. Ora Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore [YHVH] a Giosuè: “Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri” (Gs. 5:13 a 6:2, RSV).

Notare che il terreno dove si trova il Comandante è sacro (cfr. Es. 3) e che il termine YHVH è applicato all’Angelo di YHVH, dunque YHVH è applicato al Comandante dell’esercito di YHVH.  Quindi, questo essere portava in se l’autorità e la presenza di YHVH proprio come l’Angelo di YHVH.  Da Osea 12:5 citata prima, dove l’Angelo è chiamato YHVH, Elohim degli eserciti, e dati i passaggi del Nuovo Testamento in cui Cristo è descritto come il Capo dell’esercito celeste (p.es. Ap. 19:11-13) è difficile evitare di concludere che l’essere che apparve a Giosuè fosse l’Angelo di YHVH, cioè Cristo.

9. L’ANGELO E I GIUDICI

 L’Angelo di YHVH appare più volte in Giudici.  Prima abbiamo visto la sua apparizione a Israele dove egli  chiama se stesso Mal’ak che ha fatto l’Alleanza con Israele sul Sinai.  Ora analizziamo il suo coinvolgimento con i giudici di Israele.

9.1 Gedeone e l’Angelo

Il primo racconto è la sua apparizione a Gideone.  Qui il termine Angelo di YHVH  e YHVH  si possono interscambiare poiché descrivono lo stesso personaggio.  E’ interessante osservare che Gideone inizialmente chiama l’Angelo di YHVH il suo adoni, una forma di signore o padrone usato per gli uomini.  Appena Gideone inizia a capire la vera identità dell’Angelo, si rivolge a lui chiamandolo ( nel testo ebraico standard) Adonai.  Questo era il nome formale divino usato parlando di YHVH, perché “YHVH” era considerato troppo sacro per essere pronunciato.  Comunque, come i passaggi della Genesi hanno evidenziato prima, la parola originale al verso 15 era YHVH, e fu cambiata in Adonai dai Soferim quando fecero gli altri 133 testi, presumibilmente per nascondere il fatto che il titolo YHVH fosse stato utilizzato per un Angelo. 

Ora l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita; Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel tino per sottrarlo ai Madianiti. L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Il Signore [YHVH] è con te, uomo forte e valoroso!". Gedeone gli rispose: "Signor mio [Eb. adoni, usato per gli uomini], se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci ha fatto forse uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha messi nelle mani di Madian".

 

Allora il Signore si volse a lui [chiaramente questo è l’Angelo che si volge] e gli disse: "Và con questa forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?". Gli rispose: "Signor mio [Eb. Adonai, questo era originariamente YHVH ma era uno dei 134 casi cambiati da YHVH in Adonai dai Sopherim], come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manàsse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre". Il Signore gli disse: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo". Gli disse allora: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti". Rispose: "Resterò finché tu torni".

 

Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di farina preparò focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L'angelo di Dio gli disse: "Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa pietra e versavi il brodo". Egli fece così. Allora l'angelo del Signore stese l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; salì dalla roccia un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime e l'angelo del Signore scomparve dai suoi occhi.

 

Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore [Eb. Adonai YHVH], ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!". Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non morirai!". Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò Signore-Pace [Lett. Egli da la Pace]. Esso esiste fino ad oggi a Ofra degli Abiezeriti. ( Gdc. 6:11-24, NKJV).

 

Il titolo il Signore-Shalom che significa Egli da la Pace è importante poiché è molto vicino al titolo dato al Messia, cioè Principe della Pace (Is. 9:6).

 

9.2 I Genitori di Sansone e l’Angelo

 

Qualche tempo dopo l’Angelo di YHVH apparve di nuovo, questa volta ai genitori di Sansone.  In questo racconto sono interessanti diversi punti.  Il padre di Sansone, Manoach inizialmente dubita dell’identità dell’Angelo.  Chiede all’Angelo il suo nome.  L’Angelo risponde che il suo nome maestoso, un termine in ebraico molto vicino ad uno dei titoli di Cristo dati in Isaia 9:6.

 

Quando Manoah comprende l’identità dell’Angelo, lo identifica con Dio o Elohim  (“abbiamo visto Dio!” ).  Manoach si spaventa quando capisce che ha visto faccia a faccia l’Elohim di Israele, l’Angelo di HaElohim (o Angelo di Dio) poiché questo Elohim disse a Mosè che “nessun uomo può vedermi e restare vivo”(Es. 33:20).    La capacità o l’incapacità di osservare questo volto dell’Elohim deve dipendere dal grado di potenza o di gloria che decide di mostrare.  Abramo, Giacobbe, Mosè, Giosuè e Gideone videro tutti l’Agelo faccia a faccia e non morirono (anche se sia Giacobbe che Gideone vedendolo si spaventarono ).  Poiché Manoach e sua moglie non subirono alcun danno, l’Angelo deve essere apparso in uno stato non glorificato, permettendo così l’ osservazione della sua persona.

 

C'era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti, chiamato Manoach; sua moglie era sterile e non aveva mai partorito. L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: "Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d'immondo. Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei". La donna andò a dire al marito: "Un uomo di Dio [HaElohim] è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio [HaElohim], un aspetto terribile. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte".

 

Allora Manoach pregò il Signore e disse: "Signore [Eb. Adonai, questo era originariamente YHVH ma era uno dei 134 casi cambiati da YHVH in Adonai dai Sopherim], l'uomo di Dio mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che dobbiamo fare per il nascituro". Dio [HaElohim] ascoltò la preghiera di Manoach e l'angelo di Dio [HaElohim] tornò ancora dalla donna, mentre stava nel campo; ma Manoach suo marito non era con lei. La donna corse in fretta ad informare il marito e gli disse: "Ecco, mi è apparso quell'uomo che venne da me l'altro giorno". Manoach si alzò, seguì la moglie e giunto a quell'uomo gli disse: "Sei tu l'uomo che hai parlato a questa donna?". Quegli rispose: "Sono io". Manoach gli disse: "Quando la tua parola si sarà avverata, quale sarà la norma da seguire per il bambino e che si dovrà fare per lui?". L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Si astenga la donna da quanto le ho detto. Non mangi nessun prodotto della vigna, né beva vino o bevanda inebriante e non mangi nulla d'immondo; osservi quanto le ho comandato". Manoach disse all'angelo del Signore: "Permettici di trattenerti e di prepararti un capretto!". L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Anche se tu mi trattenessi, non mangerei il tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo al Signore". Manoach non sapeva che quello fosse l'angelo del Signore. Poi Manoach disse all'angelo del Signore: "Come ti chiami, perché quando si saranno avverate le tue parole, noi ti rendiamo onore?". L'angelo del Signore gli rispose: "Perché mi chiedi il nome? Esso è misterioso [Eb. Peli, legato a pele, che significa misterioso, e usato per Cristo in Is. 9:6]". Manoach prese il capretto e l'offerta e li bruciò sulla pietra al Signore, che opera cose misteriose. Mentre Manoach e la moglie stavano guardando, mentre la fiamma saliva dall'altare al cielo, l'angelo del Signore salì con la fiamma dell'altare. Manoach e la moglie, che stavano guardando, si gettarono allora con la faccia a terra e l'angelo del Signore non apparve più né a Manoach né alla moglie. Allora Manoach comprese che quello era l'angelo del Signore. Manoach disse alla moglie: "Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio [Eb. Elohim; Manoach sapeva di aver visto un Elohim (non un Eloah colui che nessun uomo ha mai visto)]!". Ma sua moglie gli disse: "Se il Signore avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l'olocausto e l'offerta; non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe fatto udire proprio ora cose come queste".  (Gdc. 13:2-23, NKJV).

 

10. L’ANGELO NEI GIORNI DEI RE

10.1 Davide e l’Angelo

La storia di Saul e Davide e di come Davide sia fuggito verso i Filistei per scappare da Saul è narrata in Samuele.  La risposta dei Capi dei Filistei fermò Davide dal lottare contro Israele.  Nel Primo libro di Samuel il capitolo 29 narra di come i Filistei concentrarono tutte le loro armate ad Afek e che Davide vi andò con Achis colui che aveva servito fedelmente.  I Filistei andarono in collera per la sua presenza e gli intimarono di ritirarsi.  Achis difese la sua lealtà, ma gli fu ordinato di mandare via Davide e i suoi uomini e lo fece.  Nella sua discussione Achis lodò la bontà di Davide e lo paragonò ad un angelo di Elohim.  Quindi c’era all’interno delle nazioni gentili la conoscenza del Mal’ak di Elohim

Rispose Achis a Davide: "So bene che tu mi sei prezioso come un inviato di Dio; ma i capi dei Filistei mi hanno detto: Non deve venire con noi a combattere. (1Sm. 29:9, RSV).

 

Nel secondo Libro di Samuel capitolo 14, ci viene narrata la storia della vedova di Tekoa i cui figli lottarono.  Uno uccise l’altro e per questo venne condannato a morte.  Per questo l’eredità della sua famiglia sarebbe svanita.  Lei si appella al re il quale al verso 17 è paragonato a un Messaggero o Angelo di Elohim:

 

La donna concluse: "La parola del re mio signore conceda la calma. Perché il re mio signore è come un angelo di Dio per distinguere il bene e il male. Il Signore tuo Dio sia con te!".  (2Sm. 14:17, RSV).

 

L’Angelo di YHVH è descritto anche nel secondo Libro di Samuel 24:16.  Egli apparve vicino all’aia di Arauna il Gebuseo.  Davide vide l’Angelo distruggere il popolo e così si pentì del suo peccato ( di censire il popolo ) e si appella a YHVH il quale ferma la distruzione.  A Davide venne comandato tramite Gad di innalzare un altare a YHVH. 

 

E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che distruggeva il popolo: "Basta; ritira ora la mano!". Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo. Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: "Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!". Quel giorno Gad venne da Davide e gli disse: "Sali, innalza un altare al Signore sull'aia di Araunà il Gebuseo". Davide salì, secondo la parola di Gad, come il Signore aveva comandato.  (2Sm. 24:16-19, RSV).

Nel verso 19 si dice che le istruzioni che Gad da a Davide sono in realtà di YHVH.  Comunque nel racconto corrispondente nel primo Libro delle Cronache 21:12-30 è l’Angelo che dice a Gad cosa dire:

Davide, alzati gli occhi, vide l'angelo del Signore che stava fra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra. Davide disse a Dio: "Non sono forse stato io a ordinare il censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il gregge, che cosa hanno fatto? Signore Dio mio, sì, la tua mano infierisca su di me e sul mio casato, ma non colpisca il tuo popolo". L'angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse ad erigere un altare al Signore nell'aia di Ornan il Gebuseo. (1Cr. 21:16-18, RSV).

Quindi lo YHVH nel racconto del Libro di Samuel ci spiega, infatti, che stiamo trattando con due YHVH, l’Angelo di YHVH chiamato YHVH e YHVH per il quale il sacrificio deve essere fatto.  Il secondo YHVH, quello per il quale il sacrificio fu fatto deve essere YHVH degli eserciti, o Dio Onnipotente.  L’oggetto di venerazione era YHVH come il Supremo YHVH o YHVH degli eserciti e non lo YHVH chiamato  l’Angelo di YHVH.

Noi sappiamo per certo che l’oggetto di venerazione al Tempio era Eloah, la suprema divinità, l’unico vero Dio, che ha posto il suo nome a Gerusalemme.  Era la legge di Eloah ad essere seguita (cfr. Esd. 4:24-7:26). Eloah è Yahovah degli eserciti.

E’ da notare anche che al verso 16 l’Angelo è descritto fra cielo e terra.  Cioè, è descritto come mediatore tra gli uomini e Dio.  Questo è analogo al ruolo di Cristo nel Nuovo Testamento:

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. (1Tm. 2:5, RSV).

10.2 Elia e l’Angelo

Dopo che Elia aveva ucciso tutti i profeti di Baal (1 Re 19), la notizia fu data da Acab a Gazabele  il quale giurò di uccidere Elia, al che Elia si alzò e se ne andò per salvare la sua vita.  L’Angelo di YHVH lo trovò e gli diede la forza di continuare.

 

Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!". Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio [HaElohim], l'Oreb.

Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore [YHVH] gli disse: "Che fai qui, Elia?". Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore [YHVH], ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. (1Re. 19:5-12, Bibbia Interlineare).

L’Angelo YHVH apparve e assistette Elia ed Elia identificò l’Angelo con YHVH. Nella caverna egli dice a YHVH, qui definito la Parola di YHVH, di come sia stato diligente per YHVH degli eserciti, dunque distingue i due.  Lo YHVH nella grotta gli dice di andare fuori e di fermarsi davanti a YHVH, il quale gli parla mormorando dandogli le istruzioni.  Dunque, questo passo appare per presentare due YHVH.  Poiché nessun uomo in nessun tempo ha mai sentito la voce di YHVH degli eserciti o Dio Onnipotente, si deve trattare dell’Angelo dell’Alleanza e un angelo subordinato.  Secondo l’interpretazione giudaica di “voce di Dio” era un Cherubino a parlare.  Data questa interpretazione della voce di Dio, noi abbiamo una gerarchia di YHVH a tre livelli.

Gli unti, inclusi i Cherubini, erano chiamati Geova ed elohim che rappresentano Dio.

Un’altra spiegazione è che lo stesso Angelo di YHVH parlò sia dentro che fuori la caverna.  Comunque, questo sembra rendere l’intero lavoro ancor più privo di senso.   Lo scopo sembra essere quello di dimostrare la struttura, il piano e l’autorità della divinità.

L’Angelo di YHVH parla di nuovo ad Elia nel racconto nel secondo Libro dei Re 1:3-4 circa i messaggeri del Re di Samaria che costui aveva mandato a Baal-Zebub (dio delle mosche ), dio di Accaron, per interrogarlo se e come sarebbe guarito dalla sua malattia.  L’Angelo dice ad Elia che il Re non sopravviverà perché egli aveva chiesto al Dio di Accaron.

L’Angelo parlò esprimendo l’autorità di YHVH (cioè “così dice YHVH”):

Ora l'angelo del Signore disse a Elia il Tisbita: "Su, và incontro ai messaggeri del re di Samaria. Dì loro: Non c'è forse un Dio in Israele, perché andiate a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn? Pertanto così dice il Signore: Dal letto, in cui sei salito, non scenderai, ma di certo morirai". Ed Elia se ne andò. (2Re. 1:3-4, RSV).

In modo simile al verso 15 dopo che il fuoco era caduto dal cielo ed aveva divorato le guardie mandate ad arrestare Elia, l’Angelo apparve e disse ad Elia di andare con loro.  Ancora una volta parla per conto di YHVH:

L'angelo del Signore disse a Elia: "Scendi con lui e non aver paura di lui". Si alzò e scese con lui dal re.(2Re. 1:15, RSV).

 

10.3 Isaia e l’Angelo

Quando l’esercito assiro comandato da  Sennacherib invase Israele e Ezechia pregò YHVH degli eserciti per la liberazione, Isaia venne mandato da Ezechia da YHVH.  A Ezechia venne detto che il fervore di YHVH degli eserciti li avrebbe liberati (2Re. 19:31).  YHVH disse che:

“Perciò dice il Signore contro il re d'Assiria:
Non entrerà in questa città
e non vi lancerà una freccia,
non l'affronterà con scudi
e non vi costruirà terrapieno.” (2Re. 19:32, RSV).

 

Quella notte l’Angelo di YHVH uscì fuori e distrusse 185.000 uomini dell’esercito degli Assiri e Sennacherib ritornò a casa umiliato  solo per essere ucciso dai suoi figli.

Ora in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti. Sennàcherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a Ninive. Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Mèlech e Sarèzer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon. (2Re. 19:35-37, RSV).

 

La stessa storia è narrata in Isaia 37:36 e nel secondo Libro delle Cronache 32:21.  Nel secondo racconto è riportato che YHVH (o Geova) invia un angelo per distruggere gli Assiri.

 

10.4 L’Angelo protegge Israele

 Il Salmo 34:7 afferma che l’Angelo di YHVH si accampa attorno a coloro che lo temono:

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva. (Sal. 34:7, RSV).

  Il concetto che stiamo trattando, quindi, è quello di un essere con una specifica responsabilità piuttosto che una delega ad hoc.  Comunque, questo non vuol dire che nessun altro angelo non avesse delle responsabilità delegate circa Israele.  In Luca 2:9 il termine angelo di Dio è usato per indicare l’angelo (messaggero) che annuncia la nascita di Cristo. Dunque tutti gli angeli, a parte l’ Angelo dell’Alleanza che era Cristo, trattavano con Israele per conto di YHVH degli eserciti o Dio Onnipotente.  Tuttavia, dai testi esaminati nelle precedenti sezioni, sembra essere chiaro che   l’Angelo dell’Alleanza era l’Angelo di YHVH o l’Elohim e YHVH che proteggeva Israele.  Nel Salmo 35:5-6 è presentato lo stesso concetto, in quanto l’Angelo di YHVH è colui che guida il vento contro i nemici.  Egli è il persecutore dei nemici di Israele.  Egli è uno YHVH subordinato a YHVH degli eserciti:

Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore. (Sal. 35:5-6, RSV).

 

11. ALTRI RIFERIMENTI ALL’ANGELO

11.1 L’Angelo come una parte della vita quotidiana di Israele

Dai passaggi riportati nelle precedenti sezioni appare chiaramente che la conoscenza dell’Angelo di YHVH o Angelo di Elohim in Israele era una parte della vita quotidiana.  Egli era l’Elohim di Israele, consacrato sopra ai suoi compagni dal suo superiore Elohim che era Dio, il Padre, YHVH degli eserciti, e ElShadday:

 

Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. (Sal. 45:6-7, RSV).

 

Anche Davide lo riteneva il suo Signore di Adoni (da questo testo):

               

Di Davide. Salmo. Oracolo del Signore al mio Signore: "Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi". (Sal. 110:1, RSV).  (Vedere anche il saggio Salmi 110 [178] ).

Entrambi questi passi venivano usati per Cristo nel Nuovo Testamento (Eb. 1:8-9; Mt. 22:42-45), la chiara implicazione che ne seguiva era che Israele conosceva la relazione gerarchica nella divinità; che il loro Elohim e YHVH era in una posizione subordinata rispetto al suo Elohim e YHVH il quale era Dio l’Altissimo.  Egli era Geova degli eserciti o Elyon.

Salomone mette in guardia il popolo dal disobbedire all’Angelo di Elohim nell’andare nella casa di Dio:

Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto. Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso. E' meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli. Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani. Poiché dai molti sogni provengono molte delusioni e molte parole. Abbi dunque il timor di Dio. (Eccl. 5:1-6, REB).

E’ da notare come essere nella casa di Dio davanti all’Angelo di Dio era come essere in presenza di Dio (perché l’Angelo portava l’autorità di Dio) anche se Dio è in cielo.

11.2 L’Angelo in Daniele

Il Mal’ak di Dio o Angelo di Dio salva le vite di Sarach, Mesach e Abdenego quando questi vennero spinti dentro la fornace infuocata per aver rifiutato di venerare altro Dio all’infuori dell’Altissimo:

mezzo Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in al fuoco?". "Certo, o re", risposero.

Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dei". (Dn. 3:91-92, RSV).

 

Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio. (Dn. 3:95, RSV).

L’Angelo venne anche a salvare la vita di Daniele quando venne spinto nella fossa dei leoni:

La mattina dopo il re si alzò di buon'ora e sullo spuntar del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, chiamò: "Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?". Daniele rispose: "Re, vivi per sempre. Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male". (Dn. 6:20-23, RSV).

11.3 L’Angelo in Zaccaria

In Zaccaria l’Angelo di YHVH è citato dovunque.  Egli è sempre riferito a YHVH ma sempre distinto da YHVH degli eserciti.  Ci viene presentato in Zaccaria 1.  In una visione che ebbe di notte  Zaccaria vede quattro cavalli con quattro cavalieri vicino a degli alberi.  Egli vede anche sia l’Angelo di YHVH (descritto come un Uomo su un cavallo rosso) che un angelo interprete (al quale ci si riferisce anche in 1:9,13-14; 2:3; 4:1,4-5; 5:5,10; 6:4-5).  Nel verso 9 egli fa domande all’angelo interprete circa i cavalli e i cavalieri.  L’angelo interprete dice che spiegherà e al verso 10 l’Uomo tra gli alberi risponde all’angelo interprete.  Al verso 11 quest’Uomo è identificato come l’Angelo di YHVH; egli parla con gli altri cavalieri degli altri cavalli e dopo chiede a YHVH degli eserciti una risposta circa la prigionia di Giuda che dura da 70 anni.

Io ebbi una visione di notte. Un uomo, in groppa a un cavallo rosso, stava fra i mirti in una valle profonda; dietro a lui stavano altri cavalli rossi, sauri e bianchi. Io domandai: "Mio signore, che significano queste cose?". L'angelo che parlava con me mi rispose: "Io t'indicherò ciò che esse significano". Allora l'uomo che stava fra i mirti prese a dire: "Essi sono coloro che il Signore ha inviati a percorrere la terra". Si rivolsero infatti all'angelo del Signore che stava fra i mirti e gli dissero: "Abbiamo percorso la terra: è tutta tranquilla". Allora l'angelo del Signore disse: "Signore degli eserciti, fino a quando rifiuterai di aver pietà di Gerusalemme e delle città di Giuda, contro le quali sei sdegnato? Sono ormai settant'anni!". (Zc. 1:8-12, RSV).

Nei versi 13-17 YHVH risponde all’angelo interprete che parla a Zaccaria.  Il messaggio è che ancora una volta YHVH degli eserciti sceglierà Gerusalemme e la sua cas sarà costruita lì.  Al verso 18 Zaccaria vede quattro corna.  Chiede all’angelo interprete il loro significato.  Al verso 19 l’angelo risponde.  Ai versi 20-21 l’angelo interprete, ora chiamato YHVH, gli mostra quattro fabbri che stanno andando ad occuparsi delle corna (Le forze che hanno disperso Giuda e Israele).  Questo esempio mostra che anche quei  mal’ak, diversi dal singolare Mal’ak di YHVH, prendono il titolo di YHVH perché rappresentano YHVH e dunque portano il suo nome:

Poi alzai gli occhi ed ecco, vidi quattro corna. Domandai all'angelo che parlava con me: "Che cosa sono queste?". Ed egli: "Sono le corna che hanno disperso Giuda, Israele e Gerusalemme". Poi il Signore mi fece vedere quattro operai. Domandai: "Che cosa vengono a fare costoro?". Mi rispose: "Le corna hanno disperso Giuda a tal segno che nessuno osa più alzare la testa e costoro vengono a demolire e abbattere le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo". (Zc. 2:1-4, RSV).

Nel capitolo 2 Zaccaria riceve un messaggio da un altro angelo (forse l’Angelo di YHVH – il testo non è chiaro) su come YHVH stia tornando per dimorare a Gerusalemme.  Questo passaggio è significativo perché nel parlare YHVH dice che è stato mandato da YHVH degli eserciti, indicando così una pluralità di YHVH l’uno subordinato all’altro:

Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te - oracolo del Signore -. Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo ed egli dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te. (Zc. 2:14-15, RSV).

In Zaccaria 3:1-9 l’Angelo è descritto come un giudice.  Ci viene presentata  una corte dove Giosuè il sommo sacerdote è in piedi di fronte all’Angelo con Satana come accusatore.  L’Angelo, chiamato YHVH emette giudizi chiamando YHVH in terza persona o YHVH degli eserciti per rimproverare Satana:

Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo. L'angelo del Signore [YHVH] disse a satana: "Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone s costui un tizzone sottratto al fuoco?". Giosuè infatti era rivestito di vesti immonde e stava in piedi davanti all'angelo,il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: "Toglietegli quelle vesti immonde". Poi disse a Giosuè: "Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa". Poi soggiunse: "Mettetegli sul capo un diadema mondo". E gli misero un diadema mondo sul capo, lo rivestirono di candide vesti alla presenza dell'angelo del Signore. Poi l'angelo del Signore dichiarò a Giosuè: "Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e osserverai le mie leggi, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui.Ascolta dunque, Giosuè sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi servono da presagio: ecco, io manderò il mio servo Germoglio. Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest'unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione - oracolo del Signore degli eserciti - e rimuoverò in un sol giorno l'iniquità da questo paese. (RSV).

Nel verso 3 l’Angelo (chiamato YHVH) non rimprovera direttamente Satana, ma chiama YHVH, il quale deve essere Dio l’Altissimo per rimproverare Satana.  Questo mette in relazione il racconto di Michele che chiama il Signore (Kurios in greco che corrisponde ad Adonai o YHVH in ebraico) per rimproverare Satana come documentato in Giuda 9:

L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (RSV).

L’Angelo di YHVH è eguagliato a Dio [Elohim] in modo evidente in Zaccaria 12:8:

In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l'angelo del Signore davanti a loro. (RSV).

Questo passaggio esprime numerosi concetti.  Prima di tutto l’Angelo di YHVH è davanti a loro;  cioè, egli va prima di Giuda  (e Israele) in battaglia – questo fa coincidere Cristo con il capitano della nostra salvezza:

Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza. (Eb. 2:10, KJV).

Secondo, noi vediamo che alla venuta del Messia (poiché il brano è messianico)  la casa di David dovrebbe essere come Elohim, e l’Angelo di YHVH; cioè, gli umani devono essere contati tra le schiere di Elohim e degli angeli di YHVH.  Terzo, questo brano profeticamente identifica la discendenza che l’Angelo di YHVH avrebbe scelto per il Messia, vale a dire la casa di David.  Cristo sicuramente era della casa di David.  Nel racconto di Michea sulla venuta del Messia si dice che le sue origini risalgono ai tempi antichi.  Ci viene detto che è nella forza di YHVH, il suo Elohim.  Così, il Messia ha un superiore YHVH e Elohim il quale lo consacra con l’autorità:

E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò, Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore suo Dio.
Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. (Mic. 5:1-3, RSV).

Questo aspetto è stato esaminato nel saggio Michea 5:2-3 [121].

 

12. Sommario

La Bibbia insegna in modo chiaro ed inequivocabile che c’è un solo vero Dio.  Gesù identifica questo essere con suo padre (Gv. 17:1-3).  Egli è conosciuto con molti nomi e titoli, compreso L’Altissimo, El Shadday o Dio Onnipotente, YHVH degli eserciti, YHVH, Eloah, Elohim, HaElohim, e via dicendo.  Solo lui è immortale e santo.  Egli è l’oggetto di venerazione del Nuovo Testamento (Gv. 4:21-24) ed era l’oggetto di venerazione dell’Antico Testamento Israele (Es. 20:2-3).  In quanto L’Altissimo. Egli era il Dio d’Israele (p.es. Dt. 32:8; 2Sm. 22:14; Sal. 7:17; 9:2; 21:7; 46:4; 47:2; 50:14; 56:2; 57:2; 73:11; 77:10; 78:17,56; 83:18; 91:1,9; 92:1,8; 107:11).

 

La Bibbia insegna anche che l’unico vero Dio è invisibile, e nessun uomo, in nessun tempo, lo ha mai visto o ha mai sentito la sua voce, ma che egli ha deciso di rivelare se stesso agli umani attraverso dei messaggeri soprannaturali chiamati mal’ak o angeli.  Negli Ebrei, il nome per Dio al singolare è Eloah, e questo termine appartiene correttamente soltanto all’unico vero Dio.  Comunque, c’è una forma derivata di queste parole che è Elohim. Questo termine Elohim è al plurale e indica tutti gli esseri del regno dei cieli, a partire dall’Altissimo, fino ai suoi messaggeri o angeli, includendo anche gli angeli caduti.  In casi particolari ha incluso anche umani.  Il termine Elohim è applicato a tutti coloro che rappresentano Eloah. Poiché essi portano la sua autorità essi portano la forma derivata del suo nome.  A volte l’Elohim che è Eloah in ebraico è differenziato dagli altri Elohim aggiungendo a Elohim il prefisso Ha, che significa Il Dio.

 

Una cosa simile è fatta per YHVH degli eserciti che è un altro titolo dell’unico vero Dio.  Gli esseri che rappresentano YHVH degli eserciti sono spesso chiamati anche loro YHVH poiché portano la sua autorità e quindi il suo nome.  A volte YHVH degli eserciti è anche citato come YHVH senza che nessun ulteriore segno distintivo sia aggiunto al suo nome.

 

Di grande interesse per noi è il singolare Mal’ak di YHVH o Angelo di YHVH che più spesso tratta con gli umani e al quale è assegnata la specifica funzione di essere l’Elohim di Israele (rappresentando Eloah che era l’oggetto delle venerazioni di Israele).  Un attento confronto dei racconti delle apparizioni e dei rapporti di questo Mal’ak con i patriarchi di Israele ci mostra che egli non era altro che colui che noi conosciamo come Gesù Cristo prima della sua incarnazione.

 

C’è un altro aspetto del termine Yahovah che si differenzia da Yahovih (Strongs Hebrew Dictionary (SHD) 3069) che è usato solo per Dio ed è pronunciato elohim dal Giudaismo, mentre Yahovah (SHD 3068) è usato per i subordinati compreso il Cristo preesistente e pronunciato adonai dal Giudaismo (cfr. saggio La preesistenza di Gesù Cristo [243]).

 

Nell’Antico Testamento, Cristo in quanto Mal’ak di YHVH ricopriva lo stesso ruolo del Nuovo Testamento.  Egli agiva come colui che rivela la volontà di Eloah. Egli condivideva la natura divina di Eloah, e rifletteva perfettamente la natura ed il carattere di Eloah; ascoltare lui era ascoltare Eloah. Le parole che pronunciava non erano le sue ma di Eloah.

 

Quando gli uomini e le donne dell’Antico Testamento pensavano a Dio, pensavano a Eloah o YHVH degli eserciti, riconoscendo che egli rivelò se stesso attraverso il suo Mal’ak o Angelo che loro chiamarono Elohim.  Quando l’Angelo era presente con loro, YHVH degli eserciti era presente.  Le azioni e le parole dell’Angelo erano le azioni e le parole di YHVH degli eserciti.  Loro potevano rivolgersi a lui come al proprio Adonai, Elohim, e YHVH, sapendo che egli aveva un Adonai, Elohim, e YHVH sopra di lui.

 

 

 

Quando leggiamo di YHVH che agisce in prima persona, si parla dell’Angelo di YHVH che mette perfettamente in pratica la volontà di YHVH degli eserciti.  Quando leggiamo di YHVH distinto dal suo Angelo, ci viene ricordato che YHVH veramente lavora attraverso un mediatore quando si occupa dell’umanità.

 

Quindi, c’è coerenza ed unità tra il Vecchio e il Nuovo Testamento.  Dio il Padre è l’unico vero Dio in entrambe le raccolte di scritture.  Cristo è il suo mediatore e il suo agente della redenzione, colui che rivela la sua volontà all’umanità.  Quindi possiamo intuire meglio le implicazioni dell’affermazione di Giovanni in Giovanni 1:18:

Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito [Marshall RSV Interlineare Dio unigenito (dal greco monogenes theos che significa unico nato)]   ,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Il lavoro del Dott. Hort del 1876, nel Monogenes Theos nella scrittura e tradizione [B9] si occupa del termine monogenes theos.

 

Nessuno ha mai visto Dio.



APPENDICE 1 –

 

CRISTO ERA IL FIGLIO DI DIO PRIMA DELLA SUA NASCITA COME UOMO?



Il concetto affermato all’inizio di questo saggio secondo il quale Dio il Padre non era il Padre prima dell’incarnazione di Cristo, e secondo il quale il preesistente Cristo non era il (o un) figlio prima della sua nascita, non ha nessun riscontro nella Bibbia.  La paternità di Dio il Padre nel Nuovo Testamento è basata sul suo ruolo di padre nell’Antico Testamento.  Diversi passaggi nell’Antico Testamento dimostrano cha la paternità di Dio era ben conosciuta da Israele, prima della venuta di Cristo:

perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore (Is. 63:16, RSV).

 

Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma,
tutti noi siamo opera delle tue mani (Is. 64:7, RSV).

 

Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov'è l'onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov'è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti, che disprezzate il mio nome. Voi domandate: "Come abbiamo disprezzato il tuo nome?". (Ml. 1:6,RSV).

 

Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro profanando l'alleanza dei nostri padri? (Ml. 2:10,RSV).

 

Il brano spesso citato che si occupa della relazione dei cristiani con Dio il Padre in Corinzi 2 6:16-18:

Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e riparatevi, dice il Signore, non toccate nulla d'impuro. E io vi accoglierò, e sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente. (RSV)

È una citazione composta da Geremia 31:1,9 e Isaia 43:6 ed altri che si occupa della paternità di Dio:

In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo".(Ger. 31:1,RSV).

   

Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele,
Efraim è il mio primogenito.(Ger. 31:9,RSV).

 

Dirò al settentrione: Restituisci, e al mezzogiorno: Non trattenere; fà tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall'estremità della terra, (Is. 43:6,RSV)

 

Inoltre, ad Israele non era ben conosciuta solo la paternità di Dio, ma anche il fatto che egli avesse dei figli soprannaturali:

Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.(Gb. 1:6,RSV).(vedere anche Gb. 2:1).

 

Qui persino Satana è considerato uno dei figli di Dio.  Fra gli altri brani che si occupano dei figli di Dio ci sono:

mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?(Gb. 38:7,RSV).

 

Salmo. Di Davide. Date al Signore, figli diDio [Ebraico bene elim – cioè figli di Dio],
date al Signore gloria e potenza. (Sal. 29:1,RSV).

I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.[Ebraico bene elim – cioè figli di Dio] (Sal. 89:6,RSV).

 

Tutti gli angeli (da ricordare che angelo deriva da mal’ak e cioè semplicemente messaggero) sono figli di Dio, ma una prova aggiuntiva nella Bibbia dimostra che essi erano una particolare categoria di angeli. Nel Nuovo Testamento il termine Kyrios o Signore è usato per la stessa categoria di angeli a cui appartiene Cristo (vedere l’appendice 5).  Appare evidente che il termine figli di Dio è usato per la classe generale di angeli.  Gli esseri umani nella resurrezione saranno inseriti tra le fila dei figli di Dio:  

e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.(Lc. 20:36,RSV).

 

Il termine uguali agli angeli deriva dal greco isaggelos che è una parole composta formata da isos che significa uguale, in quantità o qualità, e aggelos che significa angelo.  Ciò vuol dire che i cristiani nella resurrezione saranno inseriti tra le fila dei figli di Dio – essendo questa una delle classi degli angeli.

 

Dio, il Padre, non era conosciuto come padre solo nell’antica Israele, e non si sapeva soltanto che egli aveva numerosi figli soprannaturali, ma si sapeva anche che egli aveva un figlio particolare a cui ci si riferiva al singolare:

Chi è salito al cielo e ne è sceso?
Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?
Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello?
Chi ha fissato tutti i confini della terra?
Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai?
Ogni parola di Dio [Eloah] è appurata;
egli è uno scudo per chi ricorre a lui. (Prv. 30:4-5,RSV).

 

In altri posti ci sono riferimenti profetici a questo figlio:Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai". (Sal. 2:7-9,RSV).

 

Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. (Os. 11:1,RSV). (Usato per Cristo in Mt. 2:15).

 

Il Salmo 2:7-9 è citato nel Nuovo Testamento negli Atti 13:33 in relazione alla resurrezione di Cristo, essendo il concetto che egli fu portato alla vita con la sua resurrezione per essere il Re di Dio delle nazioni.  Vi è un eco di questa teoria in Romani 1:4 dove si legge:

 

costituito [Greco horizo che significa ordinato, nominato,designato] Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. (RSV).

 

Diversi concetti correlati sono coinvolti nel brano appena citato.  Cristo era un figlio di Dio prima della sua venuta al mondo.  Come umano egli era, in più, il figlio di Dio dato che Dio lo aveva generato attraverso Maria.  Comunque, nella resurrezione egli fu presentato come il Messianico o il Benevolo figlio di Dio che deve governare tutte le nazioni.

 

Sommario

Senza dubbio Cristo era il figlio di Dio prima della sua incarnazione.  Insieme ad altri  figli soprannaturali, compresi i suoi  compagni (Eb. 1:9, Sal. 45:7), Dio era il suo Padre.  Inoltre, la paternità di Dio era conosciuta nell’antica Israele attraverso numerosi brani ed è attraverso questi brani che la conoscenza da parte dei cristiani della paternità di Dio è predicata nel Nuovo Testamento.

 

Per concludere, ecco una discussione sui figli soprannaturali di Dio come presentata nella International Standard Bible Encyclopedia edizione del 1988.  L’informazione è presa dall’articolo “Figli di Dio (VT)”, Volume IV, pagina 584:

Figli di Dio (VT) [Ebraico bene (ha) elohim, bene elim] Esseri divini.  Proprio come “figli dell’uomo” in ebraico significa esseri umani, così “figli di Dio” significa esseri divini, per esempio.., Dei. Nella religione e nel mito cananeo, il termine “figli di Dio” o “figli degli Dei” si riferisce agli Dei in generale.  Essi erano le divinità del pantheon che convenivano per prendere delle decisioni riguardanti il governo del mondo.  Testi mitologici Ugaritici, per esempio, chiamano questo consiglio divino l’assemblea dei figli di Dio” (o “Di’El,” il dio capo).  La sopravvivenza di questa idea nella tradizione cananea è illustrata nel riferimento a “tutti i figli degli dei” in una cantata fenicia del settimo secolo prima di Cristo trovata come Arslan Tash nella Siria del nord.

 

Lo stesso uso, o almeno delle tracce di esso, si ritrova in certi passi della Bibbia ebraica.  Dt. 32:8 “Quando l'Altissimo divideva i popoli,
quando disperdeva i figli dell'uomo,
egli stabilì i confini delle genti
secondo il numero degli Israeliti.” (RSV,NEB; i TM erroneamente riporta “figli di Israele” [bene yishra’el], ma le versioni [per esempio LXX, Symm, Vecchio Latino] e i manoscritti di Qumran sostengono la lettura “figli di Dio” [bene elim]).  In altre parole, l’Altissimo nominò un popolo del mondo per ogni essere divino del consiglio.  Come indica il v. 9, la parte di YHVH era Israele.  La nozione originale sembra essere quella in cui YHVH, Dio d’Israele, sia stato accanto agli altri dei nazionali in un consiglio presieduto dall’Altissimo.  Ma coloro che inclusero questo vecchio poema in Deuteronomio pensavano che YHVH e l’Altissimo fossero identici, come lo sono in  altre parti della Bibbia (cioè Sal. 83:18 [Mt. 19]), e che i figli di Dio fossero subordinati, esseri angelici.  Dunque YHVH distribuì le altre nazioni ai suoi angeli, tenendo Israele per se stesso. (cfr. Sir. 17:17).

[Ovviamente l’autore di questo articolo non comprende il concetto di YHVH degli eserciti, il Malak di YHVH e YHVH come titolo assegnato.]

 

I figli di Dio appaiono in altri passi poetici, che hanno tutti un carattere arcaico.  Gb. 38:7, cioè, identifica loro con “le stelle del mattino” e ricorda che hanno acclamato la creazione della terra di YHVH.  Sal. 29:1 chiede ai “figli di Dio” (ebraico bene elim; RSV “esseri celesti”) di pregare YHVH.   Sal. 82:1descrive YHVH che si eleva tra le divinità – cioè “nell’assemblea divina” (letteralmente consiglio di “El”) – per emettere giudizi sugli altri dei.  I versi 6 e seguenti dicono, “Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo.  Eppure morirete come ogni uomo” Sal 89:6 (Mt 7) è un’affermazione dell’incomparabilità di YHVH: “Chi è come te fra gli dèi [bene elim], Signore?…(cfr. Es. 15:11).  Ancora, lo scopo originale di questi passi potrebbe essere stato quello di presentare YHVH come una divinità (anche se la più grande e l’unica vera divinità) tra le altre nell’assemblea divina.  Ma i passi furono conservati perché possono essere compresi alla luce dell’idea generale della Bibbia di un’assemblea di esseri divini subordinati (“messaggeri” o “angeli”) governati da YHVH (Sal. 82 vedere G.E. Wright, OT Against its Environment [SBT, 1/2; 1950], pp.30-41).

 

Il prologo a Giobbe riflette questa nozione biblica più usuale degli esseri divini subordinati.  Giobbe 1:6 e 2:1 si riferiscono a “un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore”.  In questo caso i figli di Dio sono esseri angelici, che portano la volontà di YHVH in terra e fanno rapporto a lui e al consiglio celeste.  La figura relativamente indipendente “dell’avversario” (hassatan, RSV “Satana”) in questo contesto anticipa sviluppi futuri nella tradizione cristiano-giudaica secondo la quale SATANA o Lucifero e i suoi angeli compagni erano visti dotati di sufficiente autonomia per ribellarsi contro Dio.

 

Per “figli di Dio” nella Gn. 6:2,4 vedere NEPHILIM, vedere anche FIGLI DI DIO 1. P.K Mc CARTER, JR.

 

 


 

 

 

 

 


 

APPENDICE 2 –

CRISTO E MELCHISEDEK


 

 


Nota: Da leggere insieme al saggio Melchisedek [128] per comprenderne la posizione.

 

Molte persone hanno ipotizzato a proposito dell’identità di Melchisedek, il sacerdote dell’Altissimo che incontrò Abramo mentre tornava dalla battaglia dei re.  Gli Esseni credevano che Melchisedek fosse un essere del cielo e lo identificavano sia con l’arcangelo Michele sia con il Messia.  In tempi più recenti, sia all’interno che all’esterno delle varie Chiese di Dio hanno frequentemente preso una simile posizione, identificando Melchisedek con Cristo (prima della sua incarnazione come Gesù nel primo secolo).  Qualcuno ha usato la descrizione di Melchisedek negli Ebrei 7 non solo per collegarlo a Cristo, ma anche per avvalorare la co-eternalità di Cristo con Dio; cioè, per avvalorare un modello binitario e diteistico della Divinità.

 

L’identificazione di Melchisedek con Cristo proviene dai versi seguenti:

Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. (vv. 2-3, KJV).

 

Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive (v. 8, KJV).

 

Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek. (v. 17,KJV).

 

La discussione è costituita da diversi punti:

 

• Di Melchisedek si dice che sia “ senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita.”  Inoltre si “attesta che vive”.  Dunque, è affermato che poiché solo un essere eterno può essere senza padre e madre, senza genealogia e principio di giorni né fine di vita, Melchisedek deve essere in realtà Dio, come uno delle divinità diteistiche.

 

• Di Melchisedek si dice sia “fatto simile al Figlio di Dio”.  Cioè, egli non era originariamente il Figlio di Dio ma fu fatto Figlio di Dio quando si incarnò in Gesù Cristo.

 

• Di Melchisedek si dice che “rimane sacerdote in eterno” e anche Cristo è un “sacerdote per sempre”.  Poiché ci può essere solo un Alto sacerdote di fronte a Dio, Melchisedek e Cristo devono essere lo stesso essere o persona.

 

Sfortunatamente, questa discussione è estremamente superficiale.  Essa non solo usa male le intenzioni dei brani, essa è anche contraddetta completamente dagli altri versi nello stesso capitolo.  Per esempio, i versi 11 e 15 affermano chiaramente che Cristo sorse ad un altro sacerdote alla maniera di Melchisedek:

Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levita - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne?(v. 11, RSV)

 

Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote (v. 15, RSV)

 

Per capire le intenzioni dell’autore degli Ebrei è necessario uno studio attento di questo capitolo.  Lo scopo principale del capitolo è quello di spiegare che per i cristiani il sacerdozio levita era finito.  In Cristo, i cristiani sono trasformati in una nazione di re e di sacerdoti:

Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; (1Pt. 2:9,RSV).

 

che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. (Ap. 1:6,RSV).

 

Mentre il sacerdozio in Israele era basato sul lignaggio (un sacerdote doveva essere un levita ed un discendente di Aronne) e su caratteristiche fisiche (solo gli uomini potevano essere sacerdoti e questi dovevano essere senza difetti fisici o macchia, Lv.21:21), il nuovo sacerdozio spirituale non conosceva lignaggio, sesso o perfezione fisica (Gal. 3:26-28).  E’ un sacerdozio basato sulla grazia (dono di Dio), e sul merito (fede dimostrata attraverso la volontà di obbedienza).

 

Per spiegare il passaggio dal sacerdozio di tipo levitino a quello di tipo spirituale sotto Cristo, l’autore riprende l’esempio di Melchisedek  nell’Antico Testamento per descrivere il nuovo sacerdozio di Cristo (al quale i cristiani possono partecipare).  Egli spiega che Melchisedek era il sacerdote di Dio molto tempo prima che Levi o Aronne nacque (vv. 1-2,9-10).  Poi l’autore a proposito di Melchisedek  osserva che:

Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita.(v. 3,RSV).

 

Qui il concetto non è che Melchisedek non avesse un padre o una madre o una genealogia in senso letterale, ma piuttosto che non ci sono testimonianze dei suoi genitori o del suo lignaggio.  Melchisedek ci viene presentato nella Genesi 14:18-20 solo come il sacerdote dell’Altissimo.  Gli aspiranti al sacerdozio levitino dovevano dimostrare la loro parentela o il loro lignaggio.  In Neemia 7:64, quando il sacerdozio fu riformato dopo la cattività babilonese, i sacerdoti dovevano dimostrare la loro genealogia; coloro che non erano in grado di farlo furono esclusi dal sacerdozio:

Questi cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono e furono quindi esclusi dal sacerdozio (Ne. 7:64,RSV).

 

Cristo, il Figlio di Dio, deve sicuramente avere un padre  una madre e una genealogia.  Questo argomento è trattato in Matteo 1:1-17 e Luca 3:23-38.  Dunque il paragone non è con i genitori e con la discendenza in senso letterale.  Piuttosto, come Melchisedek, Cristo non può dimostrare una discendenza da Aronne e Levi:

E' noto, infatti, che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile……(vv. 14-16,RSV).

 

La frase senza principio di giorni né fine di vita è un riferimento alle restrizioni di anni applicate a coloro che avrebbero servito nel sacerdozio levitino.  Dai Numeri 4:47 vediamo che i sacerdoti ordinari iniziavano il loro servizio all’età di 30 anni e lo terminavano all’età di 50 anni.  Nel caso del Sommo Sacerdote il possesso del suo servizio terminava con la sua morte.  Al contrario, Melchisedek ci viene presentato semplicemente in veste di sacerdote dell’Altissiomo.  La Bibbia tace a proposito dell’inizio del suo servizio e della sua fine.  In qusto Melchisedek è un buon modello di Cristo (e di coloro che partecipano al suo sacerdozio).  Non ci sono “restrizioni di età” alla capacità di Cristo di servire come Sommo Sacerdote, e non ci sarà neppure una fine ora che egli è resuscitato a vita eterna.

 

Ebrei 7:3 continua con:

fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. (RSV)

 

In questo passaggio ci sono da notare due punti.  Primo, la parola tradotta fatto nella RSV e nella KJV deriva dal greco aphomoiomenos.  Il Nuovo Dizionario Greco-Inglese di Thayer mostra che ha il significato di produrre un modello da passare in un’immagine o forma simile a lui; di esprimere se stesso in lui, di copiare; di produrre un facsimile; ed essere fatto come, rendere simile.  Significa sempre due cose(siano esse persone o oggetti), una fatta simile all’altra sia in senso figurato sia in senso letterale.  Dunque, Melchisedek e Cristo devono essere entità distinte e separate.  Essi non possono essere lo stesso essere semplicemente per il verbo greco usato per descrivere il confronto fatto fra di loro.

The international Standard Bible Enciclopedia, Volume 3, p. 313, articolo “Melchisedek” dice:

Qualcuno ha pensato che Melchisedek fosse una Cristofania [cioè una manifestazione di Cristo] piuttosto che un personaggio storico dunque considerato più letteralmente che tipologicamente vv. 2b-3.  Una principale obbiezione a questa interpretazione è l’affermazione che Melchisedek somigliasse (greco aphomoiomenos) al Figlio di Dio (v. 3).  Il verbo aphomoioo indica sempre due identità distinte e separate, di cui una è la copia dell’altra.  Dunque Melchisedek e il Figlio di Dio sono sempre rappresentati come due persone separate, di cui la prima è copia della seconda.

 

Il secondo punto parla di “rimane sacerdote in eterno”.  Si potrebbe concludere in modo superficiale che Melchisedek sia ancora vivo e che stia occupando ancora il ruolo di sacerdote dell’Altissimo.  Questo non è ciò che si vuol intendere.  L’autore di Ebrei chiaramente era un ebreo (la tradizione vuole che sia Paolo) e familiare con il servizio del Tempio e le discussioni rabbiniche.  Nella logica e nell’ argomentazione rabbinica si poteva affermare qualcosa anche se queste affermazioni venivano dal silenzio.  Se la Bibbia non diceva nulla in particolare a proposito di una persona, di un posto o di un avvenimento, diverse conclusioni potevano essere ipotizzate a favore dell’argomento o discussione che era presentato.  In questo caso, in effetti l’autore di Ebrei sta dicendo, “poiché la Bibbia tace a proposito della morte di Melchisedek noi possiamo affermare metaforicamente che egli è vivo e continua il suo incarico di sacerdote di Dio l’Altissimo, ed in questo egli è un modello fedele del Sommo Sacerdozio del Figlio di Dio”.

  The international Standard Bible Encyclopedia commenta: 

La discussione in Eb. 7 è simile alla discussione rabbinica dal silenzio, che ritiene che nulla esiste se non è menzionato dalle scritture.(Vol. 3, p.313 articolo Melchisedek).

 

Conybeare e Howson, nel loro The Life and Epistles of Paul in riferimento agli Ebrei 7:4 notano che:

Qui, come nel precedente “senza padre” e “senza madre”, il silenzio delle Scritture è interpretato allegoricamente.  Le Scritture non menzionano neppure né il padre né la madre, né la nascita né la morte di Melchisedek.

 

L’ultimo commento al verso 8 di:

Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. (RSV).

è dello stesso stile.  Usando questa forma di “discussione dal silenzio”, l’autore può indicare in modo appropriato Melchisedek come un buon modello di Cristo che tiene il suo sacerdozio per sempre.

Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.(vv. 23-26,RSV).

Infine, vale la pena di notare che Melchisedek è definito un uomo che ha una discendenza, anche se non da Levi:

Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa. (Eb. 7:6,RSV).

 

Qualche punto dalla filosofia

A parte testi biblici, ci sarebbero seri problemi filosofici se Melchisedek fosse realmente Cristo.  Melchisedek visse a Salem ed era il suo sacerdote-re.  Se egli fosse stato Cristo in una precedente incarnazione noi dovremmo chiedere:

·        Quando è nato? Chi era sua madre? Quando e come morì?

·        Fu allora egli un sacrificio per il peccato? Se così, allora come?Se no, allora perché no?

·        Perché sono dati così pochi dettagli su ciò che sarebbe stato un evento così significativo (Cristo sta vivendo incarnato tra gli uomini ai tempi di Abramo)?

·        Se egli visse tra gli uomini, allora quale era lo scopo della sua seconda apparizione nel primo secolo?

·        Come poteva Cristo essere un sacerdote dopo l’ordine di Melchisedek se egli era Melchisedek e, in effetti, creò il sacerdozio di Melchisedek? Aronne non era sommo sacerdote dopo l’ordine di Aronne, egli era la sorgente del sacerdozio  Aronnico.

·        Come poteva Cristo essere fatto, innalzato, ed eletto(Eb. 5:5) a sommo sacerdote se egli era già sommo sacerdote prima della sua incarnazione?  Perse questo status?  Se così, perché, e dove la Bibbia spiega ciò?

Conclusioni

Chiaramente, dalle affermazioni della Bibbia, dall’originale greco, dalle forme rabbiniche di discussione, e dalla filosofia e dalla logica, la nozione secondo la quale Melchisedek era Cristo prima della sua incarnazione nel primo secolo deve essere scartata.  Melchisedek era un sacerdote del Dio Altissimo che viveva ai tempi di Abramo come sacerdote-re di Salem.  Di lui si sa molto poco a parte che egli ovviamente non era un discendente di Levi o Aronne e che fu eletto alla sua carica di sacerdote da Dio e non da requisiti legali.  Così, egli è un buon modello per il nuovo sacerdozio spirituale di Cristo e il suo fratello spirituale che egli ha redento per essere una nazione di re e sacerdoti per il suo Dio e Padre:

Cantavano un canto nuovo:"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra". (Ap. 5:9-10,RSV)


 


 

 

 


APPENDICE 3 – L’ELEVAZIONE DEL MESSIA E DEI SUOI TITOLI




Nel Nuovo Testamento, a Cristo sono accordati diversi titoli: p.es. Figlio dell’Uomo; Figlio di Dio; il Prescelto; il Profeta; Re dei Re e Signore dei Signori; Fedele e Vero; la Via; la Verità e la Vita; il Salvatore; il Redentore; il Cristo; il Maestro; il Primogenito; Emanuele; Signore; Alfa e Omega; il Primo e l’Ultimo; il Buon Pastore; e così via.  Poiché qualcuno di questi titoli coincide in parte con i titoli attribuiti a Dio Onnipotente, molti hanno mal interpretato l’intenzione e hanno creduto che Cristo in qualche modo fosse Dio, come Dio è Dio essendo parte di una divinità Trinitaria, Binitaria o Diteistica.

 

In realtà non è così.  Tutti questi titoli dati a Cristo trasmettono il concetto di autorità delegata, proprio come il Mal’ak di YHVH era chiamato YHVH, e Elohim poiché rappresentava YHVH degli eserciti e Eloah. Ora analizziamo il tema dell’elevazione di Cristo e quindi la sua acquisizione dei titoli.

 

In Ebrei 1:4-6 si legge:

ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio. (Eb. 1:4-6,KJV)

 

Cristo, per eredità, ha ottenuto un nome più eccellente rispetto agli (altri) angeli.  Se la funzione del linguaggio significa qualcosa, allora questo ci dimostra che c’era un tempo in cui Cristo non aveva questo nome eccellente.  Inoltre egli diventò superiore (cioè elevato al di sopra) agli angeli.  Il concetto è sviluppato al verso 9:

hai amato la giustizia e odiato l'iniquità,
perciò ti unse Dio, il tuo Dio,
con olio di esultanza più dei tuoi compagni. (Eb. 1-9,KJV).

 

Cristo fu elevato al di sopra dei suoi compagni.  Dunque, Cristo ha dei compagni, ma egli fu elevato ad uno status superiore al loro, così essi ora gli rendono omaggio:

E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino[proskuneo] tutti gli angeli di Dio. (Eb. 1:6, KJV).

 (Per una spiegazione di proskuneo vedere l’Appendice 6).  Qui non si sta discutendo sul fatto che  Cristo non fu mai un angelo (o elohim) –  da ciò che è trattato in questo saggio si capisce che egli chiaramente lo era.  Ciò che si sta chiarendo è che Dio non ha mai nominato come  Messia un angelo (o elohim), ma piuttosto ha richiesto uno che spogliasse se stesso dell’autorità e del potere per diventare un uomo della casa di David, che morì sacrificato per i peccati dell’umanità, e che dopo resuscitò per essere nominato Messia.  Cioè, per ricoprire adeguatamente la funzione ed il ruolo di Messia in quanto sacerdote e re, il Messia doveva aver provato l’esperienza della condizione umana.(cfr. Eb. 2:15-18).

Cristo, attraverso la sua autoumiliazione per diventare uomo e morire di una morte terribile fu qualificato ad essere il Messia dell’umanità. Egli fu poi resuscitato alla gloria ( questo è quello che significa la frase “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” – cfr Sal. 2:7-8; At. 13:33).  In questo modo egli diventò tanto superiore al resto degli Elohim.  L’intenzione dell’autore in questo capitolo è quella di dare rilievo all’elevazione di Cristo.  Lo scopo non è quello di sostenere che Cristo non fu mai parte degli Elohim, poiché egli chiaramente lo era e chiaramente aveva compagni sopra i quali fu elevato.

Lo stesso tema si ritrova in Filippesi 2:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. (vv. 5-11,RSV).

Cristo era nella forma di Dio prima della sua incarnazione, – come lo erano tutti gli elohim di Dio – ma egli non afferrò l’uguaglianza con Dio. Il termine afferrare in greco è harpagmos e significa: l’atto di afferrare,  rapina, una cosa presa o che sta per essere presa, bottino, prendere qualcosa come preda.  Deriva da harpazo che significa prendere, portare via con la forza.   La parola è in forma attiva e vuol dire che Cristo non tentò di impadronirsi dell’uguaglianza con Dio.  Egli non tentò di rendersi uguale con la forza.  Paolo contrappone l’intenzione di Cristo con le azioni di Lucifero che tentò di elevare se stesso alla posizione dell’Altissimo:

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. (Is. 14:12-14,RSV).

 

A causa dell’autoumiliazione di Cristo, Dio lo ha ora elevato alla posizione di “Vice Reggente” (cfr. Ap. 3:21).  Egli agisce per conto di Dio che è Re dei re e Signore dei signori (1Tm. 6:16) e dunque porta questo nome e titolo:

Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.(Ap. 19:15-16,RSV).

 

Questo è il nuovo nome di Cristo:

Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo.(Ap. 3:12,RSV).

 

Se Cristo fosse stato Dio come Dio è Dio in una divinità Trinitaria, Binitaria o Diteistica allora questo concetto dell’elevazione di Cristo e dell’acquisizione di un nuovo nome e di altri titoli per eredità diventa incomprensibile.  Noi dovremmo chiedere, Cristo in qualche tempo non aveva questi nomi? Se è così, allora come potrebbe essere Dio? Se egli già li aveva, come potrebbe acquisire ciò che già aveva per eredità? Come potrebbe essere elevato sopra ai suoi compagni se egli era già al di sopra di essi? Egli acquisì questi nomi attraverso un’obbedienza fedele.  Come si può capire ciò se egli era già Dio Onnipotente ed aveva questi nomi in virtù dell’essere Dio?

 

Chiaramente, il concetto dell’elevazione di Cristo e il suo aver ereditato i nomi delle cariche e delle funzioni che esercita rendono i paradigmi Trinitari, Binitari e Diteistici assurdi.

 

(vedere i Saggi Isaia 9:6 [224] e I Nomi di Dio [116]).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



APPENDICE 4 – COMMENTI SULL’ANGELO DI YHVH



Molti commentatori hanno notato l’apparizione dell’Angelo di YHVH e la sua relazione stretta con YHVH. Qusti sono i commenti degli editori del “Vine’s Expository Dictionary of Biblical Words” – articolo angelo pagina 5:

Terze, e più significative sono le frasi mal’ak Yhvh, “l’Angelo del Signore”, e mal’ak elohim “l’Angelo di Dio” [o “l’Angelo degli Dei”].  La frase è usata sempre al singolare.  Essa denota un angelo che ha principalmente una funzione di salvezza e di protezione: “Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò” (Es. 23:23).  Egli può anche portare distruzione: “Davide, alzati gli occhi, vide l'angelo del Signore che stava fra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra” (1Cr. 21:16).

 

La relazione tra il Signore e “l’Angelo del Signore” è spesso così stretta che è difficile separare i due (Gn. 16:7 e seguenti; 21:17 e seguenti; 22:11 e seguenti; 31:11 e seguenti; Es. 3:2 e seguenti; Gd. 6:11 e seguenti; 13:21 e seguenti).  Queste indicazione hanno spinto qualche interprete alla conclusione che “l’angelo del Signore” era Cristo reincarnato.

 

 

Nella traduzione di Aquila, Elohim era tradotto come gli Dei come nota Agostino.

 

The International Standard Bible Encyclopedia è molto cauta nella sua valutazione, più probabilmente perché i commentatori sono spinti da un’erronea posizione trinitaria.  Se Cristo fosse veramente l’Angelo di YHVH allora il paradigma trinitario è reso assurdo.  Nonostante ciò, nell’articolo Angelo, a pagina 125 del Volume 1 si legge:

C. Angelo delle Teofanie. Questo angelo è chiamato “angelo del Signore”, e “angelo della presenza [o volto] del Signore”.  I passaggi seguenti contengono dei riferimenti a questo angelo:

     [città omesse come riportato nelle sezioni 

               precedenti]

Uno studio di questi passaggi dimostra che sebbene l’angelo e Yhvh siano a volte distinti l’uno dall’altro, essi sono con la stessa frequenza e negli stessi passaggi uniti l’uno all’altro.  Come si può spiegare?  E’ ovvio che queste apparizioni non possono essere dell’Altissimo stesso, che nessun uomo ha mai visto, o può vedere.  Nel cercare una spiegazione, un’attenzione particolare dovrebbe essere prestata a due dei passaggi sopra citati.  In Es. 23:20 e seguenti, Dio promette di inviare un angelo davanti al suo popolo per condurlo alla terra promessa; ad essi è ordinato di obbedirgli non di provocarlo, “egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui”.  Dunque l’angelo può perdonare il peccato, cosa che solo Dio può fare, poiché il nome di Dio, cioè il suo carattere e la dunque la sua autorità sono nell’angelo.  Inoltre nei passaggi Es. 32:34-33:17 Mosè intercede per il popolo dopo la prima rottura del patto; Dio risponde promettendo, “Ecco il mio angelo ti precederà” ; e subito dopo Dio dice, “Ma io non verrò in mezzo a te”.  In risposta ad ulteriori invocazioni, Dio dice, "Io camminerò con voi e ti darò riposo". Qui è fatta una chiara distinzione tra un angelo ordinario e l’angelo che porta con se la presenza di  Dio.  La conclusione potrebbe essere riassunta nelle parole di A.B Davidson nel suo “O.T Theology” (1904): “Con qualche prudenza particolare si potrebbe si potrebbe tracciare la presenza di Geova nell’influenza e nell’opera; Nelle apparizioni angeliche ordinarie si potrebbe scoprire la presenza di Geova in qualche aspetto del suo essere, in qualche attributo del suo carattere; nell’angelo del Signore egli è pienamente presente come Dio alleato del suo popolo, per redimerli.

 

La domanda rimane ancora; chi è l’angelo della teofania? A questa domanda sono state date molte risposte, fra di esse vale la pena di menzionare le seguenti: (1) Questo angelo è semplicemente un angelo con una commissione speciale; (2) egli potrebbe essere una discesa temporanea di Dio nella visibilità; (3) egli potrebbe essere il logos (verbo), una specie di temporanea reincarnazione della seconda persona della Trinità.  Ognuna di esse ha le sue difficoltà, ma l’ultima è certamente quella che convince maggiormente.  Comunque deve essere ricordato che queste al massimo sono tutte congetture che sfiorano un grande mistero.  E’ certo che sin dall’inizio Dio usava angeli in forma umana, con voci umane per poter comunicare con l’uomo; e le apparizioni dell’angelo del Signore, con la sua speciale relazione redentrice con il popolo di Dio, mostrano il funzionamento di questo metodo divino dell’autorivelazione che è culminato nella venuta del salvatore, e sono dunque un presagio e una preparazione per la piena rivelazione di Dio in Gesù Cristo.  Non è prudente andare oltre a ciò.

 

Comunque, i traduttori della Bibbia Ampliata, detti anche Trinitari, sono molto più aperti nell’ammettere l’identità dell’Angelo di YHVH.  Ecco alcuni dei loro commenti:

“L’Angelo del Signore”, o “di Dio”, o “della sua presenza”è facilmente identificabile con il Signore Dio (Gn. 16:11,13; 22:11,12; 31:11,13; Es. 3:1-6 ed altri passaggi). Ma è ovvio che “l’Angelo del Signore” è una persona diversa da Dio il Padre (Gn. 24:7; Es. 23:20; Zc. 1:12,13 ed altri passaggi).  E “l’Angelo del Signore non appare più dopo che Cristo è venuto in forma umana.  Egli deve essere per forza uno della divinità  “tre in uno”.  “L’Angelo del Signore”  è il Signore Dio visibile dell’Antico Testamento, come Gesù Cristo lo è del Nuovo Testamento.  Dunque la sua divinità è chiaramente descritta nell’Antico Testamento.  The Cambridge Bible osserva, “Vi è una affascinante previsione della venuta del Messia, che spezza l’oscurità con una costanza sorprendente, a intervalli dalla Genesi a Malachia.  Abramo, Mosè, la schiava Hagar, il povero agricoltore Gedeone, perfino gli umili genitori di Sansone avevano visto e avevano parlato con lui secoli prima che gli angeli messaggeri proclamassero la sua nascita a Betlem. (nota in calce alla Gn. 16:7).

 

E’ Dio stesso (come Giacobbe infine capisce nella Gn. 32:30) in forma di angelo. (nota in calce alla Gn. 32:29).

 

[Giacobbe] morì a 147 anni, avendo detto, “L’Angelo della redenzione [cioè l’Angelo redentore]…mi ha liberato da ogni male” (Gn. 48:16). (nota in calce alla GN.47:9).

 

“L’Angelo del Signore” qui è identificato come Cristo stesso.(nota in calce alla Gn. 48:16)

 

Nel racconto di Mosè e del roveto ardente, “l’Angelo del Signore” è identificato con il Signore stesso.  Vedere in particolar modo Es. 3:4,6.  Vedere anche la nota in calce alla Gn. 16:7.(nota in calce all’Es. 3:2).

 

Vedere la nota in calce alla Gn. 16:7; Qui “l’Angelo di Dio” è associato all nuvola(Es. 13:21). (nota in calce all’Es. 14:19).

 

Il fatto che l’Angelo del Signore sia un angelo non creato distinto dagli altri angeli, in molti punti identificato con il Signore Dio, è innegabile.  D’altro canto ci sono dei passaggi in cui egli sembra essere distinto da Dio il Padre.  Il modo più semplice per far conciliare queste due qualità è quello di adottare la vecchia concezione di questo Angelo, cioè Cristo, la seconda persona della divinità, che appare come rivelatore del Padre anche in quel primo periodo (Johan P.Lange, A commentary). (nota in calce a Zc. 1:11).

 

L’ultima nota in calce asserisce che è possibile distinguere tra angeli creati e non creati.  Non c’è alcun fondamento biblico per questa posizione.  Chiaramente è solo un’asserzione fatta con lo scopo di supportare il credo nella Trinità.

 

Infine, vale la pena notare i commenti di Vincent nel suo Word Studies in the New Testament a proposito dell’uso del termine logos:

           

La parola [Logos] qui punta direttamente alla GN. 1, dove l’atto della creazione è compiuto dalle parole di Dio (confrontare Sal XXXIII 6).  L’idea di Dio, che è occulto nella sua natura, di rivelarsi nella creazione, è la radice dell’idea di Logos, in contrasto con tutti i concetti materialistici o panteistici della creazione.  Questa idea si sviluppa nell’Antico Testamento in 3 linee….

 

(3) L’Angelo di Geova.  Il messaggero di Dio che serve come suo agente nel mondo sensibile, ed è a vote distinto da Geova e qualche volta identico a lui……

 

Dopo la cattività babilonese i dottori ebrei unirono in un unico punto di vista le teofanie, le rivelazioni profetiche ed in generale le manifestazioni di Geova, unendole in un’unica concezione, cioè di un agente permanente di Geova nel mondo sensibile, che essi designarono con il nome Memra (parola) di Geova.  Gli ebrei dotti introdussero l’idea nei Targums, o parafrasi aramaiche dell’Antico Testamento, che venivano lette pubblicamente nelle sinagoghe, sostituendo il nome Parola di Geova con Geova, ogni volta Dio manifestava se stesso.  Dunque in Gn. XXXIX 21 [39:21], essi parafrasano, “Memra era con Giuseppe in prigione”.  In Sal. CX [110] Geova rivolge il primo verso a Memra.  Memra è l’angelo che distrugge il primogenito d’Egitto, e fu il Mamra a condurre gli israeliti nella colonna di nubi. (pp.26-28).

Quando Giovanni scrisse a proposito del Logos nel prologo del suo vangelo (Gv. 1:1-18) egli usò un termine greco usato per tradurre Memra, che fu interpretato come una teofania (cioè una manifestazione di Dio) che necessariamente portava il nome di Dio e quindi la sua autorità.  Tradurre Logos con il termine inglese Word cioè parola, come si trova spesso nelle Bibbie inglesi, è una sfortunata semplificazione di questo concetto.  Chiamare Cristi il Logos di Dio equivaleva (con termini greci) ad identificarlo come il Memra di Dio o Angelo di YHVH.

 

 

 

 

 

 

 



 

APPENDICE 5 – OPINIONI DELLA CHIESA ANTICA SUGLI ANGELI E CRISTO



La Chiesa antica non si sviluppò nel vuoto.  I primi cristiani venivano da un ambiente culturale e da delle aspettative culturali che diedero loro una particolare visione mondiale delle scritture Ebraiche e del loro significato.  Possiamo trarre qualche idea di come fosse questa visione mondiale comparando il Nuovo Testamento con un’altra letteratura del tempo, come l’Apocalisse di Enoch. In questo libro il termine “Figlio dell’Uomo” è usato per descrivere un essere celeste subordinato a Dio, e in pratica uno degli angeli:

 

Io vidi là uno che aveva il capo di un vegliardo, e il suo capo era bianco come lana [cioè Dio]; con lui c’era un altro, il cui aspetto era pieno di grazia, come uno dei suoi santi angeli. (Enoch 46:1)

 

Allo stesso modo, in Enoch 60:10 il “Prescelto” (che è anche il “Figlio dell’ Uomo” – Enoch 46:3) è incluso tra:

               

l’intero esercito del cielo, tutti i santi nell’alto, la schiera di Dio, i Cherubini, i Serafini, tutti gli angeli del dominio (kyrioteton) e degli altri poteri, che sono sulla terra e sull’acqua.”

 

Naturalmente ci si riferiva a Cristo come l’Eletto di Dio (Lc. 9:35; 25:35).  Cristo è anche descritto come il Principe degli Angeli (Mc. 8:38; Mt. 13:41 e seguenti; Mc. 1:13; Lc. 22:43; 1Ts. 4:16) nello stesso modo in cui l’opinione giudaica riteneva che il Messia- Figlio dell’Uomo fosse una creatura divina, scelta da Dio per eseguire una missione speciale e posta al di sopra del mondo celestiale degli angeli.

 

Di particolare interesse è il titolo di Signore o Kyrios in greco.  In numerosi passi del Nuovo Testamento questo titolo è usato per Cristo.  Molti hanno considerato che questo titolo applicato a Cristo fosse semplicemente un trasferimento del nome da parte della Bibbia dei Settanta, da Dio a Cristo (la Bibbia dei Settanta è una traduzione greca del Vecchio e Testamento fatta nel terzo secolo avanti di Cristo.  Il nome vuol dire settanta e si riferisce alla tradizione secondo la quale 70 studenti lavorarono insieme per effettuarla).

 

Ciò che essa ignora è che il tardo Giudaismo e l’antico Cristianesimo usavano il termine greco kyrioi per designare gli angeli.  La letteratura apocalittica (letteratura apocalittica è quella letteratura che fu prodotta tra il 200 a.C. e il 100 d.C. e che narra le storie dell’interazione di Dio o degli angeli con l’umanità, ma che non fu mai accolta nel canone ufficiale della Bibbia come opera “ispirata”) e la letteratura apocrifa (letteratura apocrifa sono quelle opere  attribuite ad autori che non hanno o che non avrebbero potuto scriverle (ad esempio Enoch, Abramo, Mosè)) letteratura di questo periodo e precedente contiene molti riferimenti agli angeli designati come Kyrioi o Signori (vedere Esdra 4, 4:3,5,22,38,41; 5:33-35,38,56; 6:11,33; 7:3,10,75,132.  vedere anche il Pastore di Hermas, l’Ascenzione di Jesaia, l’Apocalisse di Sofonia,  e l’Apocalisse di Abramo). 

 

Un chiaro esempio di ciò nel Nuovo Testamento è Atti 10:3-13 e seguenti.  Qui Cornelio si rivolge all’angelo che gli appare con Kyrie, proprio come Pietro si rivolge alla voce anonima che gli parla con Kyrie o Signore.  Un altro esempio molto rilevante è Atti 9:5.  Paolo non riconosce chi parla con lui, ma sa che questo è un messaggero divino mandato da Dio, e così si rivolge a lui con il titolo usato comunemente per gli angeli, Kyrie.  Più tardi l’essere celeste identificherà se stesso come Gesù glorificato.  Comunque, quest’esempio da delle chiare prove che ai tempi della Chiesa antica il titolo Kyrios era divenuto una designazione per gli angeli.  Di fatto, era realmente usato per una particolare classe di angeli nella gerarchia celeste.

 

Questo diventa evidente quando vengono esaminati altri passaggi.  Kyriotes (la forma plurale di Kyrios) viene trovato in Efesini 1:21; Colossesi 1:16; Giuda 8; Pietro 2 2:10 ed è usato in tutti i casi per indicare una particolare schiera di angeli.  Poiché il termine è usato sia per Cristo che per angeli, si potrebbe dedurre che la classe di angeli descritta con questo termine era in realtà il Consiglio dell’Elohim che comprendeva Cristo e i 24 Anziani che erano i suoi compagni.  Giuda 8 è particolarmente importante.  Nella RSV si legge:

Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.

 

La parola Signore è Kyriotes e si riferisce all’alta schiera di angeli.  Anche il termine gloriosi si riferisce agli esseri angelici.  Moffat traduce questo passaggio così:

Nonostante tutto ciò, questi visionari contaminano la loro carne, disprezzano i poteri celesti, e schermiscono le Glorie angeliche.

 

Il concetto è che gli uomini malvagi disprezzano il Consiglio di Dio.

 

La stessa concezione è applicata in Corinzi 1 8:5-6, e nella prima lettera a Timoteo 2:5.  Nel primo passo Paolo si riferisce ai molti Dei (theoi) e molti signori (kyrioi).  Egli non si riferisce agli idoli come qualcuno ha supposto, ma coerentemente con il pensiero del tempo egli si riferisce ai molti esseri del regno angelico.  Egli congeda gli idoli come nulla, ma continua a riconoscere l’esistenza di più Dei e di più signori.  In effetti egli sta dicendo “Bene ci sono molti esseri divini chiamati Dio e Signore, ma per noi che siamo cristiani non c’è che un Dio, il Padre, l’unico Signore, Gesù Cristo.”  Dio è al di sopra di tutti questi “Dei” e Cristo è Signore sopra tutti questi “signori” poiché Dio lo ha elevato alla posizione di Signore dei Signori:

 

Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c'è che un Dio solo. E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dei sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dei e molti signori, per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui. (1Cor. 8:4-6, NRSV).

 

Nella lettera a Timoteo, Paolo contrappone la pratica di alcune sette Giudaiche, che ritenevano che ci fossero molteplici mediatori tra Dio e l’uomo,  alla credenza cristiana: c’è solo un Dio ed egli ha designato solo un Mediatore tra lui e l’umanità, l’uomo Gesù Cristo:

 

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (1Tm. 2:5,RSV)

 

In fine dobbiamo notare ancora l’istanza di Stefano in Atti 7 dove egli indica l’Angelo (Messaggero) che appare a Mosè come Kyrios o Signore. Stefano dice:

               

Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore [Kyrioi]: Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. Allora il Signore[Kyrios] gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. (At. 7:30-33,RSV)

 

Ci possono essere pochi dubbi che gli antichi cristiani sapevano che vi era un solo vero Dio che presiedeva al Consiglio degli Dei e dei Signori (descritto in Ap. 4-5) e che Cristo era stato elevato ad una posizione di autorità al di sopra di quei Dei e Signori, come “Vice Reggente” di Dio:

 

e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.(Ef. 1:19-21,RSV)

 

E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. (Mt. 28:18,RSV)

 

Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. (Ap. 3:21,RSV)

 

Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. Uno dei vegliardi mi disse: "Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli". Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. Cantavano un canto nuovo: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra". Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: "L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". (Ap. 5:2-12,RSV)

La conoscenza degli angeli nella cristianità antica è un grande argomento.  Per coloro che volessero fare qualche lettura sugli antefatti, si consiglia di consultare “La formazione del Dogma cristiano” di Martin Werner, Adam & Charles Black, Londra 1957.



 

APPENDICE 6 – ADORAZIONE NEL NUOVO TESTAMENTO



In molti passi del Nuovo Testamento, Gesù è distinto da Dio.  Gesù stesso negò di essere Dio (Mc. 10:17-18).  Egli asserì che suo padre era “l’unico vero Dio” (Gv. 17:1-3).  Egli chiamò questo essere “mio Dio” (Mt. 27:46; Gv. 20:17).  Il Nuovo Testamento in molti altri passi si riferisce a Dio come al Dio di Gesù Cristo (2Cor. 1:3; Ef. 1:3,17; Col. 1:3; Eb. 1:9; 1Pt. 1:3; Ap. 1:6; 3:12; ecc.)  Cristo canta le lodi del suo Dio (Eb. 2:12; Ap. 15:3).  Egli viene sotto l’autorità di Dio e agisce al suo comando (1Cor. 11:3; 15:24-28).  Dio (senza nessuna precisazione del titolo) è detto essere invisibile, mai visto o udito dagli umani, e solo lui è immortale (1Tm. 6:16; Gv. 1:18; 1Gv. 4:12; Gv. 5:37; 6:46).  A Cristo la vita eterna è stata data da Dio (Gv. 5:26) ed è dipendente dalla continua obbedienza a Dio (Gv. 12:49-50).

Se le parole della Bibbia hanno qualche significato, allora si deve concludere che Gesù non è l’unico vero Dio.  Cioè, egli non è Dio nel senso che Dio è Dio.  Dio il Padre è il suo Dio, che vuol dire che il Padre è l’oggetto delle venerazioni di Cristo ed Egli è la sorgente dell’esistenza di Cristo.  Cristo fu fatto Dio nel senso che egli fu un essere generato che possiede la natura divina di Dio, uno in cui Dio dimora attraverso lo spirito santo, e uno che agisce per conto di Dio nella capacità e nelle funzioni di Dio.  Egli è un figlio di Dio esattamente allo stesso modo in cui tutti, della schiera celeste sono Figli di Dio, esattamente allo stesso modo in cui gli umani saranno Figli di Dio nella resurrezione.

Comunque, malgrado la chiara testimonianza di una dozzina di passi delle Scritture, molte persone ancora si confondono nel leggere il Nuovo Testamento perché si possono leggere vari passaggi in cui Gesù è adorato e/o chiamato “Dio”.  Poiché solo Dio può essere adorato queste possono concludere che Cristo debba essere Dio – come una parte di una divinità Trinitaria, Binitaria o Diteistica.  Il fatto che Cristo sia chiamato Dio nel Nuovo Testamento (Eb. 1:8-9; Gv. 20:28) è semplicemente una continuazione del concetto dell’Antico Testamento che si riferisce al Mal’ak  di YHVH come a Dio(Elohim) e YHVH.

Il fatto che egli sia “adorato” (Mt. 2:2,8,11; 8:2; 9:18; 14:33; ecc.) sta ad indicare che egli è il rappresentante di Dio.  Il problema risiede in parte nelle differenze tra il modo di pensare ebraico e quello occidentale, e in parte nelle intenzioni del greco nel Nuovo Testamento.  Ci sono varie parole greche tradotte nel Nuovo Testamento con adorare.  La più significativa di queste e il termine attinente a questo studio è la parola proskuneo.  Il Nuovo Dizionario greco-inglese di Thayer ci mostra i suoi significati:

1)      Baciare le mani a qualcuno, in segno di reverenza.

2)      Tra gli orientali, in special modo tra i persiani, inginocchiarsi e toccare la terra con la front come espressione di profonda reverenza.

3)      Nel Nuovo Testamento come l’atto di inginocchiarsi o prostrarsi per rendere omaggio o atto di reverenza, sia per esprimere rispetto sia per fare una supplica.

3a) Usato per l’omaggio mostrato agli uomini o agli esseri di una classe superiore.

3a1)Sommi Sacerdoti ebrei

3a2)Dio

3a3)Cristo

3a4)Esseri celesti

3a5)Demoni

Quando usiamo il termine adorare tentiamo di farlo per riferirci ad una divinità singolare che meriti la nostra totale ammirazione, adorazione, affetto, amore, servizio, e che noi preghiamo e di fronte alla quale ci inginocchiamo.  Comunque, nella cultura Semitica o Orientale il prostrarsi davanti ad un altro era segno di rispetto e omaggio.  Alla prostrazione non erano associati gli stessi significati che vengono associati al termine adorazione che usiamo oggi.  Questo diventa chiaro quando compariamo qualche passaggio del Nuovo Testamento in cui il termine appare.

 

Nella Parabola del servo spietato in Matteo 18:21-35 si legge:

Il servo allora si gettò a terra, lo supplicò [proskuneo] dicendo: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. (v. 26,KJV).

   

Allora quel servo, gettatosi a terra, lo implorava [proskuneo]: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. (v. 26,RSV).

 

Il servo si prostra davanti al suo signore e padrone per ricevere il perdono del suo debito.  Il concetto non è che il servo stava venerando il suo signore come noi intenderemmo oggi il termine, ma è che egli stava prostrando se stesso in umiltà e supplica.  Allo stesso modo, la gente prostrerebbe se stessa davanti al Sommo Sacerdote (come dimostrano testimonianze contemporanee) perché egli rappresenta Dio.  La gente prostrerebbe se stessa davanti ai nobili, ai re, e ai profeti di Dio (cfr. Gn. 50:18; 1Sm. 25:23; 2Sm. 18:18; 19:18; 2Re 1:13; Est. 8 :3 ecc.).  E così è in questo senso che i discepoli e gli altri si prostravano davanti a Cristo.  Non che pensassero che fosse l’Altissimo Dio in persona.  Piuttosto, egli era il profeta  e il messaggero di Dio, l’atteso Messia che stava per reclamare il trono di suo padre David. 

 

Un altro esempio dell’uso di proskuneo è in relazione alle promesse fatte alla Chiesa di Filadelfia nella Apocalisse 3:

               

Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana - di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché ti adorino[proskuneo]e sappiano che io ti ho amato. (v. 9,KJV).

 

Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana - di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. (v. 9,RSV).

 

Questo passaggio, purtroppo è stato frainteso da qualcuno per proclamare che i cristiani nella resurrezione saranno Dio come Dio è Dio, assoluto, trascendente, e sullo stesso piano dell’onnipotente e dell’onniscienza di Dio il Padre.  Questa non è la vera intenzione del passo.

 

Ai versi 11-12 ai cristiani viene detto che essi sosterranno e porteranno i nomi di Cristo, Dio di Cristo, e Nuova Gerusalemme.  Questo vuol dire che essi porteranno l’autorità di Cristo e del suo Dio e il governo di Dio che avrà sede nella Nuova Gerusalemme.  Essi avanzeranno verso le nazioni e altri porteranno questi nomi, dunque (in accordo con il pensiero Orientale e Semitico), avranno i vecchi persecutori prostrati davanti a loro.  Essi non saranno oggetto di una particolare adorazione o preghiera nel senso occidentale più stretto del termine, proprio come Cristo stesso non è l’oggetto di preghiera.  (noi preghiamo Dio suo Padre, ma attraverso il nome o l’autorità di Cristo).

 

Un ultimo passaggio da considerare è Apocalisse 22:8-9:

Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate. Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. E' Dio che devi adorare".(KJV).

 

 

Questo passaggio è stato usato da qualcuno insieme a Apocalisse 3:9 ed altri versi per dimostrare che i cristiani saranno elevati alla posizione di Dio, sopra gli angeli.  Ancora una volta l’intenzione è fraintesa.  L’Angelo che mostrava a Giovanni le varie visioni sembra, in effetti, sia stato Cristo.  Ricordate, il termine angelo significa semplicemente messaggero.  Nel testo originale greco non c’è punteggiatura.  I traduttori aggiungono virgolette e segni di punteggiatura per rendere il testo tradotto più leggibile.  Comunque, facendo questo, essi possono anche creare dei pregiudizi.  Nella RSV nei versi 6-7,9-16 si da l’impressione che un angelo che parla per conto di Cristo stia parlando con Giovanni.   Comunque, in effetti questa può essere una interpretazione sbagliata creata dai traduttori nell’aggiungere la punteggiatura.

L’Interlinear Bible non fa distinzione tra l’angelo e Cristo:

Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve. Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro"….. Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino…… Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.(vv.6-7,10,12-13).

 

Il verso 16 sembra creare l’impressione che Gesù mandò un angelo a Giovanni:

Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino".(KJV).

 

Comunque il termine voi in questo passaggio è al plurale e non si riferisce a Giovanni, ma piuttosto alle Chiese.  E’ del tutto possibile che l’intenzione di questo passaggio sia:

Io, Gesù ho mandato il mio messaggero [cioè Giovanni] per testimoniare a voi [servi di Dio] queste cose riguardo alle Chiese….

 

In questo caso, Cristo era l’Angelo o Messaggero di Dio per Giovanni e Giovanni era l’Angelo o il Messaggero di Gesù per le Chiese.  Questo sembra il significato più probabile di altri passaggi tratti da altre parti del libro, ma è stato mal interpretato e mal tradotto dai trinitari i quali non possono concepire Cristo come inferiore a Dio l’Altissimo.

 

Con noncuranza, anche se l’angelo che parlò con Giovanni non era Cristo, ci mostra qualcosa d’interessante a proposito del termine proskuneo. Giovanni era sulla novantina ed aveva vissuto una lunga vita come un rigido monoteista.  Egli sapeva, che adorare (nel senso moderno) un altro che non fosse Dio e porre un altro Dio davanti all’unico vero Dio sarebbe stato peccato.  Comunque, il fatto che Giovanni istintivamente decise di prostrarsi o proskuneo davanti all’angelo, sta ad indicare che per il modo di pensare e di concepire di Giovanni, proskuneo non era l’equivalente di adorare in senso moderno.  Nel cadere davanti all’angelo, Giovanni non lo stava rendendo l’oggetto della sua preghiera e devozione.  L’angelo disse a Giovanni di non farlo perché egli era il suo compagno servo (come lo sono Cristo e tutti gli angeli santi).  

 

 

 

 

    

 

               

 

 

 

 


APPENDICE 7 – LA RISPOSTA DI BELSHAM

 


La posizione Unitaria sulla natura di Dio è stata riconosciuta a lungo sia all’interno sia all’esterno delle Chiese di Dio.  L’articolo che segue fu citato nel The Unitarian Defendant, N° 6, 1822.  Questo discute in modo eloquente il punto che se Cristo fosse stato l’unico vero eterno Dio, sarebbe stata per i discepoli  una rivelazione sbalorditiva e avrebbe riempito le pagine del Nuovo Testamento.  Nel tardo Giudaismo e nell’antico Cristianesimo il pensiero che Dio stesso potesse apparire agli uomini era impensabile *.  Era solo attraverso Cristo come essere intermediatore che l’idea della sua incarnazione e della sua dimora presso gli uomini era concepibile.

* Nota: Questo è stato riconosciuto da molti storici.  Werner in La Formazione del Dogme Cristiano, Adam & Charles Black, Londra 1957, scrive alle pagine 127-128 che:

Questa idea di una trasformazione [del preesistente Cristo in un uomo in terra attraverso la nascita] presupponeva necessariamente una visione di Cristo come un essere angelico.  L’assolutezza della natura divina, avrebbe reso impossibile in senso stretto una trasformazione di questo tipo dal punto di vista tardo Giudaico e del Cristianesimo primitivo.  In Dio non vi furono “cambiamenti”: questo fu espressamente affermato nello Nuovo Testamento stesso (Gc. I,17).  Se la natura di Cristo in cielo fosse stata uguale a quella di Dio, allora in questo ordine di pensiero, una apparizione di Cristo in terra non avrebbe potuto essere più prevedibile di quella di Dio, il Padre, stesso.  Ma la possibilità di una tale trasformazione era realmente una proprietà esclusiva degli angeli, e effettivamente una necessaria, poiché essi rappresentavano il regno degli esseri intermedi.  Dunque era loro compito mediare tra il Dio trascendentale e assoluto, che nessuno ha mai visto e mai potrà vedere (1Tm. VI,16).

 

Da Belsham’s Reply to Mosey’s Bampton Lectures, pubblicate a Londra, 1819:

 

Sarebbe stato completamente impossibile che i contemporanei di nostro Signore, i suoi apostoli, i suoi compagni e discepoli, o che gli storici della sua vita, dei suoi miracoli e delle sue sofferenze, avessero scritto, parlato di lui, parlato con lui, e si fossero comportati con lui con tutta la familiarità che hanno sempre dimostrato, se avessero creduto che Cristo era in realtà il vero ed eterno Dio.  Ponendoci per un momento al loro posto noi sentiremmo subito che nel momento in cui la verità incredibile fosse comunicata  loro, le loro facoltà sarebbero assorbite dal terrore e dallo stupore; - niente più conversazioni libere, niente più domande: niente più tentativi di imporsi su di lui o di rimproverarlo; Il più grande sgomento e distanza avrebbero immediatamente luogo, E tutte le relazioni affettuose e familiari di un maestro, istruttore, compagno e amico, sarebbero assorbite nell’opprimente apprensione del loro Creatore e loro Dio.

 

E quale sarebbe lo stile di coloro che sotto a questi aspetti, dovrebbero: sedersi per scrivere la storia della sua vita, i suoi miracoli, i suoi discorsi e le sue sofferenze? Tre storici su quattro si dimenticherebbero completamente dell’enormità della sua natura divina, e di non farla capire completamente dall’inizio alla fine delle loro storie? Avrebbero gli altri autori sacri insistito sulle circostanze solo in modo casuale ed oscuro? Le più dirette testimonianze della divinità di Cristo sarebbero state trovate principalmente nei passi che sono almeno sospetti se non notoriamente apocrifi? Questa grande scoperta sarebbe stata spiegata un po’ in un testo un po’ in un altro, anche messi insieme da un attento studioso, uno studioso particolarmente esperto delle sottigliezze dell’articolo greco, forse per gli uomini che amano i misteri, per trasmettere qualche significato nascosto e oscuro? Sarebbe  necessario per affermare la sorprendente dottrina della reale divinità di Cristo, raccogliere venti o trenta testi, alcuni tradotti bene altri male, che potrebbero apparire per convalidarla: e ripeterli continuamente così che le persone ignoranti e distratte possano immaginare che questi ricorrono in ogni pagina del Nuovo Testamento?

 

Se Matteo, Luca, Giovanni, Paolo, e Pietro credevano “che nostro Signore Gesù Cristo è il vero ed eterno Dio, della stessa sostanza del Padre”, potrebbero non aver espresso questa dottrina con parole semplici come quelle delle Letture o di altri artefici o sostenitori dei credi e articoli? E non avrebbero potuto con uguale facilità elargire le accuse di falsità, empietà e blasfemia, contro i contestatori della fede?

 

Sono convinto che sia impossibile per ogni persona, che rifletta con calma e con serietà su un argomento, dubitare, che se la dottrina dell’uguaglianza del loro Signore con Dio fosse vera, e fatta conoscere agli Apostoli e ai primi credenti, le loro menti sarebbero state impressionate così profondamente e in modo così potente da questo argomento, che essi non sarebbero stati in grado di pensare, di parlare, e di scrivere niente altro, e che questa dottrina sarebbe stata proclamata dall’inizio alla fine del Nuovo Testamento: arderebbe in ogni capitolo, brillerebbe in ogni pagina, abbaglierebbe ogni riga.

 

Così non è; il fatto che non solo pagine o capitoli, ma anche interi libri del Nuovo Testamento che professano storie della vita e del personaggio di nostro Signore, dei progressi e dei successi della sua dottrina, di ciò che era e ciò che insegnava e di ciò che i suoi discepoli dicevano e insegnavano di lui, abbiano fatto passare sotto un silenzio di tomba questa grande scoperta, è, per ogni essere umano la cui comprensione non sia velata da orribili pregiudizi, una dimostrazione chiara come la luce che questi autori non avevano mai udito della divinità di Cristo, che questa non è mai entrata nei loro concetti, che il Maestro che essi veneravano ed amavano, era il vero ed eterno Dio che essi adoravano e veneravano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti i discorsi e le critiche, che possono essere fatte in risposta a fatti e considerazioni come queste, per quanto siano ingenue, per quanto siano intellettuali, e per quanto siano astruse, sono come neve al sole; e come le corde di Sansone, esse svaniscono come fuoco di paglia. 

               

 

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